L’Inter getta via una vittoria quasi presa a Parma, regala due punti alla volata scudetto e consegna al Napoli l’opportunità di guadagnare terreno, o come minimo non perderlo, nell’ultimo week end sfavorevole da qui alla fine. Il peso del pareggio del Tardini, da condizione di doppio vantaggio, sarà più chiaro solo a posteriori ma la sensazione è che risultato e andamento della partita non debbano sorprendere.
Il secondo tempo horror della squadra di Simone Inzaghi (in tribuna, squalificato) a Parma era stato preceduto da segnali evidenti negli ultimi venti minuti della sfida di San Siro con l’Udinese. In quell’occasione un paio di miracoli di Sommer avevano evitato il peggio, questa volta le magie del portiere svizzero sono arrivate prima e sono passate quasi inosservate perché affogate in una prima frazione di gioco di ottimo livello dei nerazzurri. Poi, il buio.
Un blackout più mentale che fisico, come se l’Inter non potesse per scelta e necessità mantenere lo stesso livello di applicazione e intensità per più di 50-60 minuti e non solo per una questione fisica. Anzi. Ogni volta che scende in campo riesce a disputare frazioni di gara dominanti, semmai con la colpa di non concretizzare a sufficienza. Significa che le gambe rispondono ancora alla testa e il problema può essere proprio questo: tenere alta la guardia ogni tre giorni, sapere di non avere margine d’errore, essere al cospetto di un aprile affascinante e terribile allo stesso tempo sembra suggerire ai nerazzurri l’arte del controllo. Che troppo spesso si traduce in esposizione a rischi eccessivi.
Inzaghi era consapevole dei rischi della trasferta di Parma e proprio per questo l’ha affrontata mettendo in campo il meglio a disposizione. Il patatrac è avvenuto prima che le sostituzioni svuotassero la formazione di titolarissimi, ma è fattuale che l’ultima fase del match l’abbia giocata con un assetto lontanissimo dal tradizione: Bisseck, Acerbi e Carlos Augusto in difesa, Zalewski e Darmian esterni, Frattesi-Asllani-Mkhitaryan a centrocampo, Correa e Thuram davanti dove in extremis ha tentato anche la carta del tridente inserendo Arnautovic.
Cambi che possono far storcere il naso a tanti, ma che sono obbligati nell’ottica di gestione di una serie di sforzi uno più intenso dell’altro. E’ la dolce condanna che Inzaghi e l’Inter si sono autoinflitti immaginando di poter inseguire il Triplete, anche a costo di finire con Zero Tituli. Le critiche non mancheranno e Parma dimostra come il confine tra successo e fallimento può essere sottile. Difficile che il tecnico cambi idea.
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