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Bilancio Ue: molto denaro per nulla

Bilancio Ue: molto denaro per nulla

Dagli esborsi monstre sempre in aumento, agli «scivoli» d’oro per chi non sarà rieletto, e tanto altro. Analisi delle spese Ue per mantenere se stessa nell’ultima legislatura. Ottenendo, per contro, ben poco.


Le date cerchiate in rosso sono quelle che vanno dal 6 al 9 giugno. In quei giorni i 27 Paesi membri dell’Unione europea andranno al voto per eleggere i prossimi 705 deputati da spedire a Bruxelles. Tempo qualche settimana, poi, e i presidenti di governo eleggeranno anche la nuova Commissione. Insomma, a breve si cambierà registro e passo in Ue. O, almeno si spera. Già, perché guardando a ritroso quanto fatto – e non fatto – dai nostri euro-rappresentanti, c’è poco da festeggiare. «Negli ultimi cinque anni l’Europa ha fatto progressi significativi in diverse aree chiave, come la digitalizzazione e le politiche ambientali» spiega a Panorama Valerio Mancini, professore e direttore del Centro di Ricerca della Rome Business School, «tuttavia, non possiamo ignorare le gravi lacune nell’approccio alle sfide globali più pressanti. Sui temi migratori l’Ue è stata profondamente divisa», un’assenza di unità che «ha compromesso la risposta dell’Unione a una delle crisi umanitarie più gravi del nostro tempo». Senza dimenticare, ancora, la «mancanza di incisività politica» nel conflitto ancora in corso in Ucraina.

Al di là dei toni diplomatici, insomma, un disastro. A crescere, però, se non sono stati i risultati concreti portati a casa da Bruxelles, sono state le spese. Panorama ha consultato tutti gli euro-bilanci degli ultimi cinque anni. E le sorprese non sono poche. Partiamo dal conto complessivo degli esborsi. A dir poco monstre. Considerando le uscite dal 2020 al 2024 parliamo di oltre 10 miliardi di euro. Per la precisione: 10.768.585.482 euro. Ma il punto è soprattutto un altro: scorrendo i vari bilanci anno dopo anno, si vede che l’attuale Europarlamento, oggi guidato da Roberta Metsola, ha visto la spesa crescere gradualmente. Nessuna battuta d’arresto, nonostante le crisi succedutesi in questi anni. Così, se nel 2020 le uscite corrispondevano a circa 1,9 miliardi, si è poi saliti a 2 miliardi scarsi nel 2021, dunque 2,1 l’anno successivo, 2,2 nel 2023, fino ai 2,3 e rotti previsti quest’anno. Incrementi di spesa continui.

Prendiamo il passaggio dal 2023 al 2024: confrontando i bilanci, si nota un aumento delle spese previste di 110 milioni di euro. Se invece confrontiamo il primo anno di questa legislatura con l’ultimo, ecco assistere a un balzo di spesa difficilmente giustificabile: 405 milioni di euro. Eppure, nonostante le laute spese e i «magri» risultati politici portati a casa, si è ben pensato di assicurare ai 705 deputati uscenti uno scivolo d’oro di tutto rispetto. Parliamo, infatti, di un fondo di ben 23,5 milioni di euro come paracadute per coloro che non saranno rieletti. Formalmente si chiama «indennità transitoria di fine mandato». In soldoni, parliamo di un autentico regalo di fine legislatura. Il dettagli paradossale emerge tra le note, quelle più nascoste, del bilancio di previsione 2024. La somma non è certamente un dettaglio: parliamo, d’altronde, di onorevoli già lautamente pagati, molto più dei nostri tanto bistrattati deputati e senatori.

Qualche conto per capirci: la retribuzione lorda mensile dei deputati Ue a norma dello statuto unico è pari a 9.975,42 euro. Ci sono, poi, le indennità, a cominciare da quelle di viaggio (tutto rimborsato). E se invece bisogna spostarsi «per motivi diversi dalle riunioni ufficiali, ad esempio per assistere a conferenze o per effettuare visite di lavoro»? Niente paura. Altro fondo a disposizione da 4.716 euro l’anno. E poi, ancora, non manca l’indennità giornaliera (338 euro per ogni giorno in cui i deputati sono presenti a Bruxelles o a Strasburgo) e un’ulteriore indennità di «spese generali»: 4.778 euro al mese. Un’enormità rispetto a qualsiasi altro Paese nel mondo, Italia compresa. Eppure non basta: ai futuri «ex eurodeputati» viene anche garantito uno «scivolo». Non sia mai che poi non riescano a trovare lavoro.

Le cose non cambiano spostandosi alla Commissione. In attesa di capire chi prenderà il posto di Ursula von der Leyen, restano gli scarsi risultati conseguiti dall’esecutivo europeo e, di contro, i tanti scandali. Ecco perché, continua Mancini, che insegna anche alla Sapienza geopolitica, relazioni internazionali e comunicazione politica, «c’è certamente il rischio che venga ricordata più per i fronti lasciati aperti che per i risultati raggiunti durante il suo mandato». Le «disfatte» in effetti sono diverse: dalla «gestione della pandemia e dall’approvvigionamento dei vaccini», fino al cosiddetto «Pfizer-gate» e l’indagine avviata in questi giorni dalla Procura Ue sui messaggi tra la Von der Leyen e l’a.d. della multinazionale di farmaci, Albert Bourla. In conclusione, spiega ancora Mancini, «scandali e critiche hanno offuscato la leadership della Von der Leyen e minato la sua eredità politica».

A fare da cornice, anche in questo caso, la mole – imponente – di spese affrontate dalla Commissione. Scorrendo i capitoli di bilancio, scopriamo che alla voce «stipendi, indennità e assegni fissi legati agli stipendi dei membri dell’istituzione» sono stati stanziati ben 14,5 milioni di euro. Una cifra clamorosa considerando che sono appena 27 i commissari e che, soprattutto, nel 2023 ne sono stati messi a disposizione «solo» 11,2. Un aumento di ben 3,3 milioni di euro in un anno. E se prendiamo in esame i cinque anni di mandato? Ecco che solo per gli stipendi e le indennità varie dei commissari sono stati «necessari» 58 milioni e rotti. In media, parliamo di oltre 2 milioni di euro per ogni singolo commissario. A fronte di quali risultati ottenuti?, verrebbe da domandarsi.

In ogni caso il periodo a Bruxelles regala non solo ricchi stipendi ma anche laute pensioni. Per tutti. Per il 2024 le sole pensione degli ex commissari costeranno 9,9 milioni; quelle degli ex euro-parlamentari 14,7. Una comoda ciambella di salvataggio per tutti coloro che non verranno rieletti o non saranno ricandidati alle prossime elezioni. Nel frattempo però, per chi volesse, non ci sono solo scivoli e pensioni d’oro, ma anche – e addirittura – l’Associazione degli ex deputati europei. Le loro riunioni, sebbene non si capisca bene a che cosa servano, costeranno nel 2024 altri 300 mila euro.

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