L’Italia esce dalla Nations League ed entra subito nelle qualificazioni mondiali. Lo fa al termine di una partita difficile da raccontare e commentare: primo tempo da schiaffi (3-0 per la Germania e figuraccia in mondovisione) e ripresa che riscatta tutto tranne il risultato visto che finisce 3-3 non senza rimpianti. Serve seduto dallo psicologo per capire se si possa tornare da Dortmund delusi, arrabbiati, preoccupati, fiduciosi, tristi o quant’altro. Oppure anche tutte le cose insieme.
Venerdì 6 giugno 2025 in serata, a Oslo, l’Italia si giocherà una fetta importante della qualificazione al Mondiale del 2026. Lo farà arrivando in Norvegia, al cospetto di Erling Haaland, con un abbrivio che andrà decifrato nei prossimi novanta giorni. Due sconfitte contro Francia e Germania e una mezza impresa sempre con i tedeschi. Basterà per non mettersi nei guai? Siccome in terra tedesca la nazionale ha giocato due partite in una, troppo diverse per essere accumunate, anche il commento si traduce in due articoli dentro lo stesso.
Primo tempo: figuraccia che cancella in un colpo solo i segnali positivi dell’autunno post Europeo. Lezione durissima, impartita a una squadra priva di qualità, intensità, attenzione e coraggio. Se non bastasse l’immagine del raddoppio preso da Musiala, con difesa e portiere a fare assemblea mentre la Germania batteva il calcio d’angolo, ecco i dati statistici al riposo del Westfalenstadion: 64% possesso palla per gli altri, 18 tiri (6 in porta e 3 in rete). A zero. In tre quarti d’ora.
La Germania si è allenata con gli azzurri e sarà difficile per Spalletti rimettere insieme i cocci prima del volo che ci porterà a Oslo a inizio giugno. Piccolo inciso: siccome il girone bisogna vincerlo per andare al Mondiale, senza spareggi o cose da incubo, bisogna arrivare primi e molto passerà dal doppio confronto con la Norvegia non volendo considerare Israele, Estonia e Moldova oltre il necessario. C’erano mille modi di prepararsi al momento della verità, l’Italia ha scelto il peggiore.

Secondo tempo: orgoglio e pregiudizio. Orgoglio italiano su cui è stata costruita una rimonta che avrebbe meritato miglior sorte del semplice pareggio. Velocità, intensità, ampiezza di costruzione della manovra, cinismo sotto porta e capacità di sacrificio nei ripiegamenti difensivi a campo aperto. Moise Kean autore di una doppietta da attaccante vero. Siccome non è credibile che sia statu sufficiente inserire Frattesi e Politano al posto di Gatti e Maldini per ottenere la metamorfosi, è evidente che a fare la differenza sia stata la testa.
Se il signor Pskit, varista di turno, non avesse convinto Marciniak (impreciso) a togliere il rigore concesso a una ventina di minuti dalla fine sul 3-2 tedesco – ecco il pregiudizio – l’Italia avrebbe realmente potuto scrivere un’altra pagina di storia contro la Germania. E anche prendersi le semifinali della Nations League e finire nel girone di qualificazione mondiale contro la Slovacchia con partenza a settembre. Una sliding door che scopriremo nei suoi effetti solo in autunno. Per ora ci fermiamo qui, confusi e infelici. Voto alla serata di Dortmund? Un grande boh.