Brera, dietro le quinte della Pinacoteca milanese - FOTO e VIDEO
A Panorama d'Italia, un giro per i depositi della collezione tra le opere che sono inaccessibili al pubblico
Grande successo per "Brera mai vista", ovvero la visita guidata, offerta da Panorama d’Italia (con guide Aster specializzate), nei depositi dell’importante museo milanese.
Attenti, interessati, curiosi: è così che si sono dimostrati i fortunati milanesi partiti per un viaggio nel backstage della Pinacoteca. Un itinerario nell’inconsueto, insomma. Che si è rivelato un’occasione unica per scoprire che cosa c’è dietro un quadro. E per conoscere da vicino l’immenso patrimonio che è alla base di una grande raccolta.
Dietro le quinte di Brera
Un assaggio per il dietro le quinte è stato per i visitatori il grande "box di restauro": una stanza dalle pareti di vetro, che accoglie quasi subito chi entra nel museo (è tra le primissime sale) e che mostra uno stretto collegamento tra il lavoro dei restauratori e l’allestimento permanente. In quella stanza isolata, infatti, le operazioni di pulitura e restauro sono condotte in loco, senza che i dipinti debbano essere trasportati in altri laboratori. "Questo assicura che nessuno sbalzo termico o incidente di trasporto minacci i dipinti" ha spiegato la guida.
Un giro nei depositi della Pinacoteca
"Sono quasi 700 le opere che la Pinacoteca di Brera esibisce nella sua collezione permanente. Ma sono quasi altrettante quelle che sono conservate nei depositi. La raccolta nelle 38 sale è dunque soltanto la punta di un iceberg". Eccoci allora sotto la superficie. Due sono i grandi depositi interni. Distribuiti lungo il percorso, sono ambienti delimitati da pareti di vetro. Visibili a tutti, ma generalmente inaccessibili al pubblico, ospitano le opere in condizioni microclimatiche ideali. "Ad assicurare il perfetto microclima sono i soffitti aperti" spiega la guida.
I capolavori di Cesare Zavattini
"Essi eliminano ogni rischio di umidità e scongiurano il pericolo di alterazioni delle tele, dei legni, o la formazione di dannosi batteri". Le rastrelliere "a pettine", dentro quelle stanze, ospitano un patrimonio ordinato e catalogato in ogni dettaglio. Eccoci in quella della sala 23. Ci si muove tra capolavori e curiosità. Spunta una cassa verde che contiene l’intera collezione che fu di Cesare Zavattini. A una parete, un dipinto di Francesco Albani ci porta a spasso nel tempo: "Fu realizzato per la famiglia Farnese, è stato restaurato nel 2012, è stato esposto in sala per una stagione, e infine è stato ricoverato in attesa di una nuova occasione di esporlo". Si capisce allora che i depositi di Brera non sono affatto luoghi polverosi e statici, come un certo immaginario tenderebbe a suggerire.
Bensì, sono un laboratorio vivo e pulsante, dal quale le opere escono a rotazione, per entrare a far parte di mostre temporanee oppure per essere restaurate, prestate, studiate.
Il Cristo alla colonna
Ma la parola deposito ha diverse sfumature. Se i "depositi sono le stanze che ospitano i quadri non esposti, può capitare che dipinti esposti siano qui in deposito". Cosa significa? È ciò che capita, per esempio, al celeberrimo 'Cristo alla colonna' del Bramante, una delle opere più note della Pinacoteca di Brera. Ebbene, guardando attentamente l’iscrizione alla base della cornice, si scopre che quel dipinto non appartiene alla pinacoteca, bensì è ceduto "in deposito dalla Chiesa di Chiaravalle".
Perché sta qui? Semplice: "Perché qui non rischia danni ed è visibile a un maggior numero di persone" sintetizza la guida.
L'adorazione dei pastori
Ecco poi un’altra opera in deposito: il bellissimo Zandomeneghi della Gam; ecco la suggestiva 'Adorazione dei pastori' di Luca Cambiaso; ed ecco pure cornici vuote "perché il dipinto che le occupava è stato prestato e ha preferito vestire una cornice da viaggio, più comoda e sicura, senza mettere a rischio la delicata cornice originale".
Il 'dietro dei dipinti'
Dopo tante informazioni, i visitatori più curiosi si sono abbandonati all’osservazione (proibita in una visita tradizionale) del retro dei dipinti, così ricchi di storia, tra iscrizioni che ne indicano gli antichi passaggi di proprietà, le increspature dei legni, i meccanismi di sostegno che scongiurano i danni del tempo. Infine, per tutti, la possibilità di assecondare quella tentazione irresistibile di tornare delle sale e sostare ancora per un attimo di fronte ai grandi capolavori della collezione permanente.
Come il Caravaggio (non ceduto alla mostra in corso a Palazzo Reale), e i meravigliosi Piero della Francesca, Guido Cagnacci o Lorenzo Lotto.
Visita terminata. Ma si replica con altre due date: appuntamento a venerdì 20 e sabato 21 ottobre. Per una nuova "Brera mai vista", ancora da scoprire.