Modric e gli altri: chi ha detto no ai soldi dell'Arabia Saudita
Non solo Ronaldo, Benzema e chi ha fatto il grande salto verso il calcio nel deserto: in questa estate folle ci sono anche calciatori e allenatori che hanno rifiutato offerte faraoniche
C'è chi ha detto sì e anche in fretta come Cristiano Ronaldo, che già da un anno è la stessa dell'Al Nassr e del campionato saudita che punta a diventare a medio termine il nuovo Eldorado del calcio mondiale. Una scelta fatta anche dall'ultimo Pallone d'Oro Benzema, per monetizzare al massimo la fase finale di una carriera straordinaria: la firma sul contratto con l'Al Ittihad gli vale un assegno da 100 milioni a stagione. Poi l'ex difensore del Napoli Koulibaly, l'ex Chelsea Kantè e tanti altri ancora perché gli sceicchi dell'Arabia hanno una montagna di denaro da investire e l'obiettivo di prendersi il centro della scena per poi dare l'assalto anche al Mondiale nel 2034.
E poi c'è chi ha detto no e viste le cifre che girano lo ha fatto per convinzione più che per convenienza. Perché i soldi fanno tanto ma non è detto che regalino davvero la felicità, soprattutto se sei uno sportivo di alto livello e senti di avere ancora molto da dare. In campo o in panchina. Il capofila dei resistenti al fascino dei petrodollari porta il nome di Luka Modric, talento eterno della nazionale croata e del Real Madrid, sul cui tavolo è arrivata una proposta indecente: 200 milioni di euro (netti) per i prossimi tre anni. Modric ha ringraziato e declinato, allungando il suo contratto con il Real Madrid di un'altra stagione che potrebbe anche non essere l'ultima se saprà ripetere le incredibili performance di quest'anno: 66 partite giocate (49 da titolare) sempre da protagonista.
Anche Leo Messi ha detto no all'Arabia prima di sposare gli Stati Uniti. Rifiuto sul campo, visto che dei sauditi e del loro progetto ha scelto di diventare testimonial globale facendosi pagare 25 milioni per il disturbo. Poi Romelu Lukaku, che insiste ad attendere l'Inter e non sente ragioni, Robert Lewandowski stuzzicato dall'idea di inseguire ancora Champions League e Pallone d'Oro, premio sfuggito nel 2020 causa Covid. Scendendo di un gradino ecco Edin Dzeko, che chiuderà la sua carriera con la maglia del Fenerbache, De Vrij in odore di rinnovo con l'Inter, il coreano Son che illumina il Tottenham e Milinkovic Savic in uscita dalla Lazio col sogno di fare un salto in avanti in un club che gli possa garantire traguardi sportivi veri anche rinunciando a una montagna di soldi.
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Quindi gli allenatori, anche loro tentati con offerte non pareggiabili dal calcio europeo il cui fascino rimane però vincente per tanti. Qualche esempio? Mourinho è stato a lungo corteggiato con la promessa di un contratto triennale da 96 milioni di euro complessivi. Ha incontrato gli emissari arabi ma ha comunicato che preferisce restare a combattere con la Roma. Anche Allegri ha avuto la via d'uscita dalla Juventus per trasferirsi a Gedda ma ha preferito declinare: gli avrebbero garantito 20 milioni a stagione per i prossimi tre anni.
Quindi Zidane, uno dei più ricercati ma anche il più difficile da convincere a sedersi su una panchina pur avendo lui per primo voglia di tornare a lavorare. E a incassare, ma non i petrodollari arabi. Altri? Gerrard con i suoi alti e bassi di carriera vuole insistere in Europa, Marco Silva e una lunga lista di nomi minori. La morale è che il denaro non può sostituire l'adrenalina di una panchina europea, nel calcio che conta. Almeno non fino a quando l'asse del pallone non si sarà spostato davvero in Arabia Saudita che è quello che temono in tanto nel Vecchio Continente senza che, per ora, Fifa e Uefa muovano un dito per imporre regole e limiti.