juventus
Ansa
Calcio

Scudetto, la Juventus sfida l'Inter

La crisi del Milan, la discontinuità del Napoli, le romane lontanissime: solo Allegri e la sua difesa ad oltranza all'altezza dei nerazzurri di Inzaghi. E dopo la sosta nazionali arriva lo scontro diretto...

La Juventus è l'incarnazione calcistica del detto secondo cui il calabrone non potrebbe volare, penalizzato dalla forma del suo corpo troppo grande per l'apertura alare, ma siccome non lo sa vola e basta. La squadra di Allegri non potrebbe correre per lo scudetto, limitata in qualità e ampiezza di rosa soprattutto a centrocampo, eppure si sta accreditando come unica rivale dell'Inter e a furia di vincere di corto muso, poggiando su una fase difensiva feroce per applicazione, c'è anche il rischio che si convinca di poter essere protagonista fino in fondo.

La notte di Franchi è stata la sublimazione del concetto. La Fiorentina ha dominato campo e pallone per tutta la partita, tirato in porta 25 volte e creato 18 occasioni da gol. La Juventus l'ha colpita in contropiede alla prima occasione e poi si è appoggiata sulla resistenza stoica, ma ordinata, di Rugani-Bremer-Gatti e quando la linea ha ceduto ci ha pensato Szczesny. Si può vincere anche così, facendo storcere il naso ai puristi e a tanti tifosi bianconeri, ma ottimizzando il raccolto e proiettandosi verso l'appuntamento segnato sul calendario per il prossimo 26 novembre.

Quella sera allo Stadium sbarcherà la corazzata Inter che, al contrario della Vecchia Signora, sembra un inno all'opulenza tecnica e alla costruzione offensiva. Non a caso Inzaghi ha il miglior attacco (27 gol segnati contro i 17 juventini), ma altrettanto non a caso condivide con Allegri la miglior difesa con 6 reti subite. Tutto dice che non possa essere considerato uno scontro scudetto. La classifica, però, suggerisce altro e, dunque, sarà bene abituarsi all'idea che il vero duello tricolore sia questo anche per autocombustione delle avversarie.

Il Milan, ad esempio, è in rottura prolungata. Contro l'Udinese si è sciolto in una partita piatta in quella che doveva essere la giornata favorevole per il calendario. Pioli è uscito sotto i fischi di San Siro, pessimo segnale, scivolando a 6 punti dalla vetta. La sensazione è che, tra infortuni, dubbi di mercato e scelte sbagliate, la fotografia numerica sia l'aspetto meno inquietante della crisi visto che con 27 giornate a disposizione c'è spazio per qualsiasi ripresa. La realtà, però, dice che nell'anno solare 2023 il Milan non è mai stato se stesso, ha vinto la miseria di 19 delle 45 partite giocate (42%) di cui 17 su 34 in campionato (50%).

Tutti guardano a Ibrahimovic quasi come possa essere l'uomo della provvidenza non capendo che così si toglie altra fiducia in Pioli e nel progetto disegnato in estate. Ci sarebbe anche il Napoli, attrezzato come pochi perché pochi possono permettersi di ovviare alla mancanza di Osimhen con uno come Raspadori. Garcia ha ritrovato un po' di risultati (7 punti nelle ultime 3), non la serenità necessaria per spazzare via l'impressione di camminare sempre sul filo.

In ogni caso Juventus-Inter del 26 novembre dirà molto, se non tutto. Anche perché avvicinerà il momento del mercato di gennaio e ai dirigenti bianconeri potrebbe venire la tentazione di cercare fuori quello che manca ad Allegri. Allora potrebbe iniziare una stagione diversa. Per ora è buono il detto sul calabrone e sulla sua inconsapevolezza che lo porta a volare.

TUTTE LE NOTIZIE DI CALCIO SU PANORAMA

I più letti

avatar-icon

Giovanni Capuano