E’ possibile che l’Inter abbia lasciato a Bologna un altro scudetto dopo quello doloroso del 2022. E che la semirovesciata di Orsolini al minuto 94 sia stata non solo il colpo del ko che ha dato ai felsinei tre punti vitali nella corsa Champions League, ma anche un cazzotto alla mascella per la squadra che insegue il Triplete ma che rischia di giocarsi tutto sul filo della stanchezza. La caduta del Dall’Ara azzera il vantaggio dell’Inter in vetta alla classifica sul Napoli, che gioca peggio ed è attraversato dal mal di pancia di Antonio Conte per la gestione societaria ma che ha il titolo in mano e può solo perderlo. Scenario in realtà concreto almeno dal mese di dicembre, quando i partenopei si sono astenuti dalla Coppa Italia disegnandosi una metà stagione da un impegno alla settimana mentre l’avversario raddoppiava.
Questo ha detto la sfida di Bologna, che è stata durissima ed è arrivata meno di cento ore dopo un altro match pesante come quello con il Bayer Monaco. E meno di cento prima del derby di ritorno con il Milan che a sua volta anticiperà di 72 la sfida con la Roma che viene da una striscia di 17 risultati utili e che sarà l’antipasto per il primo confronto con il Barcellona nelle semifinali di Champions League: andata e ritorno in sei giorni con in mezzo il Verona.
Chiaro no? Solo la narrazione di Conte dall’autunno in poi può aver convinto chi aveva voglia di farsi convincere che questa cosa non potesse avere un peso determinante nella corsa scudetto. Se sarà decisivo dipende dal Napoli, il cui rendimento da un paio di mesi è oggettivamente mediocre ma che, in virtù di questa disparità di condizioni, è ora a 450 minuti dal quarto scudetto della sua storia. Non dovesse accadere, qualche spiegazione andrebbe chiesta allo stesso Conte che oggi tratta male De Laurentiis e i suoi investimenti, così come è certo che la critica chiederà chiarimenti a Simone Inzaghi cui non verrà perdonato nulla. Tanto meno uno scudetto (ri)perso a Bologna.
Il Dall’Ara ha anche confermato che il Bologna gioca un calcio meraviglioso e funzionale, meglio di quello dell’anno scorso con Thiago Motta in panchina. E’ un fatto ormai acquisito. Il prodotto è che la corsa Champions rimane apertissima e non consente ad Atalanta e Juventus di guardarsi con serenità alle spalle. Il finale di campionato sarà meraviglioso, la lotta scudetto prima di tutto: l’importante è che sia raccontata mettendo le cose nella giusta prospettiva che non è quella della propaganda delle parti in causa.
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