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Il nuovo calcio arabo crescerà in Italia

Il nuovo calcio arabo crescerà in Italia

A Roncade una nuova generazione di giovani talenti in vista del Mondiale 2034

Il nuovo Paradiso dei calciatori continua a investire milioni di euro sul mercato ma non con la stessa potenza di un paio di anni fa. E l’andirivieni di calciatori famosi che dall’Europa scelgono l’Arabia Saudita non è più frequente come nell’estate del 2023. Al punto che uno come Nicolò Barella dice no a 35 milioni di euro offerti dall’Al-Hilal e preferisce giurare eterno amore all’Inter.

È vero che per giocare in Serie A con la maglia dei nerazzurri campioni d’Italia ne guadagna 6,5 milioni, che non sono proprio bruscolini, ma probabilmente l’appeal della Saudi Pro League non è più quello di quando Cristiano Ronaldo decise di lasciare l’Europa per dedicare gli ultimi anni della sua incredibile carriera al campionato arabo.

Tutto cambia in poco tempo e ne sa qualcosa anche Stefano Pioli, già stanco dell’esperienza all’All-Nassr (proprio la squadra di Ronaldo), dove i risultati non sono stati soddisfacenti. L’ex allenatore del Milan sta meditando il ritorno in Italia, dove la Juve e la Roma hanno pensato a lui, e anche questo addio sancirebbe la fine di un ciclo nella strategia del Ministero dello Sport Arabo.

Le linee guida sono cambiate in poco tempo, resta sempre lo stesso obiettivo: l’organizzazione dei Mondiali del 2034. Per arrivarci con una squadra competitiva, il Ministro dello Sport ha prima scelto l’immissione di enormi capitali sul mercato europeo, soprattutto con i club gestiti dal fondo PIF (che ha quattro squadre di proprietà: Al-Ittihad, Al-Ahli, Al-Nassr e Al-Hilal), lo stesso che ha recentemente acquistato il Newcastle in Premier League, mentre la società petrolifera Aramco è proprietaria dell’Al-Qadisyya.

Dopo i due miliardi investiti dai club nel 2023, la scorsa estate il movimento sul mercato si è ridotto notevolmente a 330 milioni, anche perché la Lega si è trovata a gestire un esubero di giocatori stranieri, tanto da decidere di poterne utilizzare dieci, anche se due nati dopo il 2003.

Poi c’è stato il fallimento di Roberto Mancini sulla panchina della Nazionale e, allora, il Ministero dello Sport ha deciso di provare altre vie. È fallito però anche il tentativo di reperire investitori stranieri: a settembre è partito lo Sport Europe Roadshow, con incontri a Londra, Milano, Monaco di Baviera e Stoccolma, organizzato dai ministri sauditi dell’Investimento e dello Sport, per spiegare il loro progetto e presentare le opportunità economiche per chi vuole acquistare un club: in cambio, un regime fiscale di favore con zero tasse sulle persone fisiche, aliquota unica del 20% per le società e IVA al 15%. Ma l’invito non è stato raccolto, e allora il Ministero dello Sport ha deciso di privatizzare i club con imprenditori locali, per aumentare le possibilità di ciascun club di vincere. Parallelamente, si è deciso di lavorare sulle infrastrutture con la creazione di 150 centri tecnici per gli allenamenti e 35 nuovi stadi, quelli che saranno presumibilmente utilizzati per il Mondiale del 2034.

E poi una nuova idea: far crescere il movimento non più con grandi calciatori ingaggiati dall’estero, ma creando una nuova generazione di giovani talenti dell’Arabia Saudita in Europa. La prima parte dell’iniziativa si concretizza con la Mahd Academy a Riad e Gedda, dove confluiscono i migliori talenti del paese. E a dirigerle Mike Puig, ex direttore della Cantera del Barcellona.

Un salto di qualità anche nella classe dirigenziale e un progetto che sbarca in Italia sotto la guida di Nicola Innocentin, ex direttore sportivo dell’Al Fateh e adesso responsabile del progetto che il Ministero dello Sport dell’Arabia Saudita sta portando avanti a Roncade (a 13 km da Treviso), dove ha sede la Human Farm, un polo per l’informazione e l’innovazione che segue i ragazzi dall’asilo all’università.

Attualmente sono due i ragazzi arabi a Roncade, che sono seguiti da un tutor, studiano, si allenano e giocano con l’under 17 del Treviso (la prima squadra partecipa al campionato di Serie D). Faisal e Naif, di 16 e 14 anni, studiano alla Human Farm e si allenano con i ragazzi del Treviso.

Nella prossima stagione, ci sarà un’intera squadra di ragazzi arabi che studierà presso la Human Farm e che poi durante la settimana giocherà partite amichevoli per testare e migliorare il livello. Lo sviluppo del talento quindi non sarà più nel paese di origine (anche per i motivi climatici che condizionano gli allenamenti in Arabia) ma in Italia.

La partnership con il Treviso è resa possibile grazie ai regolamenti FIFA che permettono a ragazzi minorenni di giocare all’estero, ma solo con club dilettanti. Il gruppo di ragazzi arabi nel prossimo anno passerà da 2 a 25. Il progetto avrà una durata di 4 anni e, per il Ministero dello Sport dell’Arabia Saudita, ha l’obiettivo di arrivare al 2034 con una nuova generazione di calciatori cresciuti con l’esperienza del calcio europeo.


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