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Cosa aspettarsi dalla prima Juventus di Tudor

Cosa aspettarsi dalla prima Juventus di Tudor

Il croato con contratto a scadenza breve fa il suo esordio contro il Genoa. Ha nove partite per guadagnare la Champions League e tenersi (forse) la panchina bianconera

Igor Tudor inizia la sua avvenuta sulla panchina della Juventus con una sfida tutto sommato morbida. E’ vero che il Genoa di Patrick Vieira viaggia ormai a passo spedito verso l’aritmetica di una salvezza che è già raggiunta nei fatti, ma il poter debuttare davanti al pubblico amico dello Stadium contro un avversario non con l’acqua alla gola sono elementi positivi. Il calendario dei bianconeri si impennerà poi a partire dal primo week end di aprile, con la trasferta in casa della Roma, dunque questo avvio contro i liguri va considerato una sorta di rodaggio operoso con l’obiettivo (obbligo) di portare a casa i tre punti e cominciare la scalata verso quota 70 che significa, con altissima probabilità, prendersi l’ultimo pass utile per la prossima Champions League.

Il tecnico croato parte con un vantaggio enorme rispetto all’ultimo Thiago Motta: spogliatoio e pubblico sono ben disposti nei suoi confronti, l’opera di motivazione di tutto l’ambiente non sarà complessa e, anzi, in molti hanno recapito la settimana dell’esonero del predecessore e la scelta di Tudor come traghettatore alla stregua di una sorta di liberazione. Proprio per questo, ecco che la prima Juventus di Igor dovrà rispondere a una serie di urgenze di campo piuttosto che psicologiche.

Cosa bisognerà attendersi? Innanzitutto, nessun esperimento. Non c’è tempo nell’immediato perché non c’è margine d’errore. Le partite più abbordabili, come quella con il Genoa, devono consegnare alla Juventus il tesoretto di 18 punti che porta a 70 così che le trasferte con Roma, Lazio e Bologna possano essere gestite in tranquillità. Nessun esperimento, nessuna prova generale: si va in scena subito.

Secondo: i giocatori giocano nei loro ruoli naturali. Dopo nove mesi di spostamenti, tentativi, adattamenti e calciatori multifunzionali, è ora di normalità. Gli esterni destri giocano a destra, quelli abituati a stare sulla mancina vanno a sinistra. La rosa contiene opzioni buone per tutte le scelte, quindi basta peregrinare per il campo di uomini che hanno, in alcune situazioni, una carriera che racconta bene quali siano le posizioni in cui rendono al meglio. Tudor ha detto: “I giocatori devono sentirsi a loro agio nelle posizioni in cui giocano per rendere al meglio”. Giusto.

Terzo: Tudor è noto per la preferenza per la difesa a tre, ma non è detto che sia il modulo più adatto al gruppo che allena da meno di una settimana. Dunque, meglio partire con quella a quattro ed eventualmente lavorare con più calma sulla transizione. E’ la stessa cosa fatta dal croato un anno fa alla Lazio: dal 4-3-3 di Maurizio Sarri al 3-4-2-1 del derby (perso) con la Roma passando per il 4-4-2 dell’esordio (vincente) con la Juventus.

Quarto: rispettare il proprio club e fare scelte di buonsenso. Ad esempio la gestione di Dusan Vlahovic e dei prestiti secchi che arricchiscono la rosa fino al 30 giugno. E’ stato uno dei motivi di incomprensione tra Thiago Motta e la dirigenza perché il serbo è un nervo scoperto per via della situazione contrattuale, non fa parte del progetto futuro ma allo stesso tempo non può essere abbandonato in panchina perdendo il suo possibile apporto oggi e contribuendo a far calare il suo valore in estate. Quando Cristiano Giuntoli dovrà in tutti i modi accompagnarlo alla porta. Ragionamento rafforzato dal periodo di astinenza dal gol di Kolo Muani, a secco dal 7 febbraio (8 partite), sempre schierato da TM e che è un patrimonio del Psg. Non della Juventus. Le prime parole del tecnico: “Vlahovic è un giocatore fortissimo, sono contento di allenarlo. Quello che ho detto su di lui sono fatti: ha tutte le doti di un giocatore di prima classe. È trascinatore”.

Quinto e ultimo punto: comunicazione pulita, non autoreferenziale, empatica e non divisiva. Fare zero a zero non serve e nemmeno rispondere alle domande semplicemente scansandole, come per troppo tempo ha fatto Thiago Motta. Dichiarare guerra non serve. Imporre un’ideologia opposta a quella di chi ascolta, nemmeno. Esempio? Alla Juventus l’obiettivo deve sempre essere la vittoria, il resto sono chiacchiere e disconoscerlo rischia di rompere il link emotivo con l’ambiente. Tudor ha debuttando dicendo: “Quando sei alla Juventus, non frega a nessuno se sei giovane o vecchio: conta vincere e andare forte”. E’ un buon punto di partenza, andrà riempito di contenuti.

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