Sono dodici i nomi contenuti nell’ordinanza con cui la Procura di Milano ha chiesto e ottenuto il sequestro di un milione e mezzo di euro, cinque richieste di arresti domiciliari e l’iscrizione nel registro degli indagati di diverse persone nell’ambito dell’inchiesta sul giro di scommesse attraverso piattaforme illegali che ha scosso il mondo del calcio nell’autunno 2023. Profili di primo piano e delle squadre più in vista che, secondo gli inquirenti, sarebbero caduti nella rete degli organizzatori delle scommesse finendo per essere esposti per cifre anche consistenti, regolate attraverso l’acquisto fittizio di Rolex presso una gioielleria milanese (la Elysium Group Srl) per i cui amministratori i pm Roberta Amadeo e Paolo Filippini hanno chiesto gli arresti domiciliari con l’ipotesi di reato di riciclaggio. Stessa misura avanzata per i gestori delle piattaforme di gioco online illegali cui è contestato l’esercizio abusivo delle scommesse che prevede una pena da 3 a 6 anni di reclusione.
I nomi dei calciatori sono emersi dall’analisi delle chat di smartphone e tablet di Nicolò Fagioli e Sandro Tonali, finiti nei guai nel 2023 e costretti ad ammettere le proprie responsabilità anche davanti alla giustizia sportiva con il risultato finale di lunghe squalifiche da scontare prima di poter tornare in campo. All’epoca Fagioli era un giocatore della Juventus mentre Tonali si era da poco trasferito dal Milan al Newcastle. Entrambi oggi sono rientrati in attività con le rispettive squadre – Fagioli a gennaio è stato trasferito alla Fiorentina – e fanno parte anche del gruppo della nazionale di Luciano Spalletti.
I nomi dei calciatori coinvolti nell’inchiesta
Chi sono gli altri nomi emersi nelle carte dell’inchiesta della Procura milanese? Si tratta di Alessandro Florenzi, in forza al Milan, Nicolò Zaniolo che all’epoca dei fatti era alla Roma e oggi gioca per la Fiorentina), gli juventini Mattia Perin, Weston James Earl McKennie – ancora in bianconero – Leandro Paredes, ora alla Roma, e Angel Di Maria, nel frattempo finito al Benfica, Raoul Bellanova del Torino ma all’epoca difensore dell’Inter, Samuele Ricci, Torino, che era all’Empoli, l’attaccante del Padova ma ex Cremonese Cristian Buonaiuto, Matteo Cancellieri che aveva militato in Lazio ed Empoli prima di andare al Parma, Adames Hector Junior Firpo colombiano del Leeds United e, al di fuori del pallone, il giocatore professionista di tennis Matteo Gigante.
Da quanto emerge dalle carte della Procura di Milano nessuno di loro, a differenza di quanto appurato per Tonali e Fagioli, ha mai scommesso su partite di calcio, tanto meno sulle rispettive squadre. Il loro sarebbe stato solo un modo di riempire il tanto tempo libero dei ritiri, anche in nazionale, iscrivendosi a piattaforme non registrate per distrarsi con il poker o altre forme di gioco d’azzardo. Secondo l’accusa, i debiti venivano poi ripagati acquistando fittiziamente orologi di valore senza, però, ritirarli ma lasciandoli nella disponibilità degli amministratori della gioielleria compiacente: una sorta di banca occulta a disposizione dei gestori delle piattaforme.
Cosa rischiano i calciatori per la giustizia sportiva
Mentre dal punto di vista penale i calciatori coinvolti dovranno rispondere dell’accusa di aver utilizzato piattaforme non legali per scommesse e poker, e per averle pubblicizzate all’interno del loro sistema (rischiano 3 mesi e un’ammenda fino a 500 euro), per la giustizia sportiva la partita potrebbe essere molto meno complicata da decifrare. In assenza di certezze sul fatto che le scommesse fossero indirizzate a eventi calcistici, infatti, i rischi sono molto limitati. La questione è normata dall’articolo 24 del Codice di Giustizia sportiva che si occupa del “Divieto di scommesse e obbligo di denuncia”.
Al comma 1 recita: “Ai soggetti dell’ordinamento federale, ai dirigenti, ai soci e ai tesserati delle società appartenenti al settore professionistico è fatto divieto di effettuare o accettare scommesse, direttamente o indirettamente, anche presso i soggetti autorizzati a riceverle, che abbiano ad oggetto risultati relativi ad incontri ufficiali organizzati nell’ambito della FIGC, della FIFA e della UEFA”.
In linea teorica potrebbero dover rispondere dell’accusa di non aver informato la Procura della Figc, pur essendo a conoscenza che altri tesserati violavano le norme rischiando, in questo caso, una squalifica non inferiore ai sei mesi e una multa da almeno 15.000 euro. Ma tutto andrebbe provato attraverso quanto contenuto nelle carte degli inquirenti di Milano che certamente saranno richieste dal procuratore federale Giuseppe Chiné per verificare l’esistenza di eventuali profili sanzionabili dal punto di vista disciplinare.
Lo stesso vale per un’altra ventina di calciatori che risultano indagati per aver partecipato a giochi non autorizzato dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli sempre attraverso le piattaforme incriminate. Fattispecie che per il codice penale è sanabile con una oblazione da 250 euro.