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Pioli, addio al Milan con stile. L’arte di salutarsi senza rancore

Pioli, addio al Milan con stile. L’arte di salutarsi senza rancore

Il tecnico lascia senza rompere con i rossoneri. La stessa strada scelta da Thiago Motta in una stagione di strappi burrascosi (Allegri) o consumati nel silenzio (Zhang)

Il modello ideale è sempre Claudio Ranieri, ma nel grande impatto emotivo del suo saluto a Cagliari e alla Sardegna ha pesato molto l’idea del ritiro per sempre e della necessità di celebrare uno dei grandi del calcio italiano contemporaneo. Non tutti gli addii sono uguali e non tutti possono essere come quelli di Sir Claudio a reti unificate. La primavera è per definizione tempo di strappi e saluti e questa del 2024 non ha fatto eccezione.

C’è modo e modo, però, per dirsi addio o anche solo arrivederci. Stefano Pioli e il Milan, ad esempio, hanno scelto una forma non del tutto chiara nel contenuto (risoluzione? buonuscita?) ma trasparente nell’intento: darsi atto reciprocamente che dopo quattro anni e mezzo era arrivato il momento di separare le rispettive strade, lasciare agli avvocati la sistemazione delle questioni legali e riconoscere il bello del cammino percorso insieme. Nello specifico: lo scudetto 2022 e la continuità con cui il lavoro di Pioli ha tenuto il Milan nelle zone nobili della Serie A e in Europa.

Ora manca solo l’ultimo passaggio, quello del tributo di San Siro che ribolle di passione ma anche di perplessità. E’ passato dal ‘Pioli is on fire’ al ‘Pioli Out’ e ora ha messo nel mirino le scelte future della società. Non convince il nome di Fonseca (triennale per lui) e l’aria è di contestazione anche se sarebbe un peccato che a farne le spese fossero Pioli, Giroud e Kjaer che sono all’ultima apparizione casalinga davanti alla propria gente. Poi si vedrà il resto.

Anche Thiago Motta e il Bologna si sono separati con comunicato (quasi) congiunto dopo la festa. E’ stato il tecnico a staccare la spina avendo deciso di tentare altre avventure non rendendosi disponibile a rinnovare un contratto in scadenza. Joe Saputo ha incassato e proverà a rilanciare perché l’anno prossimo c’è una Champions League storica da onorare. Si sarebbe tenuto volentieri l’italo brasiliano e ha fatto intendere di non aver apprezzato fino in fondo ma, da uomo di sport, ha glissato.

Che alla Juventus nelle ultime settimane, se non mesi, ci siano state grosse tensioni interne è cosa risaputa. tensioni esplose in maniera evidente al momento della premiazione e dei festeggiamenti dopo la vittoria nella finale di Coppa Italia. Le telecamere hanno infatti ripreso l'allenatore bianconero Allegri invitare in maniera plateale il direttore sportivo Giuntoli ad andarsene, come se lui non fosse parte del successo della squadra.
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Poi ci sono gli altri. Massimiliano Allegri e la Juventus hanno chiuso lanciandosi addosso pubblicamente tutti i panni sporchi. Esonero, contestazioni disciplinari, celebrazioni per la Coppa Italia rovinate per colpa certamente del tecnico che ha sclerato nella notte dell’Olimpico. A lui, però, erano stati riservati mesi di non detto progressivamente sempre più pesanti da sostenere mentre la squadra faticava prima di ottenere – obiettivo poi raggiunto – quanto richiesto dalla stessa società. Il tempo, forse, metterà una pezza.

Infine Steven Zhang e l’Inter. Ha perso il club perché incapace di onorare il debito con Oaktree. Assente dall’Italia da quasi un anno, l’ultima traccia vera che ha lasciato è stato un comunicato dai toni drammatici che ha preoccupato oltre modo i tifosi. Poi qualche messaggio social e stop. Non un addio all’altezza di un presidente e di una proprietà che hanno comunque scritto una pagina importante della storia dell’Inter. Comunque la si voglia vedere, l’uscita dalla porta sul retro è stata l’ultimo atto di un’era contraddistinta da grandi slanci e troppe ombre. Il futuro all’Inter è già iniziato, ma chiudere meglio il passato non sarebbe stato un esercizio di puro stile.

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