La resistenza di Zhang
Suning fa sapere di voler restare alla guida dell'Inter non stante difficoltà e voci. La ricetta? Altro debito e una dieta forzata sul mercato che viene raccontata come rinnovamento...
Lo Steven Zhang festate che ha chiuso l'anno celebrando il suo compleanno e tracciando il bilancio del 2022 interista - molte luci e qualche ombra legata alla volata scudetto persa con il Milan - ha lasciato più di qualche perplessità negli osservatori neutrali. Non tanto per l'euforia con cui si è fatto riprendere nell'ormai celebre battuta dei "5 euro", una gag condivisa con il direttore sportivo Piero Ausilio che ha caratterizzato la serata. Nel chiedere ai presenti, scherzosamente, di lasciare un obolo da usare per il mercato il presidente cinese dell'Inter ha voluto chiaramente lanciare un messaggio e cioè che tutte le voci sulle difficoltà economiche, sull'obbligo di vendere e sulla volontà di mettere fine all'avventura italiana di Suning sono speculazioni.
Non una novità nella strategia comunicativa del numero uno, anche se lo scherzo rischia di diventare un boomerang nel momento in cui gli uomini delle trattative dovranno fare i conti con il bilancio e con l'obbligo di seguire la strada dell'austerity. Perché oltre alla orma c'è stata anche la sostanza e le notizie emerse notte interista sono sostanzialmente due: la prima che la famiglia Zhang non lascia ma prova ad allunga e la seconda che i sacrifici sono tutt'altro che finiti.
Nel primo caso la formula lasciata trapelare è quella del tentativo di rifinanziare il debito che la famiglia Zhang ha contratto con il fondo Oaktree e che scade a metà 2024; in pegno ci sono le azioni stesse del club e i tassi di interesse erano alti al momento del primo accordo e non saranno certo a buon mercato in fase di ricontrattazione. Debiti questi che non pesano sulle spalle dell'Inter, ma che la proprietà cinese faccia sapere di voler restare in sella non perché le condizioni economiche e di contesto politico in Cina siano cambiate, ma solo arroccandosi dietro un altro prestito significa per l'Inter la conferma dell'attuale situazione di stallo.
Che in pratica si traduce nella necessità di trovare sul mercato il denaro per finanziare acquisti e parte dell'attività corrente. Che il pasticcio Bremer-Skriniar della scorsa estate avesse semplicemente spostato avanti di qualche mese il sacrificio di questa stagione era chiaro: accadrà entro il 30 giugno e potrebbe essere Dumfries, anche perché nel frattempo Skriniar o avrà rinnovato al rialzo, diventando capitano, oppure sarà partito a parametro zero.
Gli spifferi e i sussurri, però, disegnano uno scenario secondo il qualche i big in partenza sarebbero più numerosi e non si limiterebbero alla manovra iniziale. La giustificazione ufficiosa: avviare il rinnovamento, far posto a giovani talenti dagli ingaggi più contenuti. Tradotto in soldoni: chiudere l'era della squadra messa su con Conte (e grazie alle spese di Suning) e avviare una fase di riposizionamento. Significa ridimensionare? Difficile dire il contrario, anche se il verbo è tabù nelle comunicazioni ufficiali e non. A meno che Marotta e Ausilio (quello cui sono destinati i famosi 5 euro della colletta) non compiano un miracolo.