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(Ansa)
Calcio

Figc, alla resa dei conti vince Gravina (in attesa di ricorsi e col dubbio sulla ricandidatura)

Il presidente fa approvare le nuove regole sui pesi elettorali e il fronte della Serie A di spacca. In un clima di muro contro muro ora possibili cause e l'intervento del governo sul calcio italiano

La Figc ha un nuovo statuto e nuove regole elettorali. Non sono quelle che voleva la Serie A, ma rappresentano comunque uno strappo rispetto al passato. Nella resa dei conti tra il presidente Gabriele Gravina e i dirigenti del massimo campionato, almeno nella partita dell'assemblea straordinaria di Fiumicino, ha vinto Gravina. Aveva una maggioranza molto forte su cui appoggiare la propria proposta e non ci sono stati cedimenti: 376 voti a favore (80%), 29 contrari e 46 astenuti nel gioco di pesi e contrappesi tra componenti destinato a cambiare subito proiettandosi verso le elezioni di inizio 2025.

Il fronte di Gravina ha tenuto, quello di Lotito e della cordata all'interno della Serie A che chiedeva maggior peso e un autonomia ancora più spinta è stato, invece, sconfitto. E' vero che la Lega Serie A era arrivata a Roma compatta con un documento presentato all'unanimità e che nessuno dei venti club ha votato per la proposta Figc, ma i contrari espliciti si sono fermati a 8 mentre 12 hanno scelto la strada dell'astensione. Cosa significa? Non è detto che la condizione di minoranza del presidente della Lega, Lorenzo Casini, vada oltre le questioni legate al nuovo statuto ma di certo è un segnale da non sottovalutare.

Non è un caso che Beppe Marotta abbia provato a chiosare senza alzare i toni quanto accaduto in assemblea: "Non si è voluto esprimere dissenso nei confronti della proposta di Gravina, ma c'è un dibattito aperto all'interno della Serie A che va affrontato. Si possono ottenere risultati anche senza fare muro contro muro, vanno prese posizioni di non belligeranza nei confronti della federazione, ma ci deve essere un confronto schietto e costruttivo per entrambe le parti". Parole diverse da quelle espresse nel salone di Fiumicino dove è andata in scena una vera e propria resa dei conti.

Da una parte Gravina con il suo attacco totale ai suoi nemici, Punto uno: "Una piramide rovesciata in cui i pochi finissero per contare più dei molti sarebbe la giungla dei più forti”. E sull'autonomia rivendicata dalla Serie A: "Quella stabilita dalla proposta Figc va ben oltre quella della Premier League presa a modello -. Ho inteso da subito accogliere le istanze della componente più importante. Ma ogni volta veniva chiesto di più nel tentativo di ottenere di più o mortificare qualcun altro".

Punto tre: “Il calcio non appartiene a nessun presidente federale e nessun presidente di Lega. Il calcio è una responsabilità che non si può ridurre solo a una mera lotta di potere”. E sul suo futuro - si ricandida o no? - un'altra stoccata: "Scioglierò la riserva tra qualche giorno. Ho pagato prezzo altissimo in questi sei anni, non ho paura, amarezza si, ma sotto il profilo emotivo sono sereno. Ho voluto ripetere a me stesso alcuni slogan di incoraggiamento, ho lasciato degli alert alla platea".

Lo statuto approvato a larga maggioranza modifica i pesi elettorali in Federcalcio. La Serie A passa da 3 a 4 consiglieri (18%), la Serie B a 2 (6%) mettendosi al pari della Lega Pro che rinuncia a una poltrona (12% in assemblea). Escono gli arbitri, invariati Dilettanti, Assocalciatori e Assoallenatori. Basterà? No. E nemmeno la maggiore autonomia concesso alla Serie A che ha spiegato per bocca di Casini: "Stiamo cercando il ripristino di un equilibrio che c'era e che negli anni è cambiato. Non è una battaglia di aggressione ma di difesa, da troppi anni siamo mortificati da decisioni prese contro di noi. Ora la Serie A conta di più ma non è abbastanza".

Alle porte il ricorso per invalidare l'assemblea che, secondo i ribelli, si sarebbe dovuta tenere già considerando i nuovi valori elettorali. E sullo sfondo la politica. Giorgio Mulé, ispiratore dell'emendamento nel dl sport, lo aveva detto alla vigilia: "Trovino una mediazione oppure il Parlamento interverrà". Il tutto mentre Gravina è alle prese con la richiesta di sequestro di 200mila euro da parte della procura che indaga sulla vicenda della vendita dei diritto della Lega Pro. Un passaggio delicato, dopo un primo respingimento da parte del gip, che rischia di influire sulla sua posizione nei prossimi mesi.

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Giovanni Capuano