Errori e paura di mancare la Champions League: ecco perché le big licenziano subito i tecnici
L'esonero di De Rossi deciso dalla Roma, la posizione traballante di Fonseca al Milan e i precedenti del Napoli e della Juventus: c'è un filo rosso che lega tante storia di svolte prese a inizio stagione. Spesso inutilmente...
C'è un filo rosso che lega l'esonero precoce di Daniele De Rossi, deciso nottetempo dai Friedkin dopo appena 360 minuti di campionato, e le riflessioni che porteranno Paulo Fonseca lontano dalla panchina del Milan. Un filo che riannoda anche, tornando indietro nel tempo, i tormenti di De Laurentiis nella stagione post scudetto bruciata nel valzer degli allenatori e, prima ancora, l'investimento da 90 milioni di euro vidimato nel cuore dell'inverno dalla proprietà Juventus per prendere Vlahovic in quel momento capocannoniere della Serie A.
Il filo rosso è quello del terrore. Paura di restare fuori dai giochi della qualificazione Champions League, vera colonna d'Ercole per i grandi club: di qui i soldi che tengono in piedi conti e budget futuri, di là il deserto del ridimensionamento (anche se temporaneo) o dell'obbligo di mettere mano al portafoglio per sostenere il rilancio. Una partita da qualche centinaio di milioni di euro in cui le proprietà si giocano tutto o quasi.
Ecco perché i Friedkin, che fin qui hanno pompato dentro la Roma oltre 800 milioni di euro senza veder decollare il progetto, si sono convinti che convenisse cambiare in fretta De Rossi dopo la pessima partenza in campionato. Certamente pesano altri elementi, dissapori e differenti visioni sul mercato, delusione per i primi risultati e altro, ma l'elemento panico da classifica non può essere ignorato. Anche se la storia dice che raramente le cose cambiano in meglio dopo un avvicendamento in panchina.
Il Napoli della scorsa stagione, ad esempio, attese ottobre per licenziare Rudi Garcia e prendere Walter Mazzarri, poi a sua volta sostituito da Francesco Calzona. Col senno di poi avrebbe fatto meglio a tenersi il primo, l'unico con una media punti sufficiente almeno per stare in Europa e non chiudere fuori da tutto come accaduto. Eppure ADL è stato a lungo accusato di aver temporeggiato troppo prima dell'esonero di Garcia che lui stesso aveva scelto, poco convinto, come successore di Spalletti.
Il dilemma sta attraversando anche il Milan sotto choc per la partenza ad handicap di Fonseca. La notte contro il Liverpool ha segnato il destino del tecnico, con la prospettiva di un derby da incubo visti i sei precedenti. Licenziarlo, però, significa ammettere esplicitamente di aver sbagliato tutto e questo dovrebbe comportare anche piena assunzione di responsabilità da parte di Ibrahimovic e del resto della dirigenza.
Accadrà? Quasi certamente sì. L'esonero di Fonseca. Sul resto dipende anche se inciderà molto il timore di Gerry Cardinale di finire troppo lontano dalla zona di classifica che conta, ovvero quella che qualifica alla prossima Champions League. A volte tenere i nervi saldi rende di più, altre è meglio strappare. La ricetta perfetta non c'è, il panico da vuoto (di bilancio) invece è ormai una delle caratteristiche psicologiche del calcio dell'era moderna.