Donnarumma e lo sgarbo al Milan: manca chiarezza
Raiola flirta con la Juventus, il numero 99 non si espone pubblicamente e i tifosi cominciano a spazientirsi. Storia di un amore che rischia di finire (male) - LA NUOVA STRATEGIA DI ELLIOTT CON I PROCURATORI
Ancora 75 giorni e tutto sarà chiaro anche se è probabile per la soluzione del tormentone Gigi Donnarumma possa arrivare prima del 30 giugno. Probabile e auspicabile, con in mezzo un Europeo in cui si rischia di replicare la situazione di tensione e caos che accompagnò il numero 99 rossonero nella fase finale del torneo continentale per Under 21 nell'estate 2017, quella della contestazione e del duro confronto Raiola-Mirabelli, dei soldi lanciati dai tifosi e dalle accuse che lasciarono il segno su un ragazzo (allora) appena diciottenne.
Oggi parte dello scenario è differente. Il Milan sta trattando il dossier Donnarumma con tutto il tatto possibile, non lo ha messo ancora di fronte a un bivio professionale e lo sta proteggendo agli occhi del pubblico sfruttando anche la chiusura degli stadi che evita al portierone il contatto diretto con la sua curva e i suoi tifosi. Uno dei pochi vantaggi, forse l'unico, in questa lunga fase di lockdown che ha messo la sordina ad emozioni e passioni.
Pur in un clima più sereno, però, la sostanza non cambia. Esattamente come nel 2017 i dirigenti rossoneri si stanno trovando davanti a un muro di gomma fatto di silenzi, ammiccamenti, contatti con altri club e richieste difficili da sostenere sia dal punto di vista economico - a maggior ragione in tempi di crisi pandemica - che di rapporti di forza tra società e calciatore. Non è solo una questione di denaro (l'offerta da 8 netti è alta ma probabilmente superabile da chi punta a prendersi Donnarumma gratis o quasi), i termini della contesa girano anche intorno a commissioni, durata del contratto e clausole che lasciano in mano al potentissimo Raiola la gestione della carriera di Gigio.
Il quale tace e il silenzio comincia a essere poco sopportabile. Sta reagendo con grande professionalità in campo, è vero, ma ci mancherebbe che non fosse così nei confronti di un club che ogni mese gli recapita un bonifico da poco meno di un milione di euro lordi. Donnarumma tace e i milanisti cominciano a spazientirsi. Ha tutto il diritto di decidere di proseguire altrove, meno di mancare di rispetto al Milan o di metterlo in una posizione imbarazzante. Ad esempio, se successione dovrà essere Maldini e Massara si devono muovere subito ma se lo fanno si intestano agli occhi dell'opinione pubblica uno strappo che sarebbe, invece, tutta farina del sacco di Raiola-Donnarumma. E così, di silenzio in silenzio, chi ci perde è il Milan e chi ci guadagna è solo il calciatore e chi lo gestisce. Una delle storture del pallone di oggi.
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