Una nuova speranza contro il diabete. È la prima volta che in Italia viene utilizzato l’anticorpo monoclonale Teplizumab, già approvato dalla Food and Drug Administration degli Stati Uniti a fine 2022 e che si è dimostrato efficace nel rallentare in modo significativo l’esordio del diabete tipo 1, che colpisce circa 300 mila persone solo nel nostro Paese.
La prima infusione italiana dell’anticorpo monoclonale Teplizumab è stata effettuata al Policlinico “Paolo Giaccone” di Palermo, su una giovane di 23 anni. Il Teplizumab, già approvato dall’agenzia regolatoria statunitense, si è dimostrato efficace nel rallentare in maniera significativa l’esordio del diabete: in questo modo, i soggetti a rischio che inizieranno ad assumerlo potranno nei fatti cambiare la propria storia di malati e il grave decorso della malattia. In Italia, però, al momento, il nuovissimo anticorpo monoclonale può essere somministrato solo “per uso compassionevole”: vuol dire che, non essendo ancora concluso l’iter autorizzativo da parte di EMA (Agenzia Europea per i Medicinali ) e di AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), i medici possono scegliere di utilizzarlo solo in casi selezionati di pazienti che siano già in una condizione di pre-diabete e abbiano almeno due auto-anticorpi diretti contro la malattia.
Teplizumab viene somministrato per via endovenosa, quotidianamente per 14 giorni: il dosaggio viene deciso in base ai parametri di peso e altezza del paziente e la terapie è quindi fortemente personalizzata. “Il Teplizumab rappresenta una terapia innovativa, valida e concreta per tutte quelle persone con predisposizione all’insorgenza del diabete mellito di tipo 1” – sottolinea Raffaella Buzzetti, Presidente della Società Italiana di Diabetologia– “La sua capacità di ritardare in maniera significativa l’esordio della malattia segna una svolta scientifica nell’approccio preventivo. L’implementazione dello screening per il diabete di tipo 1 come da legge 130 del settembre 2023 ci permetterà di individuare i bambini a rischio e ritardare lo sviluppo della malattia”. E’ infatti di fondamentale importanza intercettare quanti più bambini e ragazzi possibile: soprattutto per riuscire ad avviare le terapie contro il diabete in tempi rapidi e prevenire in questo modo anche le pericolosissime crisi cheto-acidosiche che possono rivelarsi letali.