Agguati e tentati omicidi: la guerra per il controllo della Sud del Milan
L'inchiesta sulle infiltrazioni malavitose nelle curve di San Siro sta consentendo alla Procura di ricostruire la storia di quella milanista. Negli atti due agguati e l'intervento di famiglie della 'ndrangheta calabrese
Quasi un decennio di guerra per il controllo di quel fazzoletto di territorio rappresentato dalla Curva Sud di San Siro. Protagonisti molti dei nomi finiti nella rete della Procura di Milano che ha decapitato a fine settembre i direttivi dei gruppi organizzati di Inter e Milan con 19 arresti e portato all'azzeramento della Curva Nord nerazzurra sui cui affari loschi si è concentrata la maggior parte delle quasi 600 pagine dell'ordinanza firmata dal Gip su richiesta dei Pm Storari (poi messo sotto scorta) e Ombra coordinati dal procuratore capo Marcello Viola.
In quelle carte, però, anche la ricostruzione del durissimo scontro per mantenere il controllo della Sud, in mano a Luca Lucci e al suo gruppo di fedelissimi dal momento dell'allontanamento dei Commandos Tigre nel 2016. Con alleanze, minacce, risse e agguati oltre a due tentati omicidi che hanno portato a un nuovo fermo: in manette è finito Daniele Cataldo, uomo di fiducia di Lucci a sua volta raggiunto in carcere, dove si trova dallo scorso 30 settembre, da un nuovo provvedimento di indagine per concorso in tentato omicidio.
La vicenda è quella degli spari in pieno centro di Milano contro Enzo Anghinelli il 12 aprile 2019. Anche lui esponente del mondo degli ultras milanisti, Anghinelli rimase gravemente ferito dopo un agguato in via Cadore, zona Porta Romana. Mentre era a bordo della sua auto, fermo al semaforo, fu affiancato da uno scooter con a bordo due persone (uno dei due sarebbe stato Cataldo, secondo l'accusa) che spararono diversi colpi, due dei quali lo colpirono ad uno zigomo e si salvò miracolosamente, dopo il ricovero in ospedale durato due mesi.
Un agguato originato dal tentativo di Lucci e del suo gruppo di reprimere il piano dei 'nemici' per prendere il controllo della Curva Sud e dei suoi affari. Il movente del tentato omicidio sarebbe, dunque, lo scontro, in particolare, con un altro gruppo di ultrà milanisti, i Black Devil, guidati da Domenico Vottari, legato ad Anghinelli con un "progetto finale, in linea teorica" - scrivono i pubblici ministeri - che "poteva essere quello di spodestare Lucci" e "il suo gruppo e proporre in Curva nuovi gruppi egemoni (gruppo 'Black Devil' - gruppo 'Commandos Tigre')", di cui faceva parte anche l'ex capo ultrà Giancarlo Lombardi, detto "Sandokan".
Una faida non terminata con il tentato omicidio della primavera 2019. Agli atti anche un'altra aggressione contro Anghinelli nel luglio 2024 con modalità particolarmente brutali. L'uomo, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, si sarebbe recato al negozio di tatuaggi "Italian Ink" di proprietà di Luca Lucci a Cologno Monzese affermando di "essere lì in pace", ma provocando l'immediata e violenta reazione di Cataldo e Islam Hagag, altro ultrà milanista: Anghinelli veniva "colpito ripetutamente alle spalle ed alla testa con pugni, inveendo contro la vittima con frasi allusive a presunte dichiarazioni rese da Anghinelli all'autorità giudiziaria, in ordine al suo tentato omicidio, contro la Curva Sud ed i suoi componenti, facendolo rovinare per terra" è scritto nell'ordinanza e dopo il pestaggio Hagag gli avrebbe detto "sei un morto che cammina". Altre due aggressioni contro di lui e nei confronti del suo avvocato sono datate 2018 e 2019.
Conferme della guerra sarebbero arrivate dall'ascolto delle telefonate di altri protagonisti dell'inchiesta maggiore compreso Giuseppe Caminiti, anche lui finito in carcere il 30 settembre scorso. In alcune intercettazioni, Caminiti fa riferimento a Lucci e "alla sua scalata al vertice della tifoseria organizzata degli ultras rossoneri, specificando che, in seno a questi gruppi, sarebbe maturato un tentato omicidio di un tifoso, verosimilmente individuabile in Anghinelli". Caminiti diceva, infatti, nel 2020: "lui (Lucci Luca, ndr) è cresciuto nel Milan... però ha fatto piazza pulita... loro sono una bella batteria (...) loro adesso si può dire che .. non è che vanno tanto quei due .. quei due di là.. vanno tanto di là a fare gli scemi!... Anche perché abbiamo visto i risultati eh! .. Quando ci so' stati.. quando c'era qualcuno che voleva fare un attimo lo scemo nella Curva del Milan.. l'han seccato! (...) l'han seccato.. l'han sparato ... è vivo.. è vivo ma è come un vegetale".
Secondo quanto si legge nel decreto, il progetto di Domenico Vottari, a cui era vicino Anghinelli, di "scalare" la curva milanista "avrebbe scatenato l'immediata reazione del duo Lucci-Lombardi" che, "forti di aderenze alla criminalità organizzata, avrebbero sollecitato l'intervento di personaggi intranei alle famiglie platiote di 'ndrangheta Barbaro-Papalia per indurre Vottari" a "rinunciare ai propri propositi". Lucci che aveva dovuto affrontare anche un nuovo tentativo del clan rivale nel 2021 in occasione di un suo arresto per altri reati.
Che la guerra non fosse finita lo testimonia anche il tentato omicidio di un altro storico capo ultrà della Curva Sud come Giancarlo Lombardi detto 'Sandokan'. Lombardi, "acerrimo rivale di Luca Lucci per la gestione della Curva Sud", come si legge negli atti, sarebbe stato vittima, nella notte tra l'11 e il 12 gennaio scorso, di una "azione punitiva", richiesta da Luca Lucci, e portata avanti in una discoteca milanese dal fratello Francesco e altri ultrà, tra cui Cataldo. Lombardi sarebbe stato "salvato soltanto dall'intervento dei buttafuori", di cui si è "fatto scudo", e sarebbe scappato.
TUTTE LE NOTIZIE DI CALCIO SU PANORAMA