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(Ansa)
Calcio

Italia, cosa ci lascia la Nations League con finale amaro

Gli azzurri si sono visti sfilare il primo posto (e relativo paracadute sulla strada del Mondiale) in extremis, ma il bicchiere del ct Spalletti rimane mezzo pieno. Possiamo guardare con fiducia al futuro

La sconfitta di San Siro contro la Francia ha parzialmente rovinato il clima di euforia che si era creato intorno alla nazionale di Luciano Spalletti. Le conseguenze pratiche del ko cominceranno ad essere misurate nel sorteggio per i quarti di finale, con gli azzurri costretti a sfidare una grande invece che ha un incrocio più abbordabile, sperando di non dover rimpiangere la doppietta di Rabiot e l’autogol di Vicario più avanti.

Essere arrivati secondi e non primi nel girone di Nations League toglie, infatti, agli azzurri il paracadute in caso di disastrose qualificazioni al mondiale del 2026. In un mondo normale non dovrebbe essere un problema arrivare primi o secondi, ma visto che il recente passato ci ha insegnato a non dare nulla per scontato ce lo saremmo preso volentieri.

In ogni caso la serata di San Siro non deve cancellare quanto di buono è stato fatto nel gruppo della nazionale dopo il fallimento estivo nell’Europeo. L’Italia è tornata squadra, ha un’identità ben definita e talenti in fase di maturazione. Contro la Francia ha patito il centrocampo, campanello d’allarme, ma è anche vero che l’Italia si è condannata a inseguire praticamente da subito in un quadro tattico complesso da gestire.

Un richiamo alla realtà può anche essere una buona notizia: era pericoloso passare dalla depressione l’euforia in quattro mesi senza comprendere come il lavoro da fare sia ancora lungo e in salita. Il bicchiere rimane insomma mezzo pieno, ora tocca a Spalletti valorizzare le lunghe settimane dell’inverno per ripresentare a marzo una nazionale ancora migliorata. Vale per il quadro generale e anche per i dettagli, a partire dai goal su palla inattiva presi in preoccupante sequenza.

L’obiettivo non era e non è la Nations League ma la qualificazione al prossimo Mondiale. Rimane tale anche dopo la parziale delusione di essersi fatti scavalcare per differenza reti dalla Francia. Abbiamo un anno di tempo per mettere al sicuro il nostro passaporto per Stati Uniti, Canada e Messico e costruire la rosa che ci deve riportare al cospetto del mondo. C’è spazio e tempo, basta non sprecarlo.

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Giovanni Capuano