Braccialetti rossi, parla Niccolò Agliardi: "La mia musica per raccontare una storia indimenticabile"
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Braccialetti rossi, parla Niccolò Agliardi: "La mia musica per raccontare una storia indimenticabile"

Dal 28 gennaio è nei negozi la colonna sonora della fiction che ha conquistato il pubblico di Raiuno.

Di Braccialetti rossi questo sito ha già parlato diffusamente: ispirata a un grande successo televisivo spagnolo, la fiction in onda dal 26 gennaio su Raiuno racconta la vita di alcuni giovanissimi pazienti di un ospedale. Sono tutti alle prese con patologie molto gravi, ma decidono di essere amici per sempre e insieme scoprono di essere comunque innamorati pazzi della vita. Le novità di questi giorni sono tre. Uno: la prima puntata ha sbaragliato la concorrenza, incollando al teleschermo 5.300.000 persone. Due: il successo è meritato, perché  la serie è ben diretta da Giacomo Campiotti e interpretata (oltre che da Carlotta Natoli e Laura Chiatti) da un gruppo di giovani attori non professionisti davvero sbalorditivi. Tre: la storia è scandita ottimamente da una colonna sonora che dal 28 gennaio è disponibile in tutti i negozi (digitali e non) e che è stata firmata da Niccolò Agliardi.

Milanese, 39 anni, autore e cantautore, ha collaborato con grandi nomi come Laura Pausini, Eros Ramazzotti, Elisa, Emma, Zucchero, Bryan Adams; stavolta, però, si ha la sensazione che la sua carriera sia a una svolta; merito non solo dei nove inediti da lui composti (tra cui la già popolarissima title track Braccialetti rossi: «Io non ho finito, perché ho sete ancora...»), ma anche della felice scelta di inserire nel racconto alcuni brani popolarissimi (da Ogni volta di Vasco Rossi a Non me lo so spiegare di Tiziano Ferro, da Acqua e ghiaccio di Emma a Mi tengo di Laura Pausini) che, anche se non originali, in questo contesto sembrare trovare una vita musicale e un'intensità assolutamente nuovi.

 

Raccontare in musica la storia di sei ragazzini malati: la sfida è vinta, Niccolò, ma si è preso una bella gatta da pelare...

Lo so, ma a togliermi ogni esitazione ci ha pensato il produttore Carlo Degli Esposti: l'ho incontrato la prima volta un anno fa e mi ha spiegato con molta franchezza che cosa aveva in mente: una fiction che non fosse né ricattatoria né tantomeno “paracula”. Il suo entuasiaamo e il suo rigore mi hanno fatto capore immediatamente che mi stavo imbarcando in un'avventura straordinaria. Facendo musica e insegnando (Agliardi tiene corsi di scrittura creativa alla Statale di Milano, ndr) mi considero abbastanza vicino al mondo giovanile, ma stavolta serviva qualcosa in più.

E allora?

Ho messo in stand by la mia vita quotidiana, e da giugno a novembre ho vissuto sul set in Puglia, a Fasano, seguendo passo paso le varie fasi della lavorazione. L'idea era quella di  raccontare senza enfasi una storia che potrebbe succedere in ogni ospedale d'Italia, mescolando leggerezza e profondità.

Ne sono usciti nove brani inediti.

Li ho composti insieme alla mia band, The Hills, ma ne abbiamo interpretate solo tre: Braccialetti Rossi, Tifo per te e La porta. Gli altri li ho affidati a interpreti di grande valore come Francesco Facchinetti, Ermal Meta, Il Cile, Simone Patrizi, Edwyn Roberts e Greta.

Che disco è venuto fuori?

Non sono certo io a doverlo giudicare, ma di una cosa sono certo: non sono mai stato così felice. Lo dico anche da un punto di vista umano: ho imparato a commuovermi senza pudore, a indignarmi verso la malattia e nei confronti di chi, non per cattiveria ma per debolezza, di fronte al dolore alla fine si gira sempre dall'altra parte. Anche come musicista, però, mi sento gratificato:ho scritto giorno per giorno, mettendo in musica le emozioni vissute solo poche ore prima sul set. Un autore è abituato a entrare nella vita e nella testa degli altri, ma stavolta l'intensità che ho vissuto è stata davvero ineguagliabile. Non la dimenticherò mai.

Nell'ambiente musicale lei è da tempo conosciuto e apprezzato, ma stavolta è arrivato a oltre 5 milioni di persone. Che effetto le fa?

Se quello che faccio piace a chi lo ascolta, non posso che gioiere, ma se parliamo di vanità non è proprio il momento: oggi mi sento anch'io un braccialetto rosso, e ne sono fiero.

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Alberto Rivaroli