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Alessandra Todde: un «Vaffa» alla Sardegna

Alessandra Todde: un «Vaffa» alla Sardegna

Nei primi tre mesi alla guida della Regione la Cinque stelle Alessandra Todde si segnala soprattutto per l’attenzione allo staff. Una folta squadra di «ripescati» del partito con sontuosi emolumenti. Intanto, le urgenze dell’isola attendono e gli alleati rumoreggiano. In compenso risuona «il rombo di tuono» degli assessori…


«Conosco qualcuno che, pur non essendo sardo, ha fatto un grande lavoro: si chiamava Gigi Riva. Certo, i contesti sono differenti. Ma io, nel campo della salute, credo che potrò essere un “rombo di tuono”». L’incolpevole bomber del Cagliari, pace alla sua gloriosa anima e al suo portentoso sinistro, provi a perdonarlo. Tocca aggiornare il gagliardo catalogo pentastellato. La sparata di benvenuto dell’assessore regionale alla Sanità, Armando Bartolazzi, entra prepotentemente nella storia. Anche perché il fuoriclasse, già sottosegretario del governo Conte, non demorde.Mancano medici di base? Bartolazzi propone dunque ai continentali disposti a trasferirsi nell’isola una scuola di specializzazione gratuita. Il presidente dei camici bianchi di Cagliari, Emilio Montaldo, replica affranto: «La medicina generale non merita di essere svilita con proposte di questo tipo». Bartolazzi, però, insiste sulla fascia. Cita «il programma che affligge gli italiani»: quello prima del tiggì, a scanso di equivoci. «Io rifiuto il pacco e vado avanti» scrive in un post. Qualche sventurato critica sui social. E l’assessore aggiunge sprezzante: «Apertissimo ad ascoltare le vostre proposte, se oltre al pallone ne avete». Disse il sedicente «rombo di tuono».

Paolo Truzzu, aspirante governatore sconfitto e ora capogruppo di Fratelli d’Italia in Regione, suggerisce allora un nuovo accostamento calcistico: «Finire per essere Niccolai è un attimo». Ovvero Comunardo, mitico difensore del Cagliari: il re degli autogol. Preparate i pop corn. Anzi i guttiau, le prelibate patatine sarde. Ci attendono tempi indimenticabili. Sono passati solo tre mesi dall’eroica elezione di Alessandra Todde in Sardegna. «Tanto l’aria s’adda cagnaaa…» canta Giuseppe Conte, il leader del Movimento, dopo la vittoria dello scorso febbraio, strimpellando Pino Daniele. La prima regione governata dai grillini entra nella leggenda. Ma il seguito è più memorabile del previsto, all’insegna delle migliori usanze pentastellate: carriere sbalorditive, sprechi sontuosi, fantasia al potere. Giggino scansati. Arriva Alessandra da Nuoro.

Come da tradizione della casa, s’è subito affrettata a sistemare i devoti con stipendi favolosi. Durante la scorsa legislatura, il Movimento azzannava il suo predecessore, Christian Solinas, affetto da nominite acuta: «È un poltronificio!». Così Todde, già in campagna elettorale, assicura: «Troppi incarichi, legge da revisionare». Eccoci qui, dunque. Giunta al vertice della regione scialacquona, anche l’inflessibile rivela un cuore d’oro. Partiamo da Jacopo Gasparetti: 27 anni, romano, suo inseparabile portavoce già al ministero dello Sviluppo, dove lei fu viceministro. Cresciuto alla corte di Rocco Casalino, diventa l’uomo-macchina della campagna elettorale in terra sarda. Il 29 aprile 2024 viene così nominato «consulente in comunicazione»: 123 mila euro all’anno, circa 6.500 al mese calcolano gli invidiosissimi. Postilla: il contrattino, rivela il sito d’inchiesta Indip, sarebbe arrivato sei giorni dopo la sua provvidenziale iscrizione all’albo dei giornalisti pubblicisti.

Allo stesso modico compenso, sono stati assoldati altri otto «esperti»: da Stefano Ferreli, ex collaboratore parlamentare, a Diego Corrias, militante pentastellato ad Assemini. Memorabile totale: oltre un milione di euro. Luca Caschili, il nuovo capo di gabinetto di Todde, guadagnerà qualcosina di più: 153 mila euro. Lui rientra nella sovrabbondante cerchia dei «ripescati». Viene candidato invano alle suppletive di Cagliari nel 2019, per sostituire il velista turbo assenteista Andrea Mura. Adesso coglie i meritati frutti della fedele militanza. Come Annalisa Canova, ex portaborse alla Camera e al Senato, schierata senza fortuna alle ultime regionali: ora è la segretaria particolare della governatrice. Oltre ad aver piazzato sfortunati, Todde s’è distinta, a dispetto dei proclami di inscalfibile sardità, per aver chiamato continentali in ruoli decisivi. Non solo Gasparetti, giunge dalla capitale anche il nuovo segretario generale: Saverio Lo Russo, già dirigente di Palazzo Chigi in epoca giuseppina. Guadagnerà 243.443 euro l’anno: più del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Certo: di Bartolazzi, romano anche lui, ce n’è uno solo. Era persino nel fantagoverno grillino del 2018, come ministro della Sanità in pectore. Uno squadrone di superbi talenti che schierava anche Conte, sebbene alla Pubblica amministrazione. Ma pure Lo Russo è un fuoriclasse stimatissimo da Giuseppi, che punta a far diventare la Sardegna l’inarrivabile laboratorio politico pentastellato.

Tre contiani di ferro, dunque. Tanto che, dopo le dichiarazioni programmatiche della presidente, la tacciano già di «eterodirezione». Insomma: Roma ordina, Cagliari esegue. Malfidenti. I sardi indicati da Todde non sono da meno. Per esempio: Desirè Manca, l’assessora del Lavoro. Tipino tosto. Nella scorsa legislatura, da consigliera regionale di opposizione, si sgola contro l’indegno «poltronificio». Invece, la ricordano soprattutto per quella volta in cui si presenta in giacca blu e sotto giacca trasparente. Vedo non vedo, ecco. Lei, chiaramente, s’indigna: «Mi si dovrebbe giudicare per il mio lavoro, non per queste sciocchezze». Giustissimo. Era la vicepresidente della commissione lavoro. Eppure, adesso annuncia trionfalmente di aver trovato cento milioni di soldi non spesi. «Le possibilità sono due» infierisce Truzzu. «O non ha letto allora i bilanci dell’assessorato o non li ha capiti: tertium non datur».

Vabbè, Desirè forse non sarà ancora tonante come il collega alla sanità, ma di certo promette. A proposito: quasi tutti i 12 assessori, che però dovevano essere sforbiciati a dieci, si sono affrettati a nominare i loro capi di gabinetto. Anche stavolta, nonostante la sventolata morigeratezza, non s’è lesinato: 123.698 euro cadauno. Lo stesso compenso di un direttore generale. Purtroppo, la giunta pentastellata centellina le apparizioni in consiglio. Appena cinque sedute. Sono servite, comunque, per annunciare l’imminente rivoluzione. Tra cui, ovviamente, non manca l’epocale e immancabile svolta green. Pensate che il problema della Sardegna sia la mancanza di lavoro? O la deindustrializzazione? O magari la spaventosa siccità, con gli invasi pieni solo fino al 65 per cento? Macché: «Lavoreremo per una transizione energetica sostenibile, mirando alla neutralità climatica e all’indipendenza dalle fonti fossili entro il 2040» assicura Todde.

Per fortuna, anche in questo caso, il cruciale compito è affidato al nuovo assessore per l’Ambiente, nominato secondo gli usuali e stringenti criteri pentastellati: la prescelta è dunque Rosanna Laconi, dirigente medico del pronto soccorso di Monserrato, nel cagliaritano. Nell’attesa, comunque, Todde s’è già mossa. La sua giunta approva quindi un disegno di legge sull’eolico e il fotovoltaico, per evitare gli scempi ambientali. Ed ecco la soluzione: una moratoria che blocca la realizzazione degli impianti. Per 18 mesi, però. E dopo? Chissà. Intanto, la governatrice tenta pilatescamente di non far collidere troppo gli sbandierati proclami: da una parte le fuffesche emissioni zero e dall’altra l’inderogabile tutela del territorio. Il secondo, dirompente, atto della tonitruante compagine sarda è il bando sulla continuità territoriale. Uguale a quello precedente. Dopo aver promesso l’epocale sovvertimento nei trasporti, decisivi vista l’insularità, Todde ricopia il vituperato predecessore. In peggio, però: con meno voli e meno soldi, da 48,8 milioni di euro per 18 mesi a 26,5 milioni in un anno. Ma i pentastellati al potere riesumano, appunto, pure la legge sugli staff galattici. Riuscendo ad assumere persino qualche vecchia conoscenza del deposto governatore. Insomma, invece che uno stentoreo disegno di legge per abrogare l’aberrante «poltronificio», i grillini colgono l’occasione: perché non sistemare delusi, accoliti e amici? Certo, ne è valsa la pena. In Sardegna, adesso, imperversano campionissimi come «rombo di tuono» Bartolazzi. Anche se l’unico boato che s’è sentito finora riecheggia la tonante pernacchia di Alberto Sordi, nelle vesti del vitellone felliniano: «Elettoriii… Prrr!».

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