Luna di miele finita: l'Italia è tornata una noia per tutti
La triste parabola dalla festa post Euro 2020 alle polemiche per gli impegni di qualificazione al Mondiale 2022. Tra errori, infortuni e con la paura di una nuova beffa
La luna di miele è finita, andate in pace. Nemmeno troppo, visto che la prima adunata della nazionale di Roberto Mancini dopo l'ubriacatura del titolo europeo conquistato a Wembley in casa degli inglesi lascia in eredità scorie che andranno smaltite in fretta. Tra gol sbagliati, risultati che non arrivano, infortuni e partenze dal ritiro di Coverciano, la maglia azzurra è tornata in fretta ad essere una scocciatura per tutti, a partire dai tifosi già sintonizzati più con gli impegni della propria squadra del cuore che con il tentativo dell'Italia di non complicarsi troppo la vita sulla strada del Mondiale di Qatar 2022.
L'effetto-Europeo è durato due mesi ed si è dissolto di fronte all'incalzare di un calendario folle, pensato dalla Fifa e al quale nessuno ha posto rimedio. Giocare tre partite in sei giorni come fanno gli azzurri o, peggio, come sono stati costretti a fare i sudamericani con annessa farsa di una partita sospesa per... Covid causa intervento in campo della polizia, ha messo a dura prova muscoli e pazienza. Mancini, che con i due pareggi contro Bulgaria e Svizzera si è obbligato a non poter sottovalutare nulla da qui in poi, ha vissuto ore sportivamente difficili vedendo la sua rosa perdere uno dopo l'altro alcuni dei giocatori più importanti.
Nulla di sorprendente, visto che a inizio stagione lo sforzo di scendere in campo per tre volte in meno di una settimana non è raccomandato a nessuno. L'effetto, però, è stato immediato. La nazionale che aveva compattato tutti nel mese dell'Europeo è tornata a essere una scocciatura tra una giornata di campionato e l'altra, con veleni e polemiche perché i tifosi si rinfacciano l'un l'altro l'utilizzo o l'assenza come se ci fosse una regia occulta per favorire una o l'altra delle contendenti. La colpa non è di Mancini e nemmeno dei calciatori, in realtà coinvolti nell'esperienza azzurra e ancora gruppo come lo sono stati a luglio. Il problema è di sistema e questa volta ad essersi arrabbiati sono in tanti.
Il fine settimana della ripresa dei campionati - tutti, senza eccezione - dopo la sosta nazionali di settembre sarà uno dei più falsati della storia recente del calcio. Sudamericani costretti a stare fuori perché rientrati a poche ore dalle partite del proprio club, quarantene da interpretare senza certezze, sanzioni Fifa verso chi si è ribellato (molte squadre della Premier League) che in teoria dovrebbero fermare i renitenti ma che difficilmente saranno irrogate. Per non parlare degli infortuni e della stanchezza accumulata tra minuti di gioco e ore in volo: tutto prevedibile senza che nessuno muovesse un dito per evitare lo spettacolo.
Quello che accadrà adesso è fondamentale per capire cosa può succedere poi. Ad esempio, mancassero sanzioni per i club inglesi che non hanno mandato i loro giocatori in zona rossa, come potrebbe la Fifa immaginare a ottobre di obbligare gli altri ad adempiere al loro dovere? E cosa dovrebbero pensare le avversarie nella Champions League ed Europa League difronte a un evidente impar condicio? Il tutto con sullo sfondo il folle progetto della Fifa di raddoppiare la cadenza per il Mondiale facendolo disputare ogni due anni, a spese di chi paga i calciatori con uno stipendio mensile e di tifosi che cominciano a chiedersi che senso abbia moltiplicare gli eventi partorendo il mostro di un calendario che costringe i diretti protagonisti a dover marcare visita.
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