L'Inter si scopre fragile: ecco cosa ha detto la Supercoppa Italiana
Viaggio nei dubbi e nelle recriminazione della squadra di Inzaghi, sconfitta di rimonta nel derby. Valore delle riserve, mercato, Frattesi e atteggiamento: cosa dovrà cambiare da qui in poi - E' IL MILAN DI CONCEICAO MA IBRA METTE LA FACCIA SULLA VITTORIA
Era già successo contro la Juventus che l'Inter non riuscisse a capitalizzare un doppio vantaggio. Ed era accaduto anche nello sfortunato doppio incontro con l'Atletico Madrid della primavera scorsa, prime due tappe di un viaggio nell'irrazionalità della squadra di Simone Inzaghi. Imperfetta e perfettibile, fragile anche se i campanelli d'allarme suonati a Riyadh non saranno colti e interpretati nella maniera corretta.
Il viaggio di ritorno interista dall'Arabia Saudita è stato un viaggio pieno di dubbi e recriminazioni. Tutto è racchiuso nelle parole di Lautaro Martinez, il capitano: "Sul 2-0 abbiamo smesso di giocare". Perché sia accaduto è un mistero, perché l'evento si sia ripetuto pur in presenza di motivazioni extra date dal giocare una finale contro un avversario che già ti aveva battuto aggiunge al tutto un senso di incomprensibilità.
La realtà è che la serata di Riyadh è filata liscia solo per pochi momenti. L'Inter ha subito il Milan di Conceicao anche prima dell'uno-due a cavallo dell'intervallo che doveva chiudere la contesa; questione di intensità e organizzazione in campo con difficoltà che si sono moltiplicate nel momento dell'uscita per infortunio di Calhanoglu. Nella fattoria di Orwell tutti gli animali erano uguali, ma qualcuno era più uguale degli altri e lo stesso vale per Appiano Gentile. Addossare tutta la colpa ad Asllani, il peggiore della Supercoppa, però è ingeneroso e ingiusto: a mancare sono stati anche i fratelli maggiori, nervosi e incapaci di governare una partita che si era messa in discesa. Era già accaduto a Madrid e contro la Juve e Asllani non c'entrava. E pure nel derby di campionato giocato a settembre e perso per... carenza di approccio.
La sconfitta non cambia molto nella stagione interista ed è probabile che, al contrario, inneschi una reazione positiva. E' già accaduto a settembre dopo il ko contro il Milan (10 vittorie e 2 pareggi in campionato, striscia ancora aperta) e post caduta di Leverkusen (passeggiata all'Olimpico contro la Lazio). Però è un dato di fatto che Inzaghi torni dall'Arabia Saudita con qualche dubbio nella testa. Ad esempio, la necessità di centellinare le fatiche di uomini determinanti e a rischio infortunio come Calhanoglu, De Vrij e Thuram. Oppure la consapevolezza che le seconde linee sono di valore, ma sarà meglio giocarsele inserite in un telaio di titolari piuttosto che ricorrervi in massa.
Il mercato di gennaio non dovrebbe portare nulla ad Appiano. Servirebbe un centrale difensivo vista l'inaffidabilità fisica di Acerbi, ma le strategie complessive sono differenti. Inzaghi dovrà fare con quello che ha e non è poco. Dovrà partire recuperando alla causa Frattesi il cui apporto da spacca-partite è progressivamente scemato; non va dimenticato che il vero colpo del ko prima della rete di Abraham è passato per il suo piede ed è stato sprecato malamente. Non segna dalla fine di ottobre. Troppo per pretendere trattamenti diversi, ma anche perché il riportarlo in condizione mentale al top non sia considerata una priorità da Inzaghi e dal suo staff.