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Sanremo 2025: vince Olly – Le pagelle della serata finale

Sanremo 2025: vince Olly – Le pagelle della serata finale

Trionfa Olly, al secondo posto Lucio Corsi. Nella Top 5 della classifica finale anche Simone Cristicchi, Fedez e Brunori Sas

Balorda nostalgia di Olly è la canzone vincitrice della settantacinquesima edizione del Festival di Sanremo. Al secondo posto Lucio Corsi con Volevo essere un duro. Quinta posizione per Simone Cristicchi, quarta per Fedez e terza per Brunori Sas.

il pubblico in sala non ha gradito l’esclusione dai primi cinque di Giorgia e Achille Lauro. Il premio Sergio Bardotti per il miglior testo va a Brunori Sas con L’albero delle noci. Il premio Giancarlo Bigazzi, assegnato dall’Orchestra per la miglior composizione se lo aggiudica Simone Cristicchi.

1) Francesca Michielin – Fango in paradiso – Voto 6

L’interpretazione è sicuramente più a fuoco rispetto alle altre serate del Festival ma la sostanza non cambia: una ballad anche gradevole che però non svolta e resta un po’ sospesa.

2) Willie Peyote – Grazie ma no grazie – Voto 6,5

In un Festival in cui i testi sono stanzialmente introspettivi, un pezzo divertente che guarda anche al mondo esterno è una piacevole eccezione. Funky rap ben arrangiato: un po’ di ritmo in un mare di ballad spesso banali e insipide.

3) Marcella Bella – Pelle diamante – Voto 5

Una filastrocca dance che sta in piedi solo perché la sua interpreta dal punto di vista vocale regge bene. Ce la ricordavamo alle prese con bel altri brani.

4) Bresh – La tana del granchio – Voto 6

Nella serata delle cover insieme a Cristiano De André se l’è cavata più che bene. Nel pezzo sanremese dimostra una vena cantautorale discreta, un passo avanti magari verso pezzi un po’ meno scontati di questo. Si può fare di più…

5) Modà – Non ti dimentico – Voto 6

I fan del gruppo si ritroveranno senza dubbio nel mood di questa ballad a tinte rock che conferma quale sia la cifra della band. Rispetto al panorama musicale italiano di oggi è un pezzo d’altri tempi. E non è detto che sia un difetto…

6) Rose Villain – Fuorilegge – Voto 6

La scelta è stata quella di continuare a muoversi nella sua comfort zone tra slanci melodici e basi urban. Un mix che finora le ha regalato una carriera di successi virali. Detto questo, un po’ di coraggio in più non sarebbe stata una forzatura. Anzi…

7) Tony Effe – Damme na mano – Voto 4

Alla fine di questa edizione questa edizione ci ricorderemo di lui più che altro per la collana che alcuni solerti funzionari Rai gli hanno chiesto di non indossare un attimo prima di andare in scena. Per il resto, il surreale tentativo di traslocare dalla trap alla canzone popolare stile Califano sfocia in una canzone che prima di ogni altra cosa non è credibile.

8) Clara – Febbre – Voto 5

Un mix confuso di tutto quello che funziona oggi nelle classifiche streaming non produce come risultato una canzone. Febbre passa e va senza lasciare il segno.

9) Serena Brancale – Anema e core – Voto 5

Il problema non è la voce, che c’è, eccome. Quello che non va è il brano portato al festival, una suggestione latina a tutto ritmo che proprio non appassiona. Il duetto con Alessandra Amoroso sulle note di Alcia Keys ha mostrato un talento che qui viene offuscato.

10) Brunori Sas – L’albero delle noci – Voto 7

Fa piacere ascoltare l’eco di Gregori in mezzo a un diluvio di ballate pallide e casse in quattro. La prova che si può arrivare al grande pubblico con una buona dose di poesia e gusto melodico. Bella l’interpretazione, a dimostrazione che si può cantare senza urlare o nascondersi dietro l’autotune. L’Ariston approva.

11) Francesco Gabbani – Viva la vita – Voto 5,5

Un pensiero positivo, una melodia gradevole che andrebbe bene per qualsiasi edizione del Festival. Tutto bene se non fosse che il suo interprete ci aveva abituato a canzoni parecchio migliori di questa. Che è un po’ troppo telefonata

12) Noemi – Se t’innamori muori – Voto 7

<Gran voce e una canzone che emotivamente arriva forte. Immagini di vita, nostalgia e un ritornello che si insinua ascolto dopo ascolto. Uno dei pezzi migliori del Festival che in un altro tempo avrebbe anche avuto chance di vincere

13) Rocco Hunt – Mille vote ancora – Voto 5,5

Un tuffo nel passato di chi lascia casa per andare altrove. L’interpretazione è efficace e divertita, ma alla fine il pezzo non decolla e risulta ostinatamente ripetitivo.

14) The Kolors – Tu con chi fai l’amore – Voto 6

Un potenziale tormentone da qui all’estate: I The Kolors non si discostano dalla formula che negli ultimi anni li ha catapultati nell’olimpo del mainstream. Stare nella comfort zone paga, ma da una band di talento sarebbe lecito aspettarsi anche un cambio di passo.

15) Olly – Balorda nostalgia – Voto 5,5

È tra i favoriti per la vittoria finale, ha il vento in poppa e la canzone nei giorni scorsi è andata forte sui social e in streaming. Detto questo, Balorda nostalgia è un ballad come tante, senza guizzi, anche se indubbiamente orecchiabile. La traiettoria delle canzoni pop è a volte indecifrabile e misteriosa…

Arriva Antonello Venditti, e e per uno scherzo della scaletta della finale, precede Achille Lauro che ha portato in gara la canzone più vendittiana del Festival. Ma veniamo all’originale, che in cinquant’anni di carriera è stato la colonna sonora di milioni di italiani di diverse generazioni. Ricordati di me è semplicemente un classico. Non da meno Amici mai. Premio alla Carriera.

16) Achille Lauro – Incoscienti giovani – Voto 5

Una ballata per illuminare i palasport delle luci di migliaia di smartphone. Sembra questo il destino di Incoscienti giovani, un pezzo ammiccante quanto scontato. Piace molto e piacerà anche di più nelle prossime settimane. Come detto per il brano di Olly, le traiettorie delle canzoni pop sono misteriose e a volte anche incomprensibili. È l’anno delle ballad…

17) Coma _Cose – Cuoricini – Voto 5

Ieri con Johnson Righeira, oggi con l’ode ai cuoricini, che quando parte il ritornello non può non richiamare gli eterni Ricchi e Poveri. Un altro tormentone annunciato, almeno a giudicare dalle reazioni della platea dell’Ariston che si dimena sulla poltrona mostrando le dita a forma di cuore. Va bene così, ma forse anche no

18) Giorgia – La cura per me – Voto 7,5

A sentirla dosare la voce con tanta classe viene sempre il dubbio che siano le canzoni a non essere all’altezza del suo talento. In ogni caso, La cura per me è un pezzo che viaggia forte e che, come abbiamo scritto, in un’altra era della musica avrebbe vinto a man bassa. Vedremo…

Planet Funk, ovvero una ventata d’aria fresca, una band italiana di livello internazionale con un medley dei loro successi. Roba seria che risveglia dal torpore della gara. Grandissimi!

19) Simone Cristicchi – Quando sarai piccola – Voto 8

Cristicchi ricorda a tutti che la musica, anche quella che arriva a tutti, può essere poesia. Di questo pezzo si è parlato molto, e a ragione, perché si eleva sulla banalità delle canzoncine scritte a tavolino. La malattia di una madre e la cura del figlio: autobiografica e commovente. Si vola alto.

20) Elodie – Dimenticarsi alle 7 – Voto 6

Un po’ Mina, un po’ femme fatale, Elodie trova la sintesi tra l’approccio urban e la melodia più classica. Il pezzo nell’insieme gira bene, ma manca qualcosa per scalare la vetta della classifica.

21) Lucio Corsi – Volevo essere un duro – Voto 8

Un marziano al Festival, un talento vero. Origini glam rock e vena cantautorale di prim’ordine: il senso di scrivere canzoni con il dono di uno stile e un approccio originali. Ha un futuro lui, e ce l’ha anche questa pezzo che tra i punti di forza ha il testo. È Lucio il vero vincitore al di là della classifica finale.

22) Irama – Lentamente – Voto 5

E così, come se niente fosse arriva l’ennesima ballad, ancora una volta schematicamente scontata e avvitata su se stessa. Andrà forte, perché ha tutti gli ingredienti per piacere. Certo, dopo una tale cascata di miele in note, viene da sognare un Festival di musica fuori dagli schemi. Ma resterà un sogno.

23) Fedez – Battito – Voto 6

L’onda lunga del gossip lo accompagna anche quando canta. Anche nella serata della cover. Ma al netto di tutto il chiacchiericco, Battito è un pezzo dark, ipnotico che parla di depressione e che a giudicare dalle prime reazioni in rete sembra piaccia parecchio. Se confrontata con le molte, troppe, canzoni zuccherose che l’hanno preceduta, segna un po’ di discontinuità. Non è molto ma è qualcosa.

24) Shablo ft. Guè, Joshua e Tormento – La mia parola – Voto 6,5

Quando scendono in campo i professionisti si nota la differenza. Coro gospel, rime, sound internazionale. Finalmente qualcuno che fa l’hip hop senza nascondersi dietro ritornelli pop. La loro migliore performance al Festival.

25) Joan Thiele – Eco – Voto 6,5

Attacco in salsa western, echi morriconiani e poi un pezzo forte che si inserisce nel filone dell’indimenticabile Goodnight Moon di Shivaree. Intrigante anche la linea melodica che ha preso corpo e forza di serata in serata. Niente male.

26) Massimo Ranieri – Tra le mani un cuore – Voto 6

L’arte dell’intonazione e l’esperienza di un interprete eccelso. Nek e Tiziano Ferro hanno scritto una canzone che si adatta perfettamente al suo stile e alle sue corde vocali. Non è Perdere l’amore, ma nel suo genere funziona.

27) Gaia – Chiamo io chiami tu – Voto 5

Tutti il repertorio del suono urban in un pezzo confuso e confusionario. Siamo in un filone che a dir poco è inflazionato. Peccato perché la performance con Toquihno nella serata dei duetti aveva tutto un altro sapore.

28) Rkomi – Il ritmo delle cose – Voto 5

Vale quanto detto per il pezzo precedente: siamo nel filone più inflazionato della musica italiana. Base ritmica urban e sprazzi di melodia. Di questo passo gli artisti diventeranno sempre più uguali tra loro. E l’omologazione non è mai un bene.

29) Sarah Toscano – Amarcord – Voto 5

Un po’ Annalisa, un pò retro, con tanto ritmo e qualche svolazzo vocale. Un loop che dura per tutto il pezzo senza lasciare il segno. Ma con buone possibilità di passare in radio spesso e volentieri.

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