Ibrahimovic eterno, ma il Milan non è da scudetto
Lo svedese trascinatore, Pioli e il miracolo di una squadra che sta viaggiando da giugno oltre le proprie debolezze. Il vero traguardo è il ritorno in Champions League
Zlatan Ibrahimovic domina sulla Serie A e sul Milan, così come Ronaldo fa con la Juventus e Lukaku con l'Inter. Storie di attaccanti che segnano con un ritmo impressionante (una rete ogni 48 minuti per il portoghese e una ogni 53 per lo svedese) ma che soprattutto pesano per la leadership che portano in campo e che trasfigura le proprie squadre. Non è un caso che Ibra abbia risposto subito alla doppietta di CR7, con in mezzo Lukaku trascinatore nella rimonta dell'Inter sul Torino e poi leader anche a parole nel denunciare la mancanza di cattiveria e di carattere dei nerazzurri, la vera incognita di questo inizio di stagione.
La vittoria a Napoli lancia il Milan in una mini fuga in vetta alla classifica. Tra i rossoneri e il quarto posto, occupato dall'Inter, ci sono 5 punti che rappresentano quasi un tesoretto in un torneo all'insegna dell'equilibrio assoluto, come se una livella avesse accorciato le differenze di valori della vigilia lasciando spazio alla libera iniziativa degli outsider. Sorprende il Sassuolo, piace la Roma, pare tornata ai livelli pre-Covid la Lazio e qualche segnale di Juventus vera si intravede anche dalle parti di Torino.
A pesare, però, sono soprattutto i tre punti presi dai rossoneri al San Paolo in uno scontro diretto in cui certamente non partivano favoriti. Ibrahimovic domina e nasconde anche i limiti di una squadra non costruita, per stessa ammissione della società, per essere subito vincente. E' un bene che i rossoneri lo dicano ad alta voce, così da evitare l'effetto ritorno quando la marcia sarà meno sicura di quella innestata da giugno in poi. C'è una statistica clamorosa che racconta il livello di maturità raggiunto. Dal ritorno in campo a oggi (20 partite) il Milan è risultato di gran lunga la più prolifica del gruppo delle grandi: 50 punti contro 42 della Roma, 41 dell'Atalanta, 40 dell'Inter e via a scendere con Napoli e Sassuolo (37), Juventus (36) e Lazio (30).
Un titolo virtuale pur se indicativo. Eppure le debolezze ci sono e si vedono. I rossoneri dipendono quasi completamente da Ibrahimovic anche se è vero che il Milan ha già saputo fare a meno di lui in questo lungo periodo, senza mai tracollare. E' successo in estate per un problema al polpaccio e sono arrivate 2 vittorie e il pareggio esterno in Coppa Italia con la Juventus. Ed è accaduto in autunno per il Covid con i compagni capaci di non farlo rimpiangere: successi contro Crotone, Spezia, Bodo Glimt e (ai rigori) con il Rio Ave. Messo tutto insieme fa 6 vittorie e un pareggio in 7 partite senza Ibra in campo. Non è una consolazione, ma il punto di partenza per analizzare cosa può accadere adesso.
Pioli sta facendo un grande lavoro ed è aiutato dal momento di forma dello svedese. Però la rosa è corta, manca un vice Ibra e anche in difesa si trema ad ogni accenno di infortunio di Kjaer o Romagnoli. La stagione sarà lunga e massacrante, l'entusiasmo non basta ma è benzina utilissima a mettere in cascina il fieno per la corsa al quarto posto Champions che rappresenta il vero scudetto di questa annata. Centrarlo significherebbe accelerare il processo di uscita dal tunnel. Su questo è bene che tutto l'ambiente di concentri, senza farsi venire le vertigini osservando la classifica degli ultimi cinque mesi.
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