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Milan sempre più nel caos, ecco i veri motivi per cui è saltato l’affare Paratici

Milan sempre più nel caos, ecco i veri motivi per cui è saltato l’affare Paratici

Si è parlato di pressioni dalla Figc, di segnalazioni anonime ed esposti. Niente di tutto questo. Vi diciamo noi che cosa è successo davvero

Fabio Paratici è uscito dalla lista ristretta dei possibili direttori sportivi del Milan non per pressioni della Figc e nemmeno perché colpito da fuoco amico, leggasi interferenze esterne. Se l’ex dirigente della Juventus, rapporto chiuso nel 2021 e successivamente travolto dalla vicenda plusvalenze, non avrà un ufficio a Casa Milan la ragione è da ricercare esclusivamente nella scelta del club rossonero di non considerare più il suo profilo come adatto alla missione per la quale era stato sondato: colmare la lacuna nell’organigramma dirigenziale, parsa evidente in queste due stagioni post licenziamento di Paolo Maldini e Frederick Massara.

Una normale dinamica in una fase di ricerca dell’uomo giusto, scouting la sintesi giornalistica che accompagna la scrematura delle candidature da parte dell’ad Giorgio Furlani. Eppure intorno alla bocciatura di Paratici si sono sviluppate dietrologie e letture smentite poi dai fatti. La prima, la presunta segnalazione per iscritto o in altra forma che l’Adise (associazione dei direttori sportivi italiani) presieduta da Beppe Marotta avrebbe indirizzato al numero uno della Figc Gabriele Gravina per segnalare la trattativa chiedendo di intervenire. Mai formulata, mai ricevuta, mai stata sul tavolo di nessuno in Federcalcio, smentita ufficialmente dalla stessa associazione.

È vero, invece, che nel mezzo della trattativa lo stesso Milan, per voce del presidente Paolo Scaroni, ha ritenuto opportuno chiedere lumi a Gravina sull’esistenza di eventuali problemi di natura giuridico sportiva nel trattare con un tesserato ancora inibito. Una telefonata cortese, nella quale il presidente della Figc non ha fatto altro che dire quanto poi avrebbe ribadito pubblicamente e cioè che non esiste alcun vincolo a mettere sotto contratto un dirigente squalificato, salvo poi sapere che lo stesso “non può operare” fino al termine della squalifica. Non perché ci sia un’attenzione particolare, ma perché così prevedono le norme, conosciute da tutti: tesserati e società. Non una forma di pressione diretta o indiretta.

La realtà è che un certo attivismo da parte di Paratici ha solleticato l’attenzione nel mondo del calcio italiano e che qualche collega – non Beppe Marotta per essere chiari – ha chiesto informazioni alla Figc in forma personale. Con quale effetto? E qui arriviamo al terzo e ultimo punto di questa storia che si è trascinata per diverse settimane. Da quello che risulta, l’ufficio di presidenza della Figc non ha mai fatto alcuna segnalazione alla Procura federale, né in forma scritta e ufficiale né per via ufficiosa. E non sembra che nemmeno gli autori delle telefonate di richiesta informazioni abbiano mai compiuto il passo successivo.

Insomma, Paratici e il Milan è un matrimonio che non si è consumato perché alla fine del periodo di conoscenza (fidanzamento) non è scattata la scintilla. E’ stato raccontato come se fossero pronte le pubblicazioni da esporre, tesi che certamente non ha fatto il bene del Milan e può essere servita allo stesso Paratici per riproporsi con forza sul mercato italiano in vista della scadenza della squalifica. Passata la quale, come è giusto che sia, un suo rientro a pieno nel sistema non deve essere un tabù o fare paura a nessuno, non essendo stato radiato ma solo inibito per 30 mesi. Ma è altrettanto pacifico, visto il peso del suo nome e quello del club con cui parlava, che l’accostamento al Milan non potesse passare inosservato.

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