La terza serata di Sanremo è iniziata con l’energica esibizione di Edoardo Bennato, il primo cantautore italiano a suonare negli stadi, che ha portato sul palco del Teatro Ariston Sono solo canzonette, title track dell’iconico concept album ispirato alla storia di Peter Pan, il 33 giri più venduto in Italia nel 1980, nonostante fosse uscito quindici giorni dopo un altro disco dello stesso autore, Uffà! Uffà!.
Clara – Febbre – Voto 5
Gli archi barocchi dell’orchestra non salvano un prevedibile brano tra dance e urban (cantato da Clara con meno precisione rispetto alla prima serata) che sembra scritto da Chat GPT per partecipare all’Eurovision Song Contest, dove di brani così se ne trovano a iosa.
Brunori Sas – L’albero delle noci – Voto 7,5
Una bella canzone costruita con perizia artigianale, in cui il pianoforte e la chitarra sono in primo piano, che tratta con delicatezza non solo la gioia di diventare padre, ma anche le sfide e la paura di non essere all’altezza del compito. Brunori si ispira alla lezione di De Gregori senza scimmiottarlo, portando la buona musica anche a un pubblico più giovane rispetto a quello dei cantautori degli anni Settanta.
Sarah Toscano – Amarcord – Voto 5,5
Questa Amarcord ha un numero di autori superiore a tutte le comparse che appaiono nell’omonimo film di Fellini del 1973, però, alla fine, il risultato di tanto sforzo collettivo ricorda non poco un insipido brano pop-dance di Mika, che la giovanissima Sarah Toscano canta anche benino, ma che non riesce a risollevare con la sua interpretazione.
Massimo Ranieri – Tra le mani un cuore – Voto 6
Per Massimo Ranieri, decano della kermesse sanremese, vale lo stesso discorso fatto ieri per Giorgia: la sua interpretazione di Tra le mani un cuore è decisamente superiore alla canzone, scritta, tra gli altri, da Nek e Tiziano Ferro che, probabilmente, la tenevano nel cassetto come si fa con un vecchio maglione un po’ consunto, che potrebbe sempre tornare utile quando fuori la temperatura è particolarmente rigida.
Joan Thiele – Eco – Voto 7
Joan Thiele, nonostante il nome straniero, è una talentuosa cantautrice di Desenzano del Garda, ma il suo raffinato sound dark rock anni Sessanta, con un pizzico di Morricone, è da ospite internazionale, soprattutto se paragonato ai prevedibili brani in stile Hit Mania Dance che infarciscono il festival. Il brano Eco ci ricorda non poco Goodnight moon di Shivaree e lo stile della cantautrice britannica Anna Calvi, ma è una canzone di qualità che cresce ascolto dopo ascolto, anche grazie all’interpretazione intensa e raffinata di Joan Thiele.
Shablo feat Guè, Joshua, Tormento – La mia parola – Voto 7,5
Per chi, come il sottoscritto, è cresciuto con il rap degli anni Novanta è una gioia ascoltare, anche sul palco del Festival di Sanremo, un brano hip hop senza compromessi come La mia parola, con una intro gospel e un coinvolgente coro r&b, costruito con grande abilità dal producer Shablo e interpretato da due leggende del rap italiano come Guè e Tormento, che si mangiano il palco, mentre il giovane vocalist Joshua è una piacevole sorpresa.
Olly – Balorda nostalgia – Voto 5,5
Olly, uno dei grandi favoriti dai bookmakers per la vittoria di Sanremo 2025, è un ragazzone dal cuore d’oro, come si evince dalla “vaschiana” Balorda nostalgia, che racconta una storia d’amore ormai sfiorita, interpretata con grande passione e trasporto nel ritornello, ma l’abuso di autotune appiattisce il brano, che già non è originalissimo nella sua costruzione.
Duran Duran – Medley – Voto 8
La band inglese, dopo aver creato canzoni che sono veri e propri inni generazionali (Wild boys, Hungry like the wolf, The reflex, Notorious, Rio e Save a prayer, solo per citarne alcune) per i 40-50enni di oggi, non si è adagiata sul suo glorioso passato degli anni Ottanta, crescendo anno dopo anno come live band e pubblicando costantemente nuova musica, come i brillanti album Paper Gods (2015), Future Past (2021) e Danse Macabre (2023). Stasera la band capitanata da Simon Le Bon, da poco introdotta (meritatamente) nella Rock and Roll Hall of Fame, ha proposto un medley memorabile con Invisible/Notorious/Ordinary World/Girls on film/Psycho Killer, supportati, negli ultimi due brani, dalla bassista dei Maneskin, Victoria, che, nonostante la recente parentesi da dj, non si è dimenticata come si suona dal vivo. Dopo una breve intervista con Carlo Conti, i Duran sono tornati sul palco per il loro inno Wild Boys, che ha trasformato il Teatro Ariston in una grande discoteca revival, con cumenda in completo scuro e sciure ingioiellate senza freni inibitori. Un colpaccio di Carlo Conti e della Rai, che resterà negli annali della kermesse sanremese.
Coma_Cose – Cuoricini – Voto 6,5
I Coma_Cose, duo tra i più interessanti dell’attuale scena musicale italiana, in grado di fare il grande salto dalla scena indie al mainstream mantenendo intatto il gusto per i giochi di parole, tornano per la terza volta a Sanremo con un divertentissimo brano-tormentone tutto da ballare. Una sorta di Mamma Maria 4.0 perfetta per la baby dance e per un giro sulle giostre, eseguito con la giusta giocosità dal duo milanese, ma che, tra le righe, nasconde una critica non banale all’alienazione e all’incomunicabilità provocata dai social network. Cuoricini funzionerà sia in streaming che su TikTok, ma anche alle feste di Capodanno dopo il quarto prosecco.
Modà – Non ti dimentico – Voto 5,5
“Ma io non ti dimentico/Io no, non ti dimentico/Difficile accettarlo/Ma non siamo più gli stessi”, canta con la consueta passione Kekko dei Modà. Il problema, in realtà, è proprio che i brani dei Modà sembrano sempre gli stessi, con i loro consueti crescendo di chitarre, archi e pathos. Tutto eseguito con gusto e in modo professionale, per carità, però l’effetto deja vu è troppo forte per raggiungere la sufficienza.
Tony Effe – Damme ‘na mano – Voto 4
Passare nel giro di pochi mesi da nemico pubblico numero uno del Comune di Roma per i testi trap violenti e misogini a innocuo cantore della romanità da cartolina, portando a Sanremo uno stornello simil-rap come Damme ‘na mano che, più che Franco Califano, sembra una debole b-side del Mannarino degli esordi, quando suonava nei piccoli locali di Trastevere e non nelle arene, è emblematico di come si possa diventare pompieri nel giro di un mese e mezzo da quando si era incendiari. Sorvoliamo, per carità di patria, sulla performance vocale di Tony Effe, rispetto alla quale Achille Lauro di Incoscienti giovani sembra il Frank Sinatra del periodo Capitol Records.
Noemi – Se t’innamori muori – Voto 7
Noemi è alla sua ottava partecipazione al Festival di Sanremo, dove è ormai a suo agio come nel tinello di casa, ma ben venga se si porta una canzone ispirata come Se t’innamori muori, scritta dalla premiata ditta Mahmood-Blanco sulla delicata fase dell’innamoramento, quando l’eccitazione di un nuovo sentimento si scontra con la paura di perdere il controllo emotivo e le vecchie abitudini. Noemi la interpreta con grande maturità, pathos e classe, strappando applausi convinti al Teatro Ariston.
Irama – Lentamente – Voto 6
Irama, che ha fatto molto parlare di sé in questi giorni per il cappotto di ispirazione napoleonica, passa con nonchalance da tormentoni estivi reggaeton a ballad romantiche tutta voce e passione bruciante. Anche in Lentamente, che racconta un amore viscerale che si consuma lentamente, il cantautore toscano mette a dura prova la sua ugola, che un po’ ci ricorda Eddie Vedder e un po’ Adriano Pappalardo, tanto che, a un certo punto, ci sembrava quasi di sentire in lontananza Ricominciamo, con l’ombra minacciosa di Antonio Zequila all’orizzonte.
Francesco Gabbani – Viva la vita – Voto 6,5
Strano che, tra i cantautori in gara a Sanremo 2025, si citino sempre Simone Cristicchi, Brunori Sas e Lucio Corsi, ma quasi mai Francesco Gabbani, che è un cantautore sensibile e di talento. Viva la vita è un ballad classica, sanremese, positiva, ariosa, eseguita con eleganza e con un bel messaggio, anche se forse non emoziona come dovrebbe una canzone di questo tipo. Ci manca un po’ la scimmia (e la coreografia) di Occidentali’s Karma, quando eravamo tutti più giovani e spensierati.
Gaia – Chiamo io chiami tu – Voto 5
Dopo aver perso de iure il cognome, quasi tutte le ex partecipanti di Amici si mettono a fare brani dance o reggaeton, supportati da una pletora di autori. Non fa eccezione la italo-brasiliana Gaia che, dopo aver dominato le classifiche estive con Sesso e samba insieme all’ex trapper Tony Effe, ha pensato bene di portare a Sanremo un brano-fotocopia, tra incertezze sentimentali tardo-adolescenziali e ritmi latini, che ripete i versi “Chiamo io, chiami tu” talmente tante volte da sospettare che Chat GPT, a un certo punto, si sia impallato.
La terza serata del Festival di Sanremo 2025 termina con la sfida tra Alex Wyse e Settembre per il vincitore assoluto delle Nuove Proposte. Ha vinto Settembre con Vertebre, aggiudicandosi anche i due premi della critica.
Alex Wyse – Rockstar – Voto 6,5
Ballad sanremese classica, con un pizzico di glam anni Settanta e di Beatles, Rockstar è un inno alla libertà e un invito a essere noi stessi, cantata con autorevolezza e buone doti vocali da Alex Wyse, che ha anche il graffio vocale della “rockstar”.
Settembre – Vertebre – Voto 5,5
Vertebre è un brano prevedibile e insipido sulla fragilità della Gen Z, che vive in modo viscerale i propri sentimenti, cantato con trasporto, ma senza la necessaria maturità vocale da Settembre. Alla fine ha vinto lui, non solo nelle Nuove Proposte ma anche nei due premi della critica, quindi alziamo le mani e gli auguriamo buona fortuna.
Terminate le esibizioni dei quattordici artisti oggi in gara (stranamente quasi nessuno tra i “papabili” per la vittoria finale, tranne Olly), il voto congiunto ha stabilito la Top 5 della terza serata, una classifica randomica e non in ordine di voti ricevuti: Coma Cose, Brunori Sas, Irama, Olly, Francesco Gabbani.