Bob Dylan: “Blonde on Blonde” compie 50 anni
Il settimo album del bardo di Duluth è il primo doppio Lp della storia del rock
Bisognerà aspettare "Blood on the tracks" del 1975 per ritrovare un Dylan così ispirato
Bob Dylan, con 74 primavere sulle spalle, non ha più la voce ammaliante degli anni Sessanta, ma conserva intatti un carisma e un’intensità interpretativa che non ha eguali nella musica contemporanea. Per questo c’è molta attesa per il 20 maggio, giorno in cui sarà pubblicato in tutto il mondo Fallen Angels, titolo ispirato da un film di Otto Preminger , il suo 37° disco in studio.
Dylan è il cantautore più influente della storia del rock, che da portavoce del movimento pacifista degli anni Sessanta, quasi suo malgrado, è diventato via via un’icona di straordinario carisma. Ai suoi primi album si deve la rinascita del folk, in un periodo in cui le classifiche erano dominate dai ritmi sincopati del beat, per poi attirarsi, nella seconda metà degli anni Sessanta, le critiche degli integralisti del genere, che non accettavano l’uso della chitarra e dell’armonica amplificate.
Blonde on Blonde, pubblicato il 16 maggio del 1966, è il coronamento di una prima parte di carriera straordinaria e irripetibile, con sei capolavori su sette album pubblicati. Bisognerà aspettare il 1975, anno di pubblicazione di Blood on the tracks, per ritrovare un Dylan così ispirato.
Vediamo insieme le 5 curiosità da sapere su uno dei migliori album non solo di Dylan, ma della storia del rock. [Cliccare su Avanti]
1) Il primo doppio album rock
Blonde on Blonde, in un periodo in cui i 33 giri erano formati da 8-9 brani, conteneva ben 14 brani, quasi tutti di durata superiore a i 5 minuti. Per questo fu necessario stamparlo su due 33 giri, cosa mai accaduta prima d’ora, apparentemente un suicidio commerciale, visto il costo del disco. Per questo Blonde on Blonde è il primo doppio album della storia del rock, seguito ad agosto da Freak out di Frank Zappa.
2) Johnny Cash
Il sound rock-blues di Blonde on Blonde, descritto da Dylan come “sottile, sfrenatamente mercuriale”, fu esattamente quello che Dylan aveva già in testa fin da Highway 61 Revistited, ma qui ancora più compatto e rifinito. Merito degli straordinari musicisti che lo accompagnarono in studio: la Band al completo, l’organista Al Kooper, il chitarrista degli Hawks Robbie Robertson e turnisti locali come il batterista Kenneth Buttrey e il pianista Hargus “Pig” Robbins. Durante una delle session negli studi Columbia di Nashville dà un piccolo contributo anche Johnny Cash, anche se il suo nome non appare nei credits del disco.
3) I testi
Sono in molti a sostenere che alcuni dei migliori testi mai realizzati da Dylan, si pensi a Visions of Johanna, Just like a woman e a Rainy Day Woman #12 and 35, si trovino in Blonde on Blonde. E’ incredibile la facilità con la quale l’artista scriveva canzoni indimenticabili, una dopo l’altra, chiuso in studio di registrazione mentre i suoi musicisti giocavano a carte, in attesa che il brano fosse pronto.
4) Droghe
Anche se il nome di Dylan non è il primo a venire in mente quando si pensa alla stagione del rock psichedelico, il bardo di Duluth ha candidamente confessato di aver assunto una notevole quantità di droghe durante le sessions di Blonde on Blonde. Emblematico, in questo senso, è il brano di apertura Rainy Day Women #12 & 35 in cui Dylan afferma nel chorus, con voce evidentemente alterata da sostanze psicotrope, “everybody must get stoned”("tutti devono fumare marijuana"), anche se il cantante ha sempre negato questo significato.
5) Claudia Cardinale
Nella prima edizione americana dell’album si trovava anche una foto della nostra Claudia Cardinale, probabilmente scelta dal fotografo Jerry Schatzberg, autore dell’iconica immagine di copertina, volutamente sfocata. Lo scatto con l’attrice italiana è stato eliminato nelle successive edizioni, come quella rimasterizzata del 2003 oggi in commercio.