Inter, la cavalcata in Europa non salva il bilancio
Migliorano i conti grazie alla Champions League e ai ricavi di San Siro, ma il club nerazzurro rimane lontano dall'equilibrio economico. E le scadenze di Zhang si avvicinano... - L'ULTIMA SCELTA DI ZHANG
E' stata la stagione perfetta. Quasi. Nel senso che per raggiungere la perfezione e transitare direttamente nella leggenda è mancato l'ultimo passo, la vittoria nella finale della Champions League di Istanbul che avrebbe consegnato all'Inter un Tripletino da mettere accanto al Triplete di Moratti e Mourinho. La cavalcata europea della squadra di Inzaghi ha avuto un valore economico e non solo tecnico, come testimoniano i numeri del bilancio chiuso al 30 giugno 2023. C'è ancora una perdita importante (85 milioni di euro), ma su livelli molto inferiori rispetto alle sue stagioni precedenti quando il passivo era stato rispettivamente di 245 e 140 milioni.
Merito del jackpot guadagnato dalla Uefa che ha toccato circa 100 milioni di euro. E merito di un San Siro stabilmente pieno e ricco di incassi record se è vero che mai nella sua storia l'Inter aveva raggiunto gli 80 milioni di ricavi da botteghino. Insomma, una stagione eccezionale sotto tanti punti di vista. Proprio per questo, la lettura del bilancio presenta anche ombre e non solo luci. Intanto il segno meno rimane rilevante, per quanto in discesa rispetto al recente passato: l'equilibrio è ancora lontano e negli ultimi tre anni la società ha bruciato complessivamente 470 milioni di euro, eredità non solo della pandemia con le sue ristrettezze.
La buona notizia è che il fatturato senza considerare il calciomercato e le plusvalenze è stato di 425 milioni, vetta notevole alla quale ha contribuito la sostituzione degli introiti da plusvalenze (nel 2022 c'erano le cessioni pesanti di Lukaku e Hakimi) con quelli generati dai risultati in campo. Che, però, per definizione non sono programmabili. Ecco perché, evitata un'estate di cessioni dolorose ma con la possibilità di fare un mercato sostanzialmente in pareggio, ora la scommessa di Zhang è che Inzaghi sappia ripetere almeno in parte il cammino europeo. Solo così il quadro potrà rimanere 'virtuoso' mentre i costi vengono tagliati: nel 2023 si sono abbassati da 528 a 465 milioni di euro e le sforbiciate dell'ultimo calciomercato sono ulteriormente intervenute.
L'Inter rimane, insomma, un'azienda che fatica a sostenersi con le sue gambe. La colpa è anche del peso degli interessi sulla montagna di debito che grava sul club: circa 50 milioni ogni anno, come acquistare un top player che invece viene bruciato da questioni finanziarie.
E poi c'è l'altro lato della medaglia. La famiglia Zhang ha scelto di supportare l'Inter con tutte le sue forze in questa fase, convinta che la strada per risanarla passi attraverso una competitività che ne aumenti il valore. L'anno scorso la scommessa è stata vinta, ma dalle carte del bilancio emerge anche la necessità di sostenere l'attività con iniezioni di denaro. Zhang ha immesso 86 milioni attraverso la trasformazione in conto capitale di finanziamenti precedenti e altri 51 presi dalla provvista di Oaktree il cui prestito ha scadenza il prossimo 20 maggio. E' quella la data in cui il futuro dell'Inter sarà più chiaro: vendere, come da voci che si rincorrono guardando all'interesse di InvestCorp, oppure rifinanziare il debito col fondo a tassi ancora superiori?
I numeri dell'ultimo bilancio, pur nella loro straordinarietà, spiegano chiaramente come oggi l'Inter sia una sorta di calabrone che vola alto (lo dicono i risultati) ma che si porta dietro una zavorra enorme. Il lavoro di Marotta, Ausilio e Inzaghi è stato eccellente e ha consentito anche il rispetto pieno di tutti i parametri del settlement agreement firmato con la Uefa, ma quanto potrà durare ancora una situazione così?