Inter e Napoli, arrivederci a marzo per lo scudetto
Finisce pari il big match di San Siro. Inzaghi rimpiange un rigore sbagliato da Calhanoglu, Conte gode per la solidità della sua squadra. Al ritorno al Maradona ci sarà in palio il tricolore...
La montagna del big match di San Siro ha partorito il topolino di un pareggio e un paio di notizie non banali. La prima è che l'Inter ha chiuso il trittico casalingo contro le super grandi (Milan, Juventus e Napoli) senza vincere e raccogliendo 2 punti contro i 7 dell'anno scorso: non è una sentenza, ma quando il campionato prenderà il tratto in discesa al ritorno saranno tutte trasferte da cui passerà il sogno del bis scudetto.
La seconda riguarda il Napoli. L'operazione pompiere di De Laurentiis alla vigilia non è servita perché i partenopei hanno ammortizzato in fretta lo choc della sconfitta contro l'Atalanta mostrando i muscoli e una prestazione da grande. Conte può sorridere, era atteso al varco di un calendario spaccato in due tra inizio morbido e prosieguo da vertigini e fin qui il raccolto non ha deluso: 4 punti in 3 partite.
Inter e Napoli sono destinate a correre per lo scudetto fino alla fine e lo scontro di San Siro lo ha confermato. Non ci sono state le montagne russe emotive del derby d'Italia e nemmeno il controllo che la squadra di Conte aveva imposto al Milan sullo stesso palcoscenico. E' stato un duello ad armi pari, con predominanza di controllo palla e delle occasioni da parte di Barella e compagni contro una difesa sempre ordinata attorno a Buongiorno. Un muro, al pari di Acerbi che ha azzerato Lukaku prima che Conte lo togliesse per disperazione dopo 75 minuti di nulla.
Certo, nella testa di Inzaghi resterà a lungo la rasoiata spedita da Calhanoglu sul palo quando un intervento sciagurato di Anguissa ha mandato il turco sul dischetto. E' stata la slinding door del match, anche perché passata da un po' l'ora di gioco la fatica cominciava a farsi sentire soprattutto tra i nerazzurri, provati anche dalla battaglia contro l'Arsenal di tre giorni prima.
Alla fine sono rimasti due errori a muovere il tabellino. Quello di piazzamento della difesa interista in occasione del vantaggio di McTominay e lo schiaffetto morbido con cui Meret ha accompagnato in porta scudisciata di Calhangolu che ha ristabilito la parità. Le statistiche dicono più possesso palla Inter (53%), più tiri (13-5 di cui 4-2 in porta) e, per quelli bravi, maggior propensione a creare occasioni (1,51 a 0,59 xGoal). L'immagine rimasta negli occhi, però, è stata quella di un enorme equilibrio tra due giganti del campionato.
A inizio marzo al Maradona il peso dei tre punti sarà certamente maggiore e sarebbe sorprendente non trovare Conte e Inzaghi nel treno di testa di un campionato strepitoso per tasso di combattività. Dal Napoli (26) alla Juventus (24) ci sono sei squadre racchiuse in due lunghezze: una meraviglia da lustrarsi gli occhi, per una volta senza invidiare niente a nessuno.