Beatles: “Revolver” festeggia 50 anni - Le 7 cose da sapere
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Beatles: “Revolver” festeggia 50 anni - Le 7 cose da sapere

Fu l’album della svolta stilistica dei Fab Four, più matura e lisergica, in cui lo studio diventa esso stesso uno strumento

Originariamente doveva chiamarsi "Abracadabra", ma esisteva già un album intitolato così

In soli otto anni di carriera discografica, i Beatles hanno riscritto le coordinate della musica rock, trasformandola da artigianato a vera e propria arte. A partire da Revolver, pubblicato il 5 agosto 1966,  i Fab Four iniziarono una rivoluzione copernicana nel modo di incidere gli album.

Prima il disco era una raccolta di singoli, uguali in tutto e per tutto alle canzoni che il gruppo proponeva nei concerti dal vivo. Con Revolver lo studio di registrazione diventa esso stesso uno strumento, grazie a manipolazione di nastri, sovraincisioni e filtri. Le tecnologie non erano neanche lontanamente paragonabili a quelle di oggi, ma la creatività della band sopperiva ampiamente il gap tecnologico, grazie soprattutto al talento di George Martin, encomiabile nella sua capacità di tradurre in musica le geniali intuizioni di John Lennon e di Paul McCartney.

I Beatles furono i primi a credere nella forma del concept album, che fu poi magistralmente riproposta anche dagli Who e dai Pink Floyd. I dischi non erano più una raccolta casuale di singoli, ma un’opera in sé compiuta, con un filo conduttore e con una ispirazione complessiva che permeava ogni singolo brano, quasi fossero parti di un’unica sinfonia. Perfino le copertine dei 33 giri, a partire proprio da Revolver e poi con Sgt.Pepper e Abbey Road, diventarono esse stesse opere d’arte.

Vediamo insieme le 10 cose da sapere su uno degli album più belli e importanti del Novecento, da molti ritenuto il migliore e il più completo dei Beatles. [Cliccare su Avanti]

1) Il titolo

Il titolo Revolver venne trovato solo dopo aver completato le registrazioni ad Abbey Road. Originariamente doveva chiamarsi Abacadabra, ma Martin scoprì che esisteva già un album intitolato così. Furono presi in considerazione i nomi più bizzarri, tra cui Pendulums, Fat Man and Bobby e After Geography. John propose Beatles on Safari, Paul tirò fuori l’idea di Revolver, che piacque e a tutti e quattro.

2) La copertina

La cover di Revolver fu realizzata dal bassista tedesco Klaus Voormann, amico dei Beatles fin dai tempi di Amburgo, che coniugò le tecniche di disegno a quelle del college, utilizzando le foto di Robert Whitaker in un suggestivo contrasto di bianco e nero in un periodo in cui le copertine dei dischi erano coloratissime e psichedeliche.

3) Le tematiche di "Revolver"

I testi delle canzoni raccontano di solitudine e di mortalità, dell’insicurezza, dell’amore visto allo stesso tempo come esperienza paradisiaca e come prossimo a sfiorire, di temi sociali come le tasse e le esperienze con le droghe, esplicite ed implicite.

4) George Harrison

Revolver è il primo album dei Beatles che si apre con un brano composto da George Harrison, autore di tre brani(solo il White Album ne ha di più), la corrosiva Taxman, in cui irride il premier Mr.Wilson, reo di aver alzato le aliquote delle tasse. Love you to ha la struttura orizzontale tipica della musica indiana, in cui spicca l'esotico suono del tablista Anil Bhagwat, mentre è più rock e occidentale I want to tell you, che conferma tutte le sue qualità di chitarrista elettrico.

5) Eleanor Rigby

Ideata da Paul nella cantina di casa della fidanzata Jane Asher, Eleanor Rigby, toccante riflessione sulla solitudine di una donna anziana e dell’umile prete che celebra il suo funerale, è il primo brano in cui nessuno dei Beatles suona uno strumento. Il nome della canzone era ispirato a Eleanor Bron, l’attrice coprotagonista di Help!, e a un negozio della zona portuale di Bristol, Rigby & Amp. Nel cimitero della chiesa di St.Peter a Woolton, vicino al sobborgo di Alerton dove abitò McCartney, si trova una lapide dedicata a una certa Eleanor Rigby(1895 - 1939), mentre Father MacKenzie doveva essere originariamente Father McCartney.

6) Got to get you into my life

Il brano, che originariamente doveva essere registrato negli studi della Motown e poi della Stax, rivela tutta la fascinazione di McCartney per il soul di Otis Redding e di James Brown e per il jazz. E’ la prima volta che in una canzone dei Beatles entrano i fiati, suonati dai musicisti di Georgie Fame, uno degli artisti preferiti da Paul. Got to get you into my life, che verrà magnificamente coverizzata anni dopo dagli Earth, Wind & Fire, è in realtà un tributo alla marijuana.

7) Tomorrow never knows

Il brano più innovativo e rivoluzionario di Revolver è la spiazzante Tomorrow never knows di John Lennon, che chiude il disco, un viaggio lisergico di tre minuti ispirato dalla lettura della versione di Timothy Leary del Libro tibetano dei morti. Tomorrow never knows ha un solo accordo, nastri ripetuti in loop, il folgorante assolo di Paul McCartney mandato al contrario e soprattutto la voce stralunata di Lennon, incisa come se “Il Dalai Lama cantasse dalla cima della montagna più alta”. Una brano che sembra provenire da un futuro distopico, e che invece è stato inciso 50 anni fa.

 

 

 

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Gabriele Antonucci