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Per salvare le scuole: ristrutturazioni pagate dalle banche

Per salvare le scuole: ristrutturazioni pagate dalle banche

Soldi a fondo perduto o finanziamenti agevolati in cambio di deduzioni e sconti fiscali. Piano da 200 miliardi di euro. L’Abi: Le banche che operano in Italia sono attentissime ad ogni iniziativa sociale e pronte a dare supporto a famiglie, imprese e pubbliche amministrazioni.


L’anno scorso, nelle scuole italiane si è verificato un crollo ogni tre giorni: un dato drammatico, fotografato nel rapporto di Cittadinanzattiva. Impossibile dimenticare il caso emblematico del 2008, quando nel liceo Darwin di Rivoli (Torino) precipitò un pezzo di soffitto uccidendo un ragazzo di 17 anni e lasciando paralizzato il suo compagno di classe. Eppure in questi giorni, mentre si cerca la ricetta perfetta per aule a prova di Covid, sembra che il tema della messa in sicurezza degli edifici sia stato dimenticato. In compenso, tiene con il fiato sospeso la saga dei banchi a rotelle di Lucia Azzolina.

A riportare la questione di vitale importanza in primo piano, però, ci sta pensando la Fabi, la Federazione autonoma bancari italiani, con una proposta che punta a coinvolgere gli istituti di credito con stanziamenti a fondo perduto o finanziamenti a tasso agevolato da affiancare eventualmente a contributi pubblici per rilanciare l’edilizia scolastica puntando su sicurezza, sostenibilità e innovazione didattica.

Per capire la gravità della situazione, basti pensare che le scuole italiane non sono ancora state del tutto bonificate dall’amianto. Secondo lo studio del 2019 dell’Osservatorio nazionale amianto e del Comitato nazionale italiano fair play, ci sono «2.400 scuole a rischio, con un bacino di 350.000 alunni e 50.000 docenti». Vere e proprie «situazioni al limite» per «scuole e palestre non a norma, dove in alcuni casi per poter imparare e insegnare si rischia la propria incolumità». Inoltre, secondo i dati del Miur rielaborati da Truenumbers, solo il 7,53% degli edifici scolastici a livello nazionale sarebbe costruito secondo criteri antisismici.

Nelle zone ad alto rischio, appena il 25% può considerarsi sicuro.

L’obiettivo del progetto della Fabi è mettere in sicurezza i 40.000 edifici esistenti e costruirne di nuovi. La massima organizzazione sindacale del credito ha proposto all’Abi di convocare con urgenza un tavolo di lavoro. In cambio del supporto finanziario il governo potrebbe concedere alle banche agevolazioni tributarie, ad esempio sotto forma di deduzioni fiscali, da discutere, assieme a tutto il progetto di rilancio delle scuole italiane, nell’ambito di un comitato ad hoc a cui far partecipare i ministeri competenti, le amministrazioni pubbliche, i vertici dei gruppi bancari e le associazioni di categoria. I finanziamenti agli enti statali e alle amministrazioni locali (Comuni, Province, Città metropolitane) andrebbero accompagnati da un piano diretto a un drastico snellimento della burocrazia, che spesso blocca qualsiasi iniziativa virtuosa.

«Le banche gestiscono sui territori, guadagnandoci, oltre 4.000 miliardi di euro di risparmi delle famiglie italiane: hanno, quindi, il dovere morale di investire sui giovani e sul futuro del nostro Paese. Quello degli edifici scolastici italiani è un problema serissimo del nostro Paese, c’è una carenza strutturale, sia sul piano della sicurezza di quelli esistenti sia perché mancano spazi adeguati e innovativi per la didattica degli alunni. La nostra idea è volta a individuare le risorse finanziarie necessarie per un progetto di ampio respiro di cui beneficerebbe l’intero sistema Paese. Per le banche sarebbe l’occasione di dare un contributo sociale di altissimo livello, mettendosi al servizio della comunità», ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni.

L’edilizia scolastica racchiude una serie di interventi di costruzione, ristrutturazione, messa in sicurezza, adeguamento antisismico, efficientemente energetico e innovazione degli edifici. «Spendere denaro nella scuola e nell’istruzione è il modo più intelligente e lungimirante per guardare al progresso del Paese, investendo sul futuro delle nostre figlie e dei nostri figli», ha aggiunto Sileoni.

Gli edifici scolastici, in Italia, secondo l’Anagrafe per l’edilizia scolastica, sono 39.079: di questi, 170 sono istituti omnicomprensivi, 32.286 appartengono alla scuola dell’infanzia e al primo ciclo dell’istruzione, mentre gli altri 6.623 sono licei, istituti tecnici, istituti professionali e superiori. Più di due su tre sono stati costruiti prima del 1980: la maggior parte del patrimonio edilizio ha quindi oltre 40 anni di vita. L’ammodernamento delle strutture esistenti, peraltro, può produrre importanti effetti positivi sul fronte dei costi, a cominciare da quelli energetici. La spesa per una nuova costruzione, secondo le banche dati delle regioni sui costi standard, è di 2,64 milioni di euro per un edificio di media dimensione (2.474 metri quadrati), pari a 1.069 euro al metro quadrato. Il costo al metro quadrato per interventi di demolizione e ricostruzione sale a 1.149 euro . I valori sono suscettibili di variazioni rilevanti a seconda delle differenti classi energetiche degli edifici: per ristrutturazioni di edifici di classe energetica A1-A2, i livelli più alti, si passa dai 1.412 euro per una scuola dell’infanzia fino ai 1.665 euro per una scuola secondaria. Il fabbisogno complessivo stimato è pari a circa 200 miliardi.

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