Tradire nei rapporti di coppia: Scelta personale o spinta istintuale irrefrenabile?
Colgo l’occasione per pubblicare sulla mia pagina lo scritto della dott.ssa Capuano in cui si affronta, a mio avviso in modo molto interessante, l’argomento tanto attuale del tradimento. Come si evince dallo scritto il raziocinio garantisce ancora all’uomo la possibilità …Leggi tutto
Colgo l’occasione per pubblicare sulla mia pagina lo scritto della dott.ssa Capuano in cui si affronta, a mio avviso in modo molto interessante, l’argomento tanto attuale del tradimento. Come si evince dallo scritto il raziocinio garantisce ancora all’uomo la possibilità di scelta. Per fortuna, nonostante l’istinto primordiale, rimaniamo degli esseri pensanti!
La coppia è una diade in cui si manifestano le più svariate dinamiche: pensiamo al gioco, alla seduzione, al desiderio, all’amore e perché no, anche alla noia! Quest’ultima è spesso il vuoto fertile in cui i membri della coppia possono cadere in tentazione! È’ infatti l’abitudine a spingerci verso nuove varietà, verso qualcosa che sia diverso dal nostro partner, o oltre alla noia c’è altro di più filogenetico a cui dare la responsabilità del tradimento?
Sempre più donne si lamentano che il proprio compagno è infedele, e se ancora non è caduto in tentazione, allunga l’occhio e le proprie fantasie sessuali verso altre giovani ragazze che hanno in comune con la sua partner solamente il genotipo sessuale!
Ma non solo le donne sono insofferenti di fronte all’eventuale possibilità di adulterio da parte del proprio partner, anche gli uomini sono terrorizzati dal pensiero di ricevere un ipotetico tradimento!
La paura del tradimento, in una cultura basata sul concetto di monogamia, come mai continua a persistere? La ragione è semplice: le persone infrangono il compromesso della fedeltà di coppia, ergo il tradimento permane anche all’interno di una cultura essenzialmente monogama! L’ultima domanda che resta da porsi è come mai allora sia uomini che donne sono infedeli? Come mai i cervi sono in tutte le stagioni e non solo a primavera?
Sicuramente il desiderio e l’attrazione sessuale giungono da molto lontano e servono per innescare quella serie di reazioni che portano alla copulazione così da garantire la continuità della specie; ma l’evoluzione dall’alto della sua intelligenza ha ritenuto essenziali il desiderio e l’attrazione sessuale ai fini della procreazione, ma non per permettere alla prole di sopravvivere dopo la nascita. Così l’evoluzione stessa ha permesso all’amore e all’affetto di divenire un ingrediente essenziale dello scambio sessuale. Proviamo a chiarire meglio questo concetto facendo riferimento al testo “La scienza dell’amore” di E.A. Jannini e G. Carrada che descrive le regole del “gioco sessuale” in maniera eccellente.
Nei nostri avi, di sesso maschile, era di fondamentale importanza restare al fianco della femmina con la quale avevano avuto rapporti sessuali per assicurarsi che nessun altro uomo la fecondasse, così da essere certi che quel bambino era davvero frutto del proprio patrimonio genetico. Questo meccanismo ha permesso all’uomo di incrementare due parallele condotte comportamentali: da un lato la vicinanza alla propria partner ha favorito la nascita di sentimenti di attaccamento e accudimento che generano l’amore all’interno della coppia. Però d’altro canto, l’incertezza della paternità assume il ruolo di una nevrosi: essa spinge il maschio a desiderare di accoppiarsi con il più indiscriminato numero di donne, al fine di sviluppare l’idea che in almeno una di esse sarà preservato il proprio patrimonio genetico.
Per le donne il discorso non è molto differente, una donna tende a desiderare un compagno stabile al suo fianco, come sostentamento indispensabile della prole. Ecco allora che questo sentimento necessario di vicinanza e condivisione si trasforma in amore. Però allo stesso tempo la donna desidera un uomo che le dia la sicurezza di esserci, un uomo che le doni tutti i mezzi per farla sopravvivere e far sopravvivere la prole, ma d’altro canto, desidera un uomo bello, intelligente e simpatico, che abbia dei buoni geni, per generare un figlio che sia dei migliori!
Quindi secondo questo assunto le donne tradiscono perché vogliono i geni migliori per i propri figli, ma poi li lasciano crescere a colui che assicura la sua presenza, nonostante è portatore di geni meno brillanti!
Ovviamente non è un cut-off necessario l’ossessione verso la prole per giustificare il tradimento, ma da un punto di vista evoluzionistico l’istinto legato al tradimento negli esseri umani nasce da quanto detto fino ad ora. Sicuramente questa visione ci riporta alla nascita di realtà quali sessualità, amore, tradimento e gelosia, che restano come un marchio nei meccanismi istintuali dell’essere umano.
L’esistenza di questa tendenza innata al tradimento e all’amore, motiva così tutto ciò che si nasconde dietro la complicata rete del gioco sessuale? Quindi la responsabilità di non attenersi alle regole implicite della monogamia è dovuta totalmente alla presenza di tali tendenze innate o il potere di gestirle è anche dell’essere umano?
È corretto a questo proposito, parlare di tratti vestigiali, di tendenze innate, come quella al tradimento, che restano persistenti nella nostra specie, ma è altrettanto doveroso far riferimento alla responsabilità individuale: ognuno di noi può scegliere quali condotte e comportamenti assumere nella propria vita e nel proprio rapporto di coppia, anche perché eccetto per alcuni disturbi siamo dotati del controllo dei nostri impulsi! Inoltre mettere in atto comportamenti poligami non è più così indispensabile in una società in cui l’artificio garantisce che i propri geni siano preservati.
In conclusione quindi ogni tendenza innata può essere gestita e si può scegliere di resisterle oppure no; nel caso in cui consapevolizziamo questo siamo liberi di scegliere, muovendoci sempre, a mio parere, nell’ambito del rispetto non solo degli altri, ma soprattutto di sé stessi, possiamo portare alla luce ciò che teniamo in ombra. Per far ciò è necessaria una comunicazione autentica e sincera prima con noi stessi e poi con l’altro, così da essere liberi di fare la propria scelta e di rendere libero l’altro di fare la propria.