Neymar
(Ansa)
Calciomercato

Non è più tempo del calciomercato verso l'Arabia Saudita

Un anno fa gli sceicchi sembravano i padroni del mondo, soprattutto dei nostri campioni. Ma l'ondata 12 mesi dopo si è già esaurita e guarda solo a giocatori di seconda, forse anche terza, fascia

Un anno fa, di questi tempi, il mondo del calciomercato era invaso dai petrodollari dell’Arabia Saudita. Gli sceicchi arrivavano in Europa con valige cariche di milioni di euro, decine, centinaia e si portavano via i pezzi pregiati del nostro calcio: Cr7 fu il primo (200 min di stipendio) ma poi ecco occhi anche su grandi giocatori con davanti anni ed anni di carriera ad altissimo livello: Neymar, Brozovic, Benzema, Kanté, Mendò, Firmino, Neves solo per citarne alcuni che accettarono gli stipendi inarrivabili (ed anche un poco illogici, diciamolo…) del nuovo Eldorado del calcio.

Allora tutti scrivevano che quanto visto era solo l’inizio e che nel giro di un paio d’anni Riad e Jedda avrebbero accolto le gesta di tutti i campioni del calcio europeo…

Oggi sappiamo che non è andata così. Sappiamo che alcuni (non pochi) di quelli che hanno accettato si sono pentiti strada facendo per questioni private, personali ma anche meramente sportive. Il livello del torneo infatti non è nemmeno vicino a quello di una partita qualsiasi di Champions League e così è riemerso il peso delle emozioni e della competizione (quella vera) che hanno fatto la differenza. E così oggi l’Arabia non acceca più. Le offerte sono arrivate, sia chiaro, e diciamola tutta, un po’ meno esorbitanti rispetto a quelle dell’anno scorso, ma i «No Grazie» sono stati decisamente superiori in numero dei «Si».

L’unica vera illusione è stata quella di Stefano Pioli ed i suoi 54 min netti per tre anni (circa il quadruplo di quanto percepiva al Milan) saltata poi per non meglio precisati «intoppi contrattuali…».

Il tutto mentre nel mercato europeo di big se ne stanno muovendo parecchi, a partire da Mbappe, il numero uno dei numeri uno… Insomma, l’ondata araba si è indebolita, più che uno tsunami o un’onda da surfisti oggi siamo allo sciabordio dell’alto Adriatico. E sono in molti quelli che, dopo aver incassato un anno fa, oggi stanno pensando a rifar la valigia in direzione contraria.

È un buon segno, il segno che seppur annacquato da milioni alla fine si tratta di uno sport, di competizione ed ai campioni piacciono i campi e le sfide emozionanti. Basti pensare alle lacrime versate finora dagli sconfitti agli europei. Hanno pianto tutti, tranne gli azzurri.

Ma questa è un’altra questione…

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Andrea Soglio