La procura di Roma ha aperto un’indagine sulla manifestazione a sostegno dell’Europa, tenutasi nella capitale il 15 marzo scorso. Il fascicolo, attualmente senza indagati né ipotesi di reato, nasce da un esposto presentato dal presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri.
Nella denuncia, Gasparri contesta l’uso di fondi pubblici per finanziare l’evento, definendolo “illegittimo e lesivo dell’interesse pubblico” poiché, a suo avviso, avrebbe un evidente orientamento politico di parte. Oltre all’indagine penale, sulla vicenda sta indagando anche la Corte dei Conti.
Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, nei giorni scorsi ha difeso la scelta di sostenere economicamente la manifestazione, dichiarando con orgoglio il proprio impegno a favore dell’Europa e rammaricandosi per le critiche ricevute.
I fatti
La manifestazione del 15 marzo indetta dal giornalista Michele Serra continua a far discutere. Non tanto per le divisioni emerse all’interno dei partecipanti. Tra vessilli ucraini, bandiere della pace e la sempiterna «Bella ciao», rimane un dubbio: ma per quale motivo sono scesi in piazza? C’è poi un fatto, in tutta questa faccenda, che è una granitica certezza: l’adunata del ceto medio riflessivo è stata pagata dai romani.
Ormai è infatti noto che l’evento sia stato finanziato dal Comune della Capitale. Dalla sicurezza ai servizi igienici, dallo stand dei media agli impianti audio e video: l’iniziativa del corsivista di Repubblica è avvenuta sulle spalle dei cittadini. Parafrasando l’iconico Totò verrebbe da chiedersi: a quanto ammonta il danno? In un primo momento si era parlato di 270mila euro di spese. In seguito, grazie a uno scoop del quotidiano La Verità, si è scoperto che la somma sborsata arrivava a 350mila euro. Come si spiega? Il sindaco del Pd Roberto Gualtieri continua a giustificarsi. Per il primo cittadino si sarebbe trattato di una manifestazione pubblica, di carattere istituzionale. Negando che gli ospiti presenti sul palco abbiano ricevuto alcun tipo di rimborso. Certo, vedendo le immagini di Piazza del Popolo e i discorsi dell’intellighenzia progressista sorge qualche dubbio.
La Piazza per l’Europa era tutto tranne che imparziale. Per di più indetta dal quotidiano la Repubblica che fino a prova contraria rimane un soggetto privato e non pubblico. E proprio su questo punto sono andate all’attacco le opposizioni. Primo fra tutti il consigliere della Lega Fabrizio Santori, che ha presentato un esposto alla Corte dei conti. L’esponente del Carroccio, capogruppo in Campidoglio, si è detto convinto del suo operato: “Esprimo piena soddisfazione per l’avvio dell’indagine da parte della Corte dei conti sul finanziamento pubblico della manifestazione del 15 marzo scorso”, ha scritto in una nota. Aggiungendo come sia “doveroso fare luce su un evento organizzato e pagato da Roma Capitale che si è rivelato tutt’altro che istituzionale”. Secondo Santori, infatti, sarebbero mancate “delibere ufficiali della Giunta o dell’Assemblea Capitolina che qualifichino l’iniziativa come istituzionale”.
Un ulteriore passo in avanti è stato fatto da Maurizio Gasparri. Da giorni il senatore forzista è tornato sulla vicenda, ribadendo a più riprese che fosse urgente fare chiarezza sui “350mila euro prelevati dalle casse comunali per finanziare un evento che ha visto scendere in piazza nani, ballerine e comici che non fanno ridere ma piangere”. Adesso Gasparri ha presentato un esposto alla Procura di Roma. Un approfondimento che non ha ancora indagati e ipotesi di reato. Ma il contenuto non lascia spazio a dubbi. Quello che non torna è lapalissiano. Come è possibile, si interroga l’esponente di Forza Italia, che una simile manifestazione sia stata organizzata attraverso la società Zetema? Un ente di cui il Comune di Roma è socio al 100% e la cui ragione sociale dovrebbe riguardare la valorizzazione dei beni e delle attività culturali come musei, biblioteche e mostre? Per Gasparri il fatto che l’amministrazione capitolina abbia sostenuto le spese ricorrendo alle tasse dei romani è da ritenersi “illegittimo e lesivo dell’interesse pubblico”. Proteste sono arrivate anche da Fratelli d’Italia, che ha parlato di “vergogna capitale”. Intanto, il quotidiano La Verità rivela che l’attore Claudio Bisio avrebbe ricevuto un rimborso spese per la partecipazione.
Nel frattempo, il giornalista Michele Serra rimane imperturbabile sulla sua amaca e scarica la responsabilità sul Comune. Staremo a vedere cosa accade.