Decreto Mulè sul calcio, la montagna ha partorito un «topolino»
Della proposta originaria, che avrebbe spostato totalmente i rapporti tra Lega e Federazione, è stata rivista soprattutto dopo lo stop della Uefa. Resta una maggiore autonomia delle singole leghe
In previsione doveva essere un decreto capace di spostare i poteri all'interno del mondo del calcio italiano. Il tutto nel momento di maggiore difficoltà e debolezza del presidente della FIGC, Gravina. Invece il famoso «decreto Mulé», che prende il nome dal suo firmatario, il senatore di Forza Italia, si è rivelato alla fine un sorso di acqua tiepida rispetto alla versione originaria che avrebbe davvero scombussolato l'intero sistema.
Quello che resta, in sostanza è che da oggi il decreto "garantisce, nel rispetto degli statuti, un'adeguata rappresentanza nei sistemi federali". Quindi negli sport a squadre composte da atleti professionisti e con meccanismi di mutualità generale "le leghe sportive professionistiche hanno diritto a un'equa rappresentanza negli organi direttivi delle federazioni sportive nazionali di riferimento che tenga conto anche del contributo economico apportato al relativo sistema sportivo". Un principio di base di per se corretto cioè quello di modulare i rapporti interni soprattutto nei confronti della Serie A (che, va sempre ricordato, mantiene economicamente tuttoil sistema) che aveva solo 12% del peso elettorale. In pratica le singole leghe avranno poteri anche elettorale meglio divisi, soprattutto la Serie A che si riprenderà così il ruolo di primo piano rispetto alle altre.
Dal testo però sono scomparsi quelli che in origine erano i punti principali di un documento che sembrava scritto apposta da chi voleva tentare una sorta di «colpo di mano». Ad esempio quello legato alla giustizia sportiva che aveva messo in allarme persino i vertici della Uefa, norma che prevedeva la fine dell'autonomia della giustizia sportiva con possibile ricorso alla giustizia ordinaria.
Ipotesi che aveva costretto il presidente Uefa, Ceferin, a minacciare addirittura l'esclusione delle squadre italiane dalle competizioni europee e, addirittura, messo a rischio la possibilità di organizzare gli europei 2032.
Quello che resta è che la «guerra» tra mondi e poteri nel mondo del calcio sia forse al suo più alto momento di intensità. Gravina è nell'occhio del ciclone, debole, ed i suoi oppositori cercano di approfittarne. Si andrà avanti così in un clima di altissima tensione, fino all'inizio di novembre, al giorno del voto del nuovo Presidente Federale. La poltrona che oggi interessa a tutti, a tutti i vari poteri che ruotano attorno al mondo del calcio italiano.