Blade Runner 2049, il sequel rispettoso - La recensione
Denis Villeneuve gioca con gli elementi del film cult di Ridley Scott. Con equilibrio apprezzabile. Non folgora ma non delude
La pioggia, insistente, cupa, c'è ancora. E ci sono anche i megaschermi con le pubblicità luminose, per lo più asiatiche, anche se meno soverchianti e rumorose, in agglomerati urbani fitti e ammassati, in un mondo scolorato e spolpato dall'inquinamento e dal sovraffollamento. Ma ci sono anche la neve e una nebbia che sembra fermarsi addosso. E i replicanti, certo, ma sono nuovi e (in teoria) finalmente obbedienti. Il film più atteso e anche il più temuto dell'anno si svela: Blade Runner 2049, eccoti qua (dal 5 ottobre al cinema).
Molto rispettoso di Blade Runner, l'originale di Ridley Scott del 1982, Blade Runner 2049 è un film dei nostri tempi ma fortunamente meno nevrotico, intricato e arrembante degli sci-fi di oggi giorno. Denis Villeneuve ci sa fare. Non folgora, quello no, però non scontenta. E non era facile.
Ryan Gosling bravo ragazzo, Harrison Ford immancabile
Siamo nella Los Angeles del 2049, quasi trent'anni dopo i fatti di Blade Runner. Ci sono ancora i replicanti (simili agli uomini ma creati in laboratorio), ma ci sono quelli buoni e quelli cattivi. Protagonista è un replicante buono, il bravo ragazzo nonché "blade runner" K, interpretato da Ryan Gosling, destinato a "ritirare" (ovvero uccidere) i replicanti cattivi.
Harrison Ford, il "blade runner" Rick Deckard del 1982, torna, così come era tornato come Ian Solo nella rinascita di Guerre Stellari, Star Wars: Il risveglio della Forza. I suoi personaggi più iconici sono sempre la costola da cui si riparte. E poi c'è un nuovo costruttore di replicanti, dalle ambizioni un po' sconnesse, che ha il volto (un po' sfigurato) di Jared Leto, che questa volta latita di fascino malefico e moralmente ambiguo.
E poi c'è Madame Robin Wright, che riscatta il suo ruolo di poco peso e carisma in Wonder Woman. E poi ci sono Ana de Armas, Sylvia Hoeks, Mackenzie Davis, Carla Juri, Lennie James, Dave Bautista. E poi... e poi basta con dettagli di trama: Denis Villeneuve si è raccomandato con i giornalisti di astenerci dal rivelare particolari importanti sulla storia, e così facciamo. Come sempre.
La regia attenta (e poco metafisica) di Denis Villeneuve
Sulle spalle talentuose del regista canadese Denis Villeneuve è caduta la responsabilità del sequel di un mito. Lui ha risposto facendo un sequel nel vero senso della parola: Blade Runner 2049 prosegue la storia di Blade Runner. Tutto nasce da Blade Runner. E dà anche alcune risposte a Blade Runner.
Gioca con gli elementi del film originale, a volte nasconde e spariglia le carte come un prestigiatore per risventolartele sotto il naso nel finale. Fa tutto con un equilibrio misurato e con polso. Senza prendersi rischi eccessivi (oltre a quello già esorbitante di dirigere il film).
Nel curriculum di Villeneuve ci sono: il suo film più bello La donna che canta, e poi Prisoner, Sicario e lo sci-fi metafisico Arrival, che sembrava una sorta di preludio del percorso fantascientifico continuato con Blade Runner 2049. E invece con Blade Runner 2049 Villeneuve non sceglie la rotta più esistenzialista e riflessiva di Arrival, pur non deragliando in action ansiolitico e intrichi di trama fumosi. Anche le ambientazioni (dalle abitazioni ai residenti di Los Angeles) sono meno caratteristiche e prepotenti, più incolori, pur sulla scia delle precedenti. Ma tutto quello che avviene è plausibile. E anche ricco di significati: i replicanti più umani degli umani, il bisogno d'amore vero al di là della virtualità più avanzata, la confusione tra ciò che è vero e ciò che assomiglia al vero.
La tecnologia della Los Angeles del futuro in trent'anni è ovviamente progredita, ma senza eccessi che nascondano la voglia di strafare: bella la sequenza in cui Joi (Ana de Armas), l'amante digitale di K, si sincronizza con l'avvenente figliuola fatta di materia, interpretata da Mackenzie Davis.
Blade Runner 2049 è un buono spettacolo, nonostante duri 2 ore e mezza (l'essenzialità non è più della nostra epoca).
La frase da ricordare
Blade Runner ci aveva regalato la battuta epica, poi entrata nel linguaggio comune, "Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi".
La sceneggiatura di Blade Runner 2049 è scritta ancora da Hampton Fancher, che aveva firmato anche Blade Runner, affiancato da Michael Green. Puntuale, non mira alle sentenze a effetto.
La frase da ricordare, in bocca a Bautista: "Voi nuovi modelli siete felici di raschiare la merda? Perché non avete mai visto un miracolo".