Il crollo prima emotivo e poi tecnico contro la Lazio, nella notte in cui San Siro ha ufficializzato il distacco fisico dalla squadra, chiude di fatto il campionato del Milan. Scavalcati anche dalla Roma, scivolati al nono posto e ormai troppo lontani dalla zona Champions League, i rossoneri sono condannati a vivacchiare fino a maggio sperando di rimediare almeno un posto nell’Europa di riserva, anche se l’ambiente non è pronto alla retrocessione in Conference League che verrebbe vissuta come un’umiliazione inaccettabile.
Di questo passo, però, non c’è il rischio che accada perché il Milan è un puledro in rotta. Tre sconfitte consecutive con storie diverse, quelle con Torino, Bologna e Lazio, dove si salva solo la prestazione messa in campo con i granata e la furia disperata della ripresa con la Lazio. Arrivano dopo l’eliminazione precoce dalla Champions League per mano del Feyenoordm altra doppia sfida segnata da errori imperdonabili, e da un mese di gennaio che ha cancellato in fretta gli umori positivi riportati in Italia dalla vittoria della Supercoppa in Arabia Saudita.
Sembra passato un secolo e, invece, era l’altro ieri calcisticamente parlando. L’immagine simbolo è la solitudine di Sergio Conceicao, passato dal sigaro fumato nello spogliatoio per celebrare la coppa alle crisi di nervi continue davanti al disfacimento della sua squadra. Il tecnico portoghese non è più colpevole di altri, dalla proprietà a scendere fino ai giocatori, ma è quello che oggi rischia di pagare per tutti.
Nel dopo gara di San Siro nessun dirigente ha messo la faccia sulla notte surreale e sulla sconfitta – non una novità dalle parti di Casa Milan -, ma la soluzione a un eventuale esonero di Conceicao esiste già e porta il nome di Mauro Tassotti. L’ex di tante battaglie, in campo e in panchina, è stato recentemente riportato a Milanello per lavorare al progetto Milan Futuro, che rischia la retrocessione nei dilettanti e si sta rivelando l’ennesimo buco nell’acqua di Ibrahimovic. Potrebbe essere Tassotti a traghettare la squadra fino al termine della stagione provando anche a raffreddare i rapporti con l’ambiente esterno che non ha più pazienza da offrire a nessuno.
Sia chiaro: Conceicao paga o pagherebbe errori suoi di gestione di queste settimane ma anche e soprattutto omissioni degli altri. Questa è un’annata costruita male a dispetto di ingenti investimenti nelle due sessioni di mercato: 115 milioni di euro più qualche prestito senza cessioni pesanti. L’errore, però, è stato proprio nella filosofia che ha ispirato i movimenti di Ibrahimovic, Furlani e Moncada; il club prima dell’allenatore, come evidentemente non poteva essere e come non è stato.
Conceicao ha capito da giorni di essere il capro espiatorio perfetto. Le sue parole rabbiose dopo il ko di Bologna (“Se non servo più faccio le valigie e me ne vado, non pretenderò un euro in più”) sono state un breccia nel muro della finta sicurezza, non gradite dal club ma finite rapidamente nel calderone delle cose folli successe in questa stagione da chiudere il più in fretta possibile e non dimenticare per evitare di replicare i disastri.