Caccia al tartufo: i segreti e le tecniche - FOTO e VIDEO
Alla ricerca del "diamante nero" a Scheggino in Umbria in occasione di Panorama d'Italia. Con Giovanni e Santino, esperti cavatori, e le loro cagnette
Caccia ai profumi e ai sapori dell'Umbria. Alla ricerca del "diamante nero" con due esperti cavatori, Giovanni Piermarini e Santino Ramadori, che da sempre lavorano per la Urbani Tartufi. Destinazione, l'impianto sperimentale dell'Activo Park di Scheggino a 12 km da Spoleto.
Comincia così, a bordo di una Jeep guidata da Renato Santese, il safari con gli ospiti della tappa umbra di Panorama d'Italia per una escursione alla ricerca del prezioso fungo ipogeo.
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Stella e Moretta sono le due cagnette che hanno accompagnato i cacciatori di tartufo nero in questo straordinario angolo del centro Italia, tra il verde dei boschi e le fresche acque dei fiumi, nella stretta valle Casana. E già dopo pochi minuti, dentro ad un recinto che racchiude un terreno alberato e sassoso, Stella ha compiuto la sua missione scavando a terra e consegnando nelle mani del padrone un corposo e profumato tartufo. "Oggi la ricerca si fa prevalentemente con i cani - spiega Giovanni Piermarini, 75 anni - ma un tempo si usavano anche i maiali e c'era pure chi riusciva a trovare tartufi 'a crepaccio' cioè guardando le ondulazioni del terreno".
Alba e pazienza
Giovanni ricorda di aver iniziato questo mestiere quando aveva appena 8 anni: "Per essere un buon cavatore - dice - ci vuole pazienza, occhio ed anche la forza di alzarsi presto la mattina, non più tardi delle sei per poter ottenere un buon raccolto: più tardi, con il caldo, i cani non lavorerebbero bene".
Ma nel tempo che lui ha vissuto tra queste montagne qualche differenza l'ha percepita: "I cambiamenti climatici hanno riflessi anche sui tartufi: più caldo e meno pioggia non aiutano", spiega.
La tradizione però è radicata e da queste parti nessuno potrebbe mai rinunciare ad un bel piatto di strangozzi (la pasta tipica) con il tartufo. Perciò la ricerca si fa più ardua ma continua. Addestrando cani e sperimentando per comprendere il segreto che fa nascere i tartufi sotto gli alberi di quercia e nocciolo: "Il tipo di albero - spiegano gli esperti - è fondamentale, ma lo è ancor di più l'acidità del terreno che deve essere povero e sassoso per poter far crescere tartufi".
Finita la caccia, il fuoristrada riscende dalla montagna che domina l'Activo Park. Una struttura attrezzata dal Comune di Scheggino con diverse attività all'aria aperta, percorsi avventura e rafting e gestita dal 2010 dalla Arbore srl: "In questi anni - spiega uno dei titolari, Paolo Luci - abbiamo avuto una progressiva crescita di presenze, passando dalle 12 mila del 2014 alle 18 mila del 2016". Anche dopo il sisma che ha colpito la Valnerina nei mesi scorsi, l'Activo Park ha continuato ad accogliere ospiti e a registrare prenotazioni: "Siamo ottimisti - continua Luci, che è originario di Roma -, abbiamo scommesso su questo territorio e su questa struttura che ha grandi potenzialità".