La guerra in Siria che dura da 7 anni, si sta portando dietro numeri impressionanti che parlano di tragedie, devastazione, morte. E di una popolazione distrutta. Per Unicef Italia i profughi stimati dall’inizio del conflitto, sono cresciuti in misura esponenziale: “Siamo di fronte ad un conflitto senza precedenti”, dichiara Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia. “Oggi in Siria ci sono 13 milioni di persone che hanno urgente bisogno di assistenza umanitaria e la metà sono bambini. Sono 6 i milioni di sfollati interni e la metà sono bambini. 2,5 milioni di innocenti vivono nei paesi limitrofi”. E dopo l’attacco di Usa, Gran Bretagna e Francia, aggiunge: “Quanto sta accadendo oggi non è altro che la prosecuzione di quanto accade in Sira da 7 anni a questa parte: un susseguirsi di conflitti tra protagonisti dello scacchiere internazionale, grandi e piccoli, tutti in guerra tra loro, che provano ad avere la meglio l’uno sull’altro sulla testa di un popolo e dei suoi figli che tutto hanno voluto meno che questo immane dolore”.

Raqa, 27 giugno 2017 – Una bambina siriana fuggita da una zone tenuta sotto il controllo dell’Isis nel sobborgo di Jazra, ai limiti della città occidentale di Raqa

Damasco, 25 aprile 2017 – Tre bambini siriani feriti attendono di ricevere le cure un attacco aereo avvenuto sulla città controllata di ribelli di Hammuriyeh, nella regione orientale di Ghouta, alla periferia della capitale Damasco

30 aprile 2018 – Nel campo sfollati vicino a Abu Duhur, ai margini della provincia meridionale di Idlib, dei bambini ascoltano la lezione di un’insegnante locale

Bambine siriane con un palloncino, appena arrivate al villaggio di Qalaat al-Madiq, a nordest di Hama, il 26 marzo 2018, in seguito all’evacuazione del Ghouta orientale.

Un bambino siriano, con un palloncino, è arrivato con un convoglio che trasporta civili e ribelli combattenti nel villaggio di Qalaat al-Madiq, a nord di Hama, il 25 marzo 2018, dopo essere stato evacuato dal Ghouta orientale.

Una bambina siriana ferita cammina con i suoi genitori nella città di Kfar Batna, nel Ghouta sudorientale, alla periferia orientale della capitale Damasco, il 19 marzo 2018.

Bambino siriano con una banana mentre siede vicino ai bagagli dopo essere arrivato con un convoglio che trasporta civili e combattenti ribelli al villaggio di Qalaat al-Madiq, 45 km a nordest di Hama, 26 marzo 2018.

Soldati siriani aiutano i civili a lasciare l’area di Duma del Ghouta orientale, in mano ai ribelli, attraverso un corridoio umanitario che conduce al campo di al-Wafideen, Damasco, Siria, 27 marzo 2018.

Un bambino siriano in uno scantinato usato come rifugio contro gli attacchi aerei, 25 marzo 2018, Douma, Ghouta orientale.

Bambina siriana evacuata dal Ghouta orientale guarda fuori dal finestrino di un bus mentre arriva nell’area controllata dal governo a Harasta, alle porte di Damasco, 25 marzo 2018.

Bambino siriano cammina tra le macerie di Zamalka, nel Ghouta orientale, 25 marzo 2018.
Iacomini ha iniziato a occuparsi del dramma della Siria “quando non ne parlava nessuno, quando pochi bambini furono spazzati via da un bombardamento a tappeto su un campo di calcio alla periferia di Damasco. Da quel giorno solo fughe, morti, distruzioni, indignazioni a intermittenza a seconda della foto più atroce pubblicata, appelli accorati a intellettuali e politici che cadevano sistematicamente nel nulla, le piazze sempre vuote delle manifestazioni di pace mentre i campi profughi dei paesi limitrofi (Iraq, Libano, Giordania) si gonfiavano sempre di più di disperati”.
“Sono morti troppi bambini” continua. “Troppi sono rimasti orfani, troppi vivono lontano dalle loro case in condizioni difficili. Nulla giustifica una guerra di questo tipo, gli stop and go sull’uso della forza di alcune potenze o l’uso stesso della forza da parte di altre”.
E ancora: “Io tutto questo l’ho visto con i miei occhi. Le mie orecchie hanno ascoltato le storie di questo popolo e sono diventato sordo. La verità è una sola: al netto del grande lavoro di un uomo di pace come Staffan de Mistura questo massacro dura da 7 anni senza che ci sia lo sforzo di nessuno per fermarlo”.
Il portavoce italiano dell’Unicef punta il dito anche sulla politica italiana: “Mai su un tema come il conflitto siriano è stata più reticente, imbarazzata, silenziosa. Perché?” E Iacobini cita Padre Paolo Dall’Oglio scomparso e mai più ritrovato: “Potrebbero nascere dei comitati di “amicizia per la Siria” in ogni città, dove il nome Siria diventerebbe il nome di un sogno che ci è caro e per il quale ci impegniamo, non solamente un sogno di democrazia e di giustizia per questo popolo fatto a pezzi, braccato e torturato, ma parimenti il nome di una coscienza civile rinnovata”.
Una coscienza civile rinnovata. Non solo in Siria. Ma nel mondo.
Per saperne di più
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