Fabio Paratici torna in Italia, direttore sportivo del Milan dopo aver abbandonato la Juventus nel maggio del 2021. Lo ha scelto Giorgio Furlani preferendo il suo profilo a quello degli altri candidati per occupare una posizione non coperta nel club rossonero. Paratici batte la concorrenza di Tare e D’Amico, è lui l’uomo che dovrà aiutare il club ad uscire dalle secche di una stagione fallimentare dal punto di vista sportivo e che si chiude con la mancata qualificazione alla prossima Champions League dopo quattro partecipazioni consecutive. Originario di Borgonovo Val Tidone, classe 1972, Paratici ha trascorso gli ultimi due anni lavorando come consulente esterno del Tottenham non potendo rivestire alcun ruolo ufficiale fino allo scadere della squalifica da 30 mesi rimediata nel processo sportivo per le plusvalenze della Juventus.
La sua carriera ha vissuto molti alti e qualche basso. Il momento peggiore è certamente legato all’inchiesta su due anni di operazioni in bianconero di cui Paratici, all’epoca responsabile del settore tecnico con piene deleghe, è diventato il simbolo negativo: soldi spesi tanto e male, accordi finiti nel mirino della Consob, della Procura di Torino e poi di quella Figc, un sistema che, prima ancora del processo concluso con la squalifica (poi in appello ha avuto il via libera a lavorare nel mondo del calcio seppure senza incarichi ufficiali), gli è valso il distacco dalla Juventus del nuovo corso.
Eppure a Torino sono state tante le cose fatte bene dal dirigente. Intanto il palmares, condiviso con Beppe Marotta e con la struttura guidata da Andrea Agnelli: 19 titoli compresi i 9 scudetti consecutivi con in panchina Conte, Allegri e Sarri. E poi, per lunghi anni, un bilancio tenuto in ordine in cui anche le intuizioni del ds erano state importanti nello scovare giocatori poi diventati pilastri di un gruppo imbattibile in Italia e capace di arrampicarsi fino a due finali di Champions League a Berlino e Cardiff. Cinque nomi su tutti: Carlos Tevez soffiato al Milan nel gennaio 2013, Paul Pogba preso a parametro zero – giovanissimo – dal Manchester United sfruttando l’asse con Mino Raiola, Arturo Vidal che era un buon centrocampista con esperienza in Bundesliga e che in bianconero è diventato un trascinatore, Andrea Pirlo architetto della prima parte del ciclo vincente, Andrea Barzagli prelevato per qualche centinaio di migliaia di euro.
Poi la parabola discendente, cominciata per paradosso proprio nel momento di maggior esposizione. Quando porta ad Agnelli la candidatura di Cristiano Ronaldo nel 2018 si prende, oltre a CR7, anche la Juventus visto che Marotta in disaccordo viene salutato. Da capo unico, però, Paratici fallisce e la Juve piano piano perde tutto il vantaggio competitivo che aveva accumulato. Allenatori bruciati, milioni buttati via, le inchieste e lo tsunami finale.
Dal giorno dell’addio (26 maggio 2021) è rimasto ai margini, si è dovuto impegnare nella difesa davanti alla giustizia sportiva e poi ha iniziato a collaborare con il Tottenham. In estate il vincolo imposto dalla squalifica cade e il Milan cercava un architetto per cambiare l’impianto di una società che, dopo il licenziamento di Paolo Maldini e Frederick Massara, ha fatto senza un professionista con quelle caratteristiche. La sfida per Paratici sarà riannodare il filo con il passato virtuoso in bianconero. La garanzia è che avrà sempre sopra la propria testa un uomo dei conti molto attento e che dovrà mediare nelle sue scelte con la filosofia del gruppo di lavoro voluta da Gerry Cardinale. Possono sembrare imposizioni, visto il passato non è detto che non sia il modo migliore di ripartire per tutti.