Cinque motivi per non perdersi Italia-Germania di Nations League
Gli azzurri si giocano il pass per la Final Four e anche il posizionamento nel gruppo di qualificazione al Mondiale del 2026. Che è il vero obiettivo di Spalletti, a caccia di conferme sulla rinascita post Europeo
La sosta per far spazio alle nazionali di cui tutti avrebbero fatto a meno, merita questa volta un’attenzione particolare. Vale soprattutto per l’Italia di Luciano Spalletti, chiamata alla doppia sfida contro la Germania nel quarto di finale della Nations League. In palio un pass per la Final Four di giugno e non solo, visto che il meccanismo incrociato tra Fifa e Uefa ha demandato al risultato dell’eliminatoria contro i tedeschi anche la collocazione degli azzurri nelle qualificazioni al Mondiale 2026, che rappresenta il vero obiettivo del ciclo post fallimento Europei di Spalletti.
Anche i sostenitori del partito “che barba, ridateci la volata scudetto” (o pure peggio), insomma, per una volta farebbero bene a concentrarsi sulla nazionale. Non solo per augurarsi che l’idolo di casa propria non si faccia male o venga risparmiato dal ct, ma per fare un discorso un po’ più ampio di sistema. Che l’Italia vada bene conviene a tutti, lo abbiamo imparato sulla nostra pelle nelle due umilianti bocciature prima dei Mondiali del 2018 e 2022 e, in meglio, quando abbiamo festeggiato a Wembley la conquista dell’Europeo contro l’Inghilterra.
In più c’è la storica rivalità con la Germania che non può lasciare insensibile nessuno. Italia-Germania a San Siro, ritorno domenica 23 marzo ore 20,45 a Dortmund, merita di essere seguita con attenzione per almeno cinque motivi. Eccoli:
1 – Tornati con ossa rotte dall’Europeo di Germania (rieccoli i nostri amici tedeschi…), gli azzurri hanno mostrato di essere capaci di rimettersi in piedi. Non era scontato e il gruppetto della Nations League ha regalato la grande gioia della vittoria a Parigi prima che il sacco francese di Milano non rovinasse un po’ un quadro che sembrava perfetto. Nonostante tutto, è tornato il buonumore e sarebbe utile non disperderlo proprio sul più bello, trascinando gli strascichi di un’eventuale eliminazione agli impegni che attendono dopo la nazionale di Spalletti;
2 – Ecco. Cosa c’è in calendario dopo la doppia sfida di marzo? Dipende proprio dal risultato di Italia contro Germania perché, se passiamo, si va alle Final Four e la corsa al Mondiale 2026 inizierà solo a settembre in un gruppo ristretto con Slovacchia, Irlanda del Nord e Lussemburgo. In caso contrario, invece, a giugno si comincia e ci toccano Norvegia, Israele, Estonia e Moldavia. Alla fine di una stagione massacrante, molto più per gli azzurri che per i giocatori di queste potenziali avversarie;
3 – A proposito, nessuno dei due raggruppamenti deve farci perdere il sonno, però sarebbe meglio evitare Haaland e Israele (per quanto battuto due volte su due recentemente) e prenderci la nazionale di Calzona. In ogni caso l’Italia avrà l’obbligo di non fallire, ma immaginare il percorso meno impegnativo come obiettivo non è un peccato.
4 – Chi passa tra Italia e Germania organizza la Final Four di giugno. Direte voi: chi se ne frega! Ci può stare, però sarebbe un piccolo raggio di sole per un sistema calcio – quello italiano – che si è ormai rassegnato a essere marginale in Europa e nel Mondo e che ha bisogno anche di qualche legittimazione organizzativa per restare a galla e continuare a costruire, si spera, le infrastrutture per il futuro.
5 – Last but not least… è pur sempre la Germania. Quella di Rivera allo stadio Atzeca nel ’70, l’urlo di Tardelli a Madrid nell’82, il po-po-po a casa loro nel 2006, Balotelli che mostra i muscoli a Varsavia. Che è pure l’ultima volta che gli azzurri hanno battuto i tedeschi e risale all’ormai lontano 28 giugno 2012. Poi solo sconfitte, compresi i saltelli maledetti intorno al dischetto di Zaza (alzi la mano chi non pensò o disse frasi irriferibili). Insomma, sono loro e lasciargli strada non può mai essere un’opzione. Anche se è solo la Nations League, vuoi mettere il campionato o la Champions, e un minuto dopo il fischio finale si tornerà a pensare ciascuno ai fatti suoi.