Il Covid dopo le nazionali: Fifa e Uefa sotto accusa
Viaggi intercontinentali, ritiri con giocatori provenienti da tutto il mondo e che tornano infettati nei club. Tutti contro le nazionali (che salutano fino a marzo) - SERIE A, TUTTI I POSITIVI AL COVID
Il caso più clamoroso è stato quello dell'Uruguay con ben 15 calciatori infettati dal Covid nel corso della sosta che ha visto la nazionale impegnata nelle qualificazioni mondiali. L'hanno preso quasi tutti e molti se ne sono accorti dopo, al momento del ritorno nei rispettivi club. Come Godin, sbarcato a Cagliari, tamponato e messo immediatamente in isolamento senza nemmeno vedere i compagni di squadra e costringendo la società a fermare in via precauzionale anche Nandez, l'altro uruguaiano della rosa, perchè come il difensore ha trascorso le ultime due settimane a disposizione della sua selezione.
La Norvegia ha perso a tavolino la partita di Nations League contro la Romania perché il ministero della Salute locale ha impedito lo svolgimento della partita dopo lo sviluppo di un focolaio interno alla nazionale. Svizzera e Austria si sono dovute fermare per lo stesso motivo e l'Uefa farà sapere cosa ne è del risultato della partita che non si giocata. La stessa Bosnia battuta dall'Italia ha dovuto rinunciare a mezza squadra causa Coronavirus e la Serbia ha rispedito a casa Milinkovic Savic (Lazio) e Kolarov (Inter) con tampone positivo. Con la beffa, per l'interista, che il viaggio a Belgrado era stato a vuoto dal momento che, causa infortunio, gli era preclusa l'attività agonistica.
L'unica consolazione per tutti è che il calendario Fifa tornerà ad aprire una finestra per le nazionali solo nel prossimo mese di marzo quando, si spera, la situazione potrebbe essere migliore e magari con un vaccino in circolo per limitare i danni. Di sicuro le tre soste di settembre, ottobre e novembre hanno ampliato il fossato già esistente tra club, Fifa e Uefa. Da una parte gli interessi di chi investe miliardi di euro nel calcio, paga gli stipendi, soffre la crisi economica di questa stagione e soffre come fumo negli occhi qualsiasi sacrificio in termini di rilancio calciatori. Dall'altra le esigenze delle due grandi confederazioni che (Uefa soprattutto) hanno già compiuto più di un passo indietro nei mesi scorsi ma devono difendere anch'esse interessi da centinaia di milioni di euro.
Il Covid non ha fatto altro che acuire lo scontro. Con un pizzico di buonsenso si sarebbe potuto provare ad alleggerire il calendario togliendo almeno le amichevoli, ma è vero che la maggior parte degli spostamenti di questo folle autunno è stato determinato da partite ufficiali di qualificazione al Mondiale del 2022, playoff per l'Europeo 2021 e Nations League. Quest'ultima, con i suoi diritti tv centralizzati, garantisce sostegno ai bilanci di molte federazioni a cominciare dalla nostra Figc.
E dunque? Bisognerà attendere la primavera perché se ne torni a parlare e i prossimi mesi perché si capisca dove va la trattativa a tre per il nuovo calendario internazionale a partire dal 2024. Prima di quella data non c'è spazio per modifiche e, dunque, per tagli o razionalizzazioni. Poi si vedrà e sul tavolo c'è anche la cosiddetta Superlega (qualunque sia la forma che assumerà) che è al centro anche del nuovo scontro tra Fifa e Uefa.