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Spalletti, mezza Italia è fatta con il blocco Inter

Spalletti, mezza Italia è fatta con il blocco Inter

La dimensione internazionale della squadra di Inzaghi può aiutare anche la nazionale, ma il ct deve cambiare scelte. Perché Acerbi fuori e Bastoni in un ruolo diverso?

A inizio giugno l’Italia volerà a Oslo per iniziare la sua corsa al Mondiale 2026 contro la Norvegia. Con o senza Haaland, impegnato a recuperare da un brutto infortunio, sarà una sfida psicologicamente in salita perché i nostri avversari hanno approfittato delle prime due giornate – azzurri impegnati nello sfortunato quarto di finale della Nations League – per portarsi in vetta a punteggio pieno. La nazionale di Luciano Spalletti si presenterà in Norvegia staccata di 6 punti e con la prospettiva di giocarsi subito una partita decisiva per la qualificazione mondiale che, dopo i flop di Ventura (2018) e Mancini (2022) nessuno si può permettere di fallire.

Una settimana prima a Monaco di Baviera sarà stata assegnata la Champions League e in quella notte potrebbe essere protagonista l’Inter di Simone Inzaghi. Oppure no, ma poco cambia nel ragionamento perché la dimensione europea assunta dai nerazzurri è sotto gli occhi di tutti e il successo all’Allianz Arena contro il Bayern Monaco ha solo fatto da moltiplicatore agli occhi della critica internazionale.

I numeri dicono da tempo che l’Inter è una grande d’Europa. La finale di Istanbul persa contro il Manchester City è stata l’innesco, ma il quadro generale dice che i nerazzurri nelle ultime tre stagioni hanno vinto due terzi delle partite giocate in Champions League (20 su 32) e dal settembre 2023 ne hanno perse appena 2 su 19: una Madrid contro l’Atletico di Simeone, finendo poi fuori ai rigori, e una nella prima fase di quest’anno in casa del Bayer Leverkusen all’ultimo minuto e con una squadra di seconde linee. Le statistiche non sono tutto, ma non possono essere ignorate.

Siccome l’Inter è una squadra molto ‘italiana’, il pensiero corre rapido alla nazionale di Luciano Spalletti. Che gioca con la difesa a tre (come Inzaghi) e il centrocampo appoggiato su esterni forti (idem). Dunque, il cammino europeo di Inzaghi non può non essere ignorato dal commissario tecnico: mezza nazionale è fatta, si allena quotidianamente ad Appiano Gentile e deve essere semplicemente replicata toccando il meno possibile.

La storia recente dice che non è così. Francesco Acerbi, ad esempio, è fuori dalle convocazioni dal novembre 2023 e non solo perché ha attraversato un lungo periodo di problemi fisici: Spalletti punta su Calafiori, Buongiorno e Di Lorenzo (a marzo ha risposto piccato “Credo nei miei giocatori, grazie per il consiglio”) anche a costo di stravolgerne caratteristiche e posizioni. Alessandro Bastoni è uno dei migliori al mondo nel suo ruolo, ma con l’Italia è finito spesso a giocare centrale, dove perde molto della sua forza. Perché? Acerbi non può essere il futuro della nazionale ma è certamente il presente per ricreare l’asse di sinistra (Acerbi-Bastoni-Dimarco) che sta facendo grande l’Inter. Più Barella a centrocampo e Frattesi prima alternativa.

Mezza nazionale è fatta e il resto non è male. Cambiaso è perfetto come opposto rispetto a Dimarco, Tonali ha dimensione internazionale e si sposa bene con Barella, Ricci si sta costruendo da regista e la coppia Kean-Retegui ha finalmente numeri interessanti e caratteristiche tattiche e fisiche non dissimili da quella su cui poggia l’Inter. L’Italia ha scritto pagine di storia affidandosi ai blocchi del momento: nel 1982 quello della Juventus, ad esempio, fece le fortune di Bearzot. Rifiutare di appoggiarsi a quello attuale dell’Inter, adattando gli altri e non l’asse portante della squadra, appare un controsenso che non possiamo permetterci. Non pensando a quello che attende gli azzurri ad Oslo a inizio giugno.

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