Antonio Conte, «l'aggiusta-tutto» più pagato del mondo
L'allenatore italiano guiderà il Tottenham per la solita (e meritata) montagna di soldi
Il contratto che lo legherà al Tottenham Hotspur per i prossimi 20 mesi è il nono che Antonio Conte firma da quando ha iniziato la sua carriera da primo allenatore nel (non) lontano 2006. Arezzo, Bari, Atalanta, Siena, Juventus, nazionale italiana, Chelsea, Inter e adesso gli Spurs da rilanciare dopo l'inizio che definire pessimo sotto la guida del portoghese Espìrito Santo è eufemistico. Fuori lui, dentro l'uomo che ha riportato alla vittoria la Juventus tramortita dall'era Calciopoli e l'Inter che non saliva sul tetto d'Italia da oltre un decennio. Una specie di aggiustatutto di livello, considerato che la sua specialità è prendere progetti che sono al punto più basso o quasi della loro storia, spendere e far spendere molto, valorizzarli e poi salutare, spesso prima di quanto previsto dalla stessa scadenza del contratto.
Nel caso del Tottenham non sarà facile, sia perché la concorrenza inglese è agguerritissima e per nulla disposta a farsi da parte, sia perché l'accordo sottoscritto assomiglia a una sorta di chiamata a gettone, per quanto di lusso. Venti mesi con busta paga da circa 16 milioni di euro a stagione che, sommati alla buonuscita di oltre 6 incassata in estate dall'Inter, rendono Conte il secondo allenatore più pagato in giro per l'Europa e il secondo sportivo italiano per retribuzione alle spalle della stellina NBA Danilo Gallinari. Una macchina da soldi oltre che da trofei e il trasferimento a Londra lo certifica insieme al resto della carriera del barese.
Che Conte sia un 'animale' da panchina, incapace di stare fermo più di qualche settimana, lo si era intuito già nell'estate del 2014, quella del burrascoso divorzio dalla Juventus a ritiro iniziato e del sì alla chiamata del presidente della Figc, Carlo Tavecchio, nel mezzo delle ferie in barca in Croazia. Allora il tecnico salentino aveva costretto la Figc, in piena crisi causa eliminazione precoce dal Mondiale brasiliano con dimissioni del ct Prandelli e del numero uno Abete, a inventarsi l'appoggio dello sponsor tecnico per finanziare uno stipendio fuori taglia per una federazione. Denaro tutto sommato investito bene, considerato il percorso della nazionale contiana fino all'Europeo dei rimpianti, terminato ai rigori contro la Germania ma vissuto da protagonisti malgrado una rosa tecnicamente non all'altezza.
Anche il passaggio al Chelsea era stato 'fast fast fast', addirittura annunciato per tempo e con breve periodo di doppio lavoro, da una parte gli azzurri da condurre nell'Europeo e dall'altra le riunioni di mercato per mettere giù il progetto dei Blues di Londra. Abramovich ne ha prima goduto, portando a casa una Premier League, poi ha pagato e non poco: 30 milioni di euro – staff compreso -, un conto salatissimo frutto della causa in tribunale persa dopo l'esonero del luglio 2017, quello dei messaggini mandati a Diego Costa e dell'irritazione (eufemismo) del magnate russo e della potente Marina Granovskaia, plenipotenziaria del Chelsea.
Anche l'addio all'Inter è stato accompagnato da una buonuscita di livello (tra i 6 e i 7 milioni di euro) e che Conte si terrà, visto che sarebbe scattata la clausola di restituzione solo in caso di firma con un club italiano. Non è avvenuto e così il 2021 del leccese sarà un anno di grazia dal punto di vista economico, il resto si vedrà in campo. Dove l'impegno è arduo. Il Tottenham deve risalire in fretta la corrente in Premier League e farsi strada dignitosamente nella Conference che è eredità della scorsa, disastrosa, stagione. Una coppa che certamente non piace a Conte ma che potrebbe soddisfare l'altra sua fame, quella di vittorie. A che prezzo? Questo non è mai stato un problema del leccese, che ai suoi datori di lavoro chiede storicamente di gettare cuore e portafoglio oltre l'ostacolo.
Levy è un presidente ricco, gli Spurs hanno strutture di prim'ordine e uno stadio fantastico appena concluso e inaugurato con il difetto, agli occhi di un allenatore, di aver dragato energie finanziarie per il presente e il futuro: il debito è il più alto in Europa e sfiora il miliardo e mezzo di euro. Il paradosso è che Conte è sceso dal carro interista perché i cinesi non garantivano il top ed è salito su quello del Tottenham dove la capacità di spesa è importante ma non illimitata. Una specie di ristorante di lusso ma non a cinque stelle, posizionato in quartiere dove ci sono almeno un altro paio di botteghe da collezionisti. Temi che non lo hanno dissuaso dallo sposare la nuova causa. Un anno e mezzo è poco, ma nella realtà è appena meno di quanto Antonio da Lecce si è abituato a restare su una panchina prima di incassare, salutare e mettersi a disposizione del collezionista successivo.