'Blast 3. A capofitto' nel dolore
Manu Larcenet continua la sua lucida riflessione su follia, violenza e disperazione
“Blast 3. A capofitto” del francese Manu Larcenet, pubblicato da Coconino Press, è il terzo volume della eccellente e durissima storia di Polza Mancini, un uomo disperato che si dà alla ricerca del ‘blast’ mentale vagando ai margini della società, sperimentando la splendida indifferenza della natura, incontrando e vivendo sulla propria pelle l'abiezione umana.
Il tema del male di vivere nelle sue tante declinazioni è spina dorsale di tutta l'opera, ma in questo terzo volume Larcenet affronta di petto la malattia mentale nelle sue forme più palesi. L'espressione artistica è parte importante del racconto, di volta in volta ammirata o sbeffeggiata, e il suo linguaggio è elemento chiave nella lettura del fumetto.
Il corpo grasso e pesante di Polza, schifato e abusato da tutti, nutrito ad alcool, droghe e cioccolata, viene sottoposto ad ulteriori sevizie. Pur vicino all'idea del suicidio, Polza si allontana però dalla morte, lasciandosi in qualche modo soccorrere quando è ferito.
Si ritrova così in un ospedale psichiatrico, che disprezza profondamente. Il suo giudizio sulle cure, sui pazienti e sullo staff sono cinici, e la sua insofferenza monta fino all'evasione. Di nuovo solo e immerso nella natura estiva, Polza è libero, ma anche terribilmente vulnerabile.
L'incontro con Roland e poi Carole Oudinot sembra creare un momento di armonia, presto oscurato dal presagio del cerchio che si chiuderà nel prossimo e ultimo volume, il terribile evento che ha condotto Polza a spiegare la sua storia ai due investigatori che l'hanno braccato e arrestato.
In un racconto tutto in bianco, nero e grigio, pur con stili diversi nel trattare i vari elementi, il colore si riconferma appannaggio dell'interno della mente. Già nei volumi precedenti c'erano sogni e ricordi dai toni offuscati, e soprattutto i coloratissimi disegni infantili dei blast, momenti di illuminazione/psicosi.
In questo terzo libro Larcenet inserisce inquietanti opere di art brut: i quadri dello stradino suicida gridano il dolore lacerante della follia attraverso volti tesi e colori saturi e terrosi, mentre i ritratti a collage fatti da Polza in ospedale esprimono il suo disgusto e la sua rabbia attraverso i toni dell'incarnato e gli strappi nella carta.
I moai scolpiti negli alberi del bosco, delineati in bianco e nero con la stessa cura riservata alle piante e agli animali, fanno invece parte del mondo oggettivo, e danno forma sorprendentemente concreta delle visioni di Polza.
“Blast 3. A capofitto” è un volume brossurato di 208 pagine colore e bianco e nero. È pubblicato da Coconino Press che lo propone a 22 Euro.
Si ringrazia Nicola D'Agostino per la collaborazione nella realizzazione dell'articolo.