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(Ansa)
Calcio

FIGC, Coni, Governo, Lega, protagonisti e schieramenti delle guerre nel calcio italiano

Il fallimento totale agli europei della nazionale è solo uno dei problemi dell'intero settore, come evidenziato chiaramente dalla conferenza stampa di Gravina

Il flop dell'Italia all'europeo arriva nel momento storico di maggior debolezza della Federazione e in generale del sistema calcio italiano, forse degli ultimi decenni. È è un sospetto, quasi una certezza, che in molti abbiano salutato non con dispiacere l'uscita - e il modo in cui è avvenuta - della nazionale di Spalletti in Germania. Del resto si era capito sin dal primi giorni come la spedizione azzurra fosse accompagnata da freddezza se non diffidenza; a parte la presenza quotidiana di Giuseppe Marotta, che tra l'altro ha suscitato anche qualche critica, a fianco della nazionale non c'è traccia di proclami o qualunque altro tipo di esposizione mediatica di dirigenti e presidenti della Serie A italiana nei confronti degli azzurri.

Le parole di Gravina in conferenza stampa post eliminazione non sono piaciute alla Lega Serie A dove c'è una maggioranza nemmeno troppo silenziosa che lavora da mesi per cercare di defenestrarlo; in testa a questa cordata c'è ovviamente Lotito con cui i rapporti si sono totalmente azzerati nei mesi scorsi, quelli dei veleni, delle inchieste. Una rottura non più rammendabile. Dunque è chiaro che il fallimento tecnico dell'Europeo mette Gravina e la Federazione attuale in una posizione di assoluta debolezza.

Gravina continua ad evocare le riforme che da almeno un anno sta cercando di portare avanti, osteggiato da quello stesso sistema, che oggi gli contesta (e gli contesterà nelle prossime settimane) l'immobilismo degli ultimi due anni, quelli seguiti all'eliminazione dal Mondiale per mano della Macedonia del Nord.

POLITICA

Anche a livello di rapporti col governo e con la politica siamo ai minimi storici. Il confronto che c'è stato, durissimo, per la creazione della nuova Commissione di controllo voluta dal ministro dello Sport Andrea Abodi ha visto perdente Gravina. Abodi è stato con la Nazionale in Germania, il suo silenzio in questo momento evita di allargare la frattura, ma è chiaro che la posizione contraria presa allora da Gravina oggi trova nuovo sfogo avendo il presidente della Figc ancora pochi mesi di mandato. L'assemblea elettiva è stata convocata per il prossimo 4 novembre: sarà il giorno della conta.

Va anche ricordato che il calcio continua ad accusare la politica italiana di non far nulla di concreto per aiutare il sistema. La Federcalcio aveva approvato l'idea di togliere il Decreto Crescita, andandosi a scontrare con il volere dei club italiani, ma su tutto il resto del fronte continua a ritenere che il governo di turno, oggi quello Meloni ma anche prima la situazione non era differente, di non faccia nulla per consentire la costruzione degli stadi, la possibilità di recuperare i soldi del Decreto Dignità e del settore del betting e gli sgravi fiscali per chi investe sui vivai. Insomma tante cose che sono state prospettate come possibili riforme ma che poi sono rimaste lettera morta anche per il mancato appoggio della politica.

CONI

Per paradosso in questo momento il Coni è in una posizione neutrale. Malagò è stato alleato di Gravina nel confronto durissimo con Abodi (che va ricordato, è tutt'altro che amico del presidente del Coni e dal quale dipende l'eventuale proroga con cui potrebbe allungare la sua presidenza, restando così in sella per le olimpiadi Milano-Cortina 2026). Il numero uno dello sport italiano resta fuori dalle polemiche anche perché non ha possibilità di intervento: non esiste la possibilità di commissariare la Federcalcio perché sono andati male gli Europei.

La partita della prossima presidenza o della conferma di Gravina del prossimo 4 novembre rimarrà una partita giocata interamente all'interno del sistema calcio e nella quale Gravina ha molte carte da giocare avendo il supporto di una parte importante delle componenti che votano.

FIGC e CLUB

In tutto questo c'è sullo sfondo il macro confronto tra il calcio dei club e il calcio delle nazionali. Una cosa che attraversa tutto il sistema comprendendo anche Fifa e Uefa con i loro calendari ipertrofici. A livello italiano una federazione debole rischia di trascinare con sé anche il futuro della nazionale italiana. Resterà Spalletti. Questo si è capito. Gravina prova la carta della creazione di questo comitato di saggi di cui si parla da mesi. Va anche ricordato che i grandi club italiani sono in realtà già alleati del presidente: Inter ,Juventus, Roma e Milan erano andati a chiedere espressamente il taglio del campionato da 20 a 18 che è una delle riforme essenziali per poter trovare una sostenibilità sportiva ed economica. Tutto il resto della Serie A, che è la maggioranza, ha votato contro.

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Giovanni Capuano