Tutti i numeri della crisi del Milan
I rossoneri rischiano di stare fuori dalla Champions League. Le assenze di Ibra, il contratto di Donnarumma e un 2021 (fin qui) da dimenticare per Pioli - LA GUERRA SU DONNARUMMA PER CAMBIARE IL SISTEMA
Se il Milan fosse il Titanic e il campionato una traversata oceanica, ci sarebbero tutti gli elementi per lanciare l'allarme e dire che il transatlantico che ha fatto sognare rischia di schiantarsi contro l'iceberg. Invece è (per fortuna) solo una squadra di calcio in grande difficoltà perché, dopo aver accarezzato il sogno della vetta per 22 lunghissime giornate, sta vedendo scivolare via dalle dita anche l'obiettivo della Champions League. Un traguardo vitale per dare pieno compimento alla stagione rossonera e, soprattutto, innervare i piani futuri del fondo Elliott che ha rimesso in linea di galleggiamento i costi della rosa ma è ancora lontano da un raggiunto equilibrio nei conti. E non è un mistero quanto farebbero comodo i 50-60 milioni di euro generati in automatico dalla partecipazione alla coppa delle grandi orecchie.
UN 2021 DA CALVARIO
Invece dopo un 2020 vissuto a ritmi da scudetto - tale sarebbe stata la somma tra il ritorno concluso in estate e l'andata finita a gennaio - la squadra di Pioli si è sciolta come neve al sole. Lo dicono i risultati, prima di ogni considerazione tecnica. In campionato sono arrivate tutte e 7 le sconfitte del ruolino di marcia (su 19 partite giocate) e mettendo nel conto anche Europa League e Coppa Italia il bilancio dice che i rossoneri nel nuovo anno hanno vinto meno della metà delle gare disputate in campo: 10 su 24.
L'effetto sulla situazione è stato dirompente. Nel ritorno il Milan viaggia a medie da mezza classifica: 1,64 punti a giornata. Mancano 11 punti rispetto alle stesse prime 14 partite dell'andata quando il vento soffiava alle spalle. Punti persi un po' ovunque, ma soprattutto a San Siro che è diventato terreno di conquista per gli avversari, non necessariamente i grandi calibri ma anche realtà sulla carta inferiori a Ibrahimovic e compagni.
ALLARME! NEGLI SCONTRI DIRETTI SOLO SCONFITTE
Anche se l'aspetto più preoccupante in vista della volata Champions è l'assoluta inadeguatezza nei confronti diretti, che da qui in poi saranno decisivi. Nel 2021 il Milan li ha persi tutti, spesso malamente: 3-0 contro Atalanta, Inter (in casa) e Lazio (fuori), 3-1 contro la Juventus a San Siro e 1-0 con il Napoli in una gara chiave perché ha restituito chance ai partenopei che erano quasi tagliati fuori. Solo con la Roma è arrivato un successo. Adesso mancano i ritorni, entrambi fuori casa, con Juventus e Atalanta.
All'elenco andrebbe aggiunto il derby di Coppa Italia, perso a un soffio dai supplementari, e il ko contro il Manchester United a San Siro in un doppio confronto che ha rappresentato comunque uno degli apici di rendimento di questi mesi col freno a mano tirato. Troppo poco per essere fiduciosi, anche se da qualche settimana l'incidenza degli infortuni è meno pressante e Pioli può sperare di recuperare al meglio della condizione qualche uomo chiave apparso in netto calo. Chi? Theo Hernandez, Bennacer, Kessie solo per fare qualche nome.
IBRA, DOVE SEI?
E poi c'è il capitolo Ibrahimovic, fin qui più presente nella seconda parte della stagione in cose extra campo che sul rettangolo di gioco. I suoi gol sono maledettamente mancati ai compagni di squadra che hanno dovuto imparare a fare i conti con le assenze dello svedese. Era capitato anche nell'autunno del 2020 e lì le cose erano andate bene; ora, invece, senza Ibra i problemi si vedono.
Detto che la difesa è tutt'altro che impenetrabile (ultimo clean sheet il 7 marzo a Verona poi 7 gare sempre prendendo almeno un gol), nel confronto tra andata e ritorno stanno mancando soprattutto le reti segnate. Erano 32 alla 14° giornata, sono diventate 21 dalla 20° alla 33°. Meno 11, quasi tutti imputabili a Ibrahimovic che allora ne aveva marcati 10 (in sole 6 presenze) e adesso è sceso a 3 (8 gettoni). Mandzukic, arrivato nel mercato di gennaio dopo due anni senza calcio europeo, è stato un flop: 265 minuti in campo, mai in rete e due sole volte titolare. Troppo poco.
RINNOVI E LA PAURA DI SAN SIRO
La realtà è che la stagione del Milan si è paurosamente inclinata verso il basso e ora serve una mezza impresa per tirarla dritta. Nessuno discute Pioli, ma il traguardo Champions non è un dettaglio e impatterà anche sulle strategia a medio termine. Tralasciando la questione Donnarumma, agli osservatori esterni è parso inutilmente precipitoso il rinnovo a cifre alte di Ibrahimovic che fin qui ha giocato meno della metà delle partite.
Perché subito Zlatan e nessuna priorità, ad esempio, alla risoluzione della trattativa per Calhanoglu? O alla persa in carico con una certa urgenza dei dossier di Kessie, Calabria e Romagnoli in scadenza tra un anno e che rischiano di trasformarsi in casi come il portiere e il fantasista turco.
Il clima, insomma, non è dei migliori. E' quasi un bene che San Siro sia chiuso per Covid e che alcune tensioni non si scarichino sui giocatori in campo anche se i risultati non sono stati sufficienti: tra febbraio e aprile il Milan non ha vinto in casa per 70 giorni di fila. E' lì che rischia di aver mandato in fumo la sua rincorsa ai milioni della Champions League.
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