Supermercato Sassuolo (che non riesce a vendere)
Berardi, Scamacca, Frattesi, Raspadori e tutti i talenti messi sul mercato da mesi ma ancora fermi in neroverde: l'estate difficile di Carnevali, ex maestro delle cessioni remunerative
La prima intervista in cui Giovanni Carnevali parlava del futuro lontano da Sassuolo di uno dei suoi talenti risale a quando sulle piste da sci c'era neve (poca), si girava in giaccone per contrastare il grande freddo e lo scudetto era ancora una partita aperta a tre tra Milan, Inter e Napoli. Sette mesi dopo il mercato del Sassuolo è ancora fermo lì: tutti vendibili, nessuno ceduto in un intreccio di trattative, rilanci, ribassi e incastri che non ha prodotto fin qui il risultato sperato dall'uomo che nel mercato italiano è conosciuto come uno dei maghi quando si tratta di monetizzare il lavoro di scouting e valorizzazione del proprio staff.
Cosa succede nell'Emilia del pallone? Alberto Dionisi lavora tranquillo in ritiro con un gruppo che, se alla fine fosse confermato, gli consentirebbe di ambire alla metà sinistra della classifica aspettando lo scivolone di qualche grande o presunta tale. Anche lui sa, però, che si tratta di una serenità effimera perché le traiettorie del mercato vogliono che ad ogni estate il Sassuolo alimenti i propri conti e i propri budget lasciando andare uno o due dei talenti più in vista.
L'operazione che è sempre riuscita con grande soddisfazione, questa volta non sta venendo a Carnevali - amministratore delegato e tuttofare cui la famiglia Squinzi ha messo in mano il gioiello calcistico -, un po' per errori di movimento e molto perché intorno c'è un contesto asfittico in cui di denaro vero ne circola pochissimo. Fin qui la casella alla voce cessioni è rimasta desolatamente vuota.
Niente da fare per Domenico Berardi, il primo della lista dei possibili partenti anche peer dare compimento a una carriera fin qui spesa in maglia neroverde con qualche soddisfazione (è campione d'Europa con la nazionale), ma anche con il sottile dubbio di aver perso i treni giusti da giovane. Poteva piacere al Milan, tutto si è incastrato su una differenza di valutazione incolmabile. Ecco, se c'è una linea rossa nell'estate di porte in faccia al Sassuolo è questa: mai le cifre pretese da Carnevali hanno trovato sponda in chi si è avvicinato per fare l'affare.
Berardi non ha trovato estimatori a 30 e passa milioni di euro e Maldini lo valutava più o meno la metà, Giacomo Raspadori (altro campione a Wembley) è rimasto fermo alla potenziale corte delle big italiane della scorsa estate quando, però, in tanti ci pensavano ma nessuno ha affondato il colpo. Davide Frattesi ha ballato avvinghiato alla Roma, dove è cresciuto, per tante settimane prima che i giallorossi pensassero anche ad altro raffreddando la posta. Il problema? Il solito, una discrepanza di qualche milione di euro tra domanda e offerta.
Poi il caso di Gianluca Scamacca, attaccante promettente cui guarda anche il ct Mancini per la nazionale del futuro. Per Carnevali vale 50 milioni di euro, soldi che al Barcellona sono stati sufficienti per portare a casa un certo Lewandovski. In Italia nessuno ha la possibilità di spingersi a quelle cifre e così chi ci ha pensato (Inter, Juventus, Napoli e Milan in ordine di apparizione) non è andato oltre a qualche sondaggio. Poi è spuntato il Psg e infine il West Ham. Su cifre inferiori e si vedrà, perché alla fine sul mercato il prezzo lo fa chi vende, ma se ti resta in mano la mercanzia anche chi compra ha il suo peso.
Per il Sassuolo cedere e reinvestire non è un'esigenza assoluta, la famiglia Squinzi è una proprietà forte e garantisce stabilità. E' però uno stile di fare calcio che fin qui ha pagato, sia in campo che nei conti. Ecco perché sorprende l'estate difficile di Giovanni Carnevali anche se ai più attenti non era sfuggito l'attivismo dell'inverno e della primavera, come se l'ad avesse compreso che non sarebbe stato facile monetizzare e si fosse mosso per tempo per mettere in vetrina i suoi gioielli. Non gli è andata bene.