Conte contro il Var, sfogo inutile e volgare
L'attacco contro i vertici arbitrali per un rigore leggero ma non inventato, il precedente del 2022 a Londra e quell'assenza di settembre all'incontro con il designatore Rocchi
Quella di San Siro contro l'Inter è stata la panchina numero 602 della carriera da allenatore professionista di Antonio Conte, la 193° dall’introduzione del Var. Non è credibile che un tecnico del suo livello, con profilo internazionale e abituato a misurarsi con arbitri di tutta Europa, all’alba del novembre 2024 non conosca il protocollo che lo regola al punto da confonderlo con una moviola di campo qualsiasi, invocando l’intervento per sanare decisioni dubbie e non “quando conviene” in modo “da evitare retropensieri”. Conte non può non sapere, insomma, che il Var è stato inventato dall’Ifab (in Italia c’è dal 2017) per occuparsi di chiari ed evidenti errori o eventi sfuggiti al controllo dell’arbitro e dei suoi assistenti, non per rileggere davanti a un monitor qualsiasi cosa accada in campo. Cosa, peraltro, che unisce tutti gli allenatori, se è vero che negli incontri con i vertici arbitrali la stragrande maggioranza richiede minor impatto sul gioco e sulla sua fluidità, non il contrario.
Ecco perché l’attacco nella pancia di San Siro per il rigore concesso da Mariani all’Inter, avallato dal Var Di Paolo e poi calciato da Calhanoglu sul palo è stato accolto con grande stupore e fastidio dagli stessi vertici arbitrali e, al tirar delle somme, è parso uno sfogo volgare, pretestuoso e ben oltre la soglia d’allarme in una stagione di polemiche e veleni preoccupante visto che siamo solo all’alba di un campionato che si annuncia combattuto come mai nella parte alta della classifica.
(screenshot tratto da DAZN)
Conte non ha fatto prigionieri nel suo attacco. Ha parlato di onestà delle scelte, tranquillità che i tecnici devono avere in panchina nell’affidarsi alle decisioni arbitrali – dal suo punto di vista manca – e di necessità che qualcuno spieghi quando e come il Var può o non può intervenire. Su questo punto è in difetto, enorme. Gli sarebbe bastato presentarsi lo scorso 10 settembre all’incontro organizzato dal designatore Rocchi con i tecnici della Serie A per vedere soddisfatte le sue voglie, invece di preferire qualche ora di vacanza a Ischia, saltando il faccia a faccia con l’uomo che allena arbitri e varisti. Ci saranno altre occasioni, si spera con lui presente e non assente.
Il rigore di Anguissa su Dumfries è stato definito pubblicamente dall’organo tecnico dell’AIA “leggero”, rigore al di sotto degli standard richiesti da Rocchi ai suoi uomini ma non inventato semplicemente perché il contatto tra il piede di Anguissa e la gamba di Dumfries c’è stato e, dunque, ricadeva nello spazio dell’interpretazione arbitrale non emendabile dal Var. Per intenderci, della stessa categoria del penalty con cui il Napoli ha vinto ad Empoli una partita complicatissima non più tardi di un mese fa, piaciuto molto poco dalle parti di Lissone ma accettato come supportabile al pari di quello di San Siro. Ad Empoli, però, Conte non aveva aperto bocca nemmeno in presenza delle vibrate proteste dei dirigenti toscani; aveva incartato e portato a casa. Legittimo, ma fattuale.
In definitiva lo sfogo di San Siro è sembrato molto simile a quello che segnò l’inizio della cavalcata scudetto della prima Juventus, dopo una sfida con il Parma stravinta allo Stadium e passata alla storia per lo sclero per un fuorigioco tutto sommato irrilevante. Strategia e nulla più di un tecnico che sta preparando la campagna di inverno consapevole di poter puntare al montepremi massimo, lo scudetto, e dunque pronto a mettere in campo tutte le armi.
Simone Inzaghi, intervenuto pochi minuti più tardi, si è limitato a segnalare che il collega parlava per sé e non per tutta la categoria, come invece Conte aveva lasciato intendere allargando ad altri il suo malumore. E gli ha ricordato che gli episodi vanno e vengono per tutti nel corso di una stagione. L’organo tecnico dell’AIA ha chiarito il suo punto di vista nel tradizionale spazio aperto di Open Var nel quale ha ammesso l’errore per il mancato rigore a favore dell’Udinese contro l’Atalanta (braccio evidente di Hien), quello sì da protocollo Var colpevolmente ignorato a Bergamo.
(screenshot tratto da Sky Sport)
Conte nel suo sfogo ha anche detto che, se Mariani fosse andato a rivedere il rigore e l’avesse confermato, lui lo “avrebbe accettato di più” e che il Var è uno “strumento per l’onestà” che consente di tranquillizzarsi, ad esempio, “se vede che c’è un fuorigioco poi si sta zitti”. Non è vera nessuna di queste cose, almeno nel mondo contiano. Basti ricordare quanto accaduto il 27 ottobre 2022 nel finale di Tottenham-Sporting Lisbona di Champions League: gol vittoria e qualificazione annullato a Kane al 96’ per un offside di pochi centimetri pescato dal Var. Conte espulso e furioso: "La palla era davanti a Kane, non capisco come sia stata tirata la linea dal Var perché il gol era regolare. È molto difficile commentare questa decisione, il Var sta creando molti danni. Dobbiamo accettare anche se abbiamo subito una grande ingiustizia. Voglio vedere se in un altro stadio, con un altro contesto di pubblico e in un ambiente più calcio l’arbitro e i suoi assistenti avrebbero preso la decisione di annullare un gol del genere”. Concludendo: “Non c’è nulla di onesto in quello che è successo oggi”. E’ tutto qui. Passato, presente e futuro.