La 'vendetta' di Spalletti: fermo (e stipendiato dall'Inter) fino a giugno
L'ex tecnico nerazzurro ha rifiutato tutte le panchine, anche Milan e Napoli. Rapporti tesi con Marotta e Suning
Luciano Spalletti è irremovibile nella sua decisione di trascorrere questa stagione lontano dal calcio giocato. Nessuna panchina, riposo attivo, studio e stipendio da oltre 5 milioni di euro netti regolarmente pagato dall'Inter ogni fine del mese, come da contratto prolungato fino al 30 giugno 2021 nell'estate 2018, prima che le cose con la dirigenza nerazzurra volgessero al peggio.
E dire che possibilità di scendere dall'Aventino ne sono arrivate nello scorso autunno. Alcune ricche ma professionalmente poco attraenti come la guida della nazionale dell'Ecuador o la Cina (Guangzhou R&F), altre che sono state scartate dopo un rapido approfondimento.
Spalletti è stato molto vicino a sedersi sulla panchina del Milan nei giorni dell'esonero di Giampaolo, prima che la scelta cadesse su Pioli. In quel caso è mancato l'accordo con l'Inter sulla buonuscita che il tecnico toscano pretende, ritendendo di essere stato messo alla porta da Marotta senza tenere conto dei suoi meriti nella qualificazione Champions della passata stagione.
Un secco 'no' si sono visti recapitare anche West Ham, Napoli (al posto di Ancelotti) e, infine, Fiorentina dove Commisso ha pensato anche a lui prima di licenziare Montella. I rapporti tra Spalletti e la proprietà e dirigenza dell'Inter non sono dei migliori in questo momento e la decisione di stare ferma, ma a libro paga, assomiglia anche a una sottile vendetta dell'allenatore.
Poi si vedrà nell'estate 2020 se il richiamo del campo sarà superiore a quello dei terreni agricoli cui si sta dedicando, ricaricando le pile dopo mesi stressanti, al centro delle polemiche per la gestione del caso Icardi e con una squadra che ha faticato ad arrivare quarta mentre adesso, affidata alle cure di Conte e con qualche rinforzo, viaggia in testa alla classifica.